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Esenzione IMU enti non commerciali: la Cassazione decide

Una congregazione religiosa si è vista negare l’esenzione IMU per immobili destinati ad attività socio-sanitarie. La Corte di Cassazione ha analizzato il concetto di attività non commerciale, chiarendo che la riscossione di corrispettivi non meramente simbolici qualifica l’attività come commerciale, anche se in perdita. Tuttavia, la Corte ha cassato la sentenza di secondo grado per l’omesso esame di un documento decisivo, presentato in appello, in cui il Comune sembrava riconoscere parzialmente il diritto all’esenzione, rinviando il caso per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU Enti Non Commerciali: Quando l’Attività è Commerciale?

La questione dell’esenzione IMU per gli enti non commerciali è da sempre al centro di un acceso dibattito giuridico e di un cospicuo contenzioso tributario. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione torna sul tema, offrendo chiarimenti cruciali sui requisiti necessari per beneficiare dell’agevolazione, con particolare riguardo alla natura dell’attività svolta. La decisione analizza il delicato equilibrio tra finalità sociale e modalità economiche di gestione, stabilendo principi importanti per tutti gli enti del Terzo Settore.

I Fatti del Caso

Una congregazione religiosa, che gestiva attività assistenziali e socio-sanitarie, impugnava gli avvisi di accertamento con cui un Comune le negava l’esenzione IMU per gli anni 2012 e 2013. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale respingevano il ricorso dell’ente, ritenendo che non fosse stata fornita la prova della natura non commerciale delle attività svolte negli immobili. In particolare, i giudici di merito sottolineavano come la congregazione ricevesse corrispettivi e rimborsi per le prestazioni erogate, elemento che faceva presumere una gestione di tipo commerciale. L’ente religioso, pertanto, decideva di presentare ricorso per cassazione, basandolo su due motivi principali: l’errata applicazione della normativa sull’esenzione e l’omesso esame di un documento ritenuto decisivo.

L’Analisi della Corte e i Criteri per l’Esenzione IMU Enti Non Commerciali

La Corte di Cassazione ha esaminato i due motivi di ricorso in modo distinto, giungendo a conclusioni differenti. Sul primo motivo, relativo alla violazione di legge, la Corte ha dato torto alla congregazione, confermando l’orientamento consolidato in materia. Sul secondo motivo, di natura processuale, ha invece accolto le ragioni della ricorrente.

Il Principio sulla Natura Commerciale dell’Attività

La Corte ha ribadito un principio fondamentale: per ottenere l’esenzione IMU, non è sufficiente che l’ente non abbia scopo di lucro o che l’attività abbia finalità sociali. È necessario dimostrare che l’attività sia svolta con modalità non commerciali. Il parametro dirimente è la natura del corrispettivo percepito. Se le somme incassate non sono meramente simboliche, l’attività si qualifica come commerciale, a prescindere dal fatto che copra o meno i costi di gestione. In altre parole, anche un’attività in perdita può essere considerata commerciale se i ricavi non sono puramente simbolici. La Corte ha specificato che l’onere di dimostrare la sussistenza di tutti i requisiti, sia soggettivi (natura non commerciale dell’ente) che oggettivi (svolgimento dell’attività con modalità non economiche), grava interamente sul contribuente che richiede l’agevolazione.

L’Omesso Esame di un Fatto Decisivo

Il secondo motivo di ricorso, che ha portato alla cassazione della sentenza, riguardava l’omesso esame di una nota del Comune, depositata solo nel giudizio d’appello. In tale documento, il Comune stesso sembrava riconoscere, in tutto o in parte, la sussistenza dei presupposti per l’esenzione su alcune specifiche unità immobiliari, individuando le attività di ‘cura ed assistenza’ ivi svolte. La Corte d’appello, secondo la Cassazione, aveva erroneamente liquidato tale documento come un mero ‘impegno a procedere in contraddittorio’, senza esaminarne il contenuto sostanziale. Poiché questo documento era potenzialmente decisivo e non era stato disponibile nel giudizio di primo grado (facendo così venir meno l’ostacolo della ‘doppia conforme’), la Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il vizio di omesso esame.

Le motivazioni della decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su una duplice argomentazione. In primo luogo, viene ribadita la rigorosa interpretazione dei requisiti per l’esenzione IMU. La gratuità o la richiesta di un contributo puramente simbolico sono condizioni essenziali per definire un’attività ‘non commerciale’, indipendentemente dall’eventuale deficit economico della gestione. L’assenza di profitto non esclude la commercialità. In secondo luogo, la Corte ha censurato la decisione d’appello per un vizio procedurale. Il giudice di secondo grado ha il dovere di esaminare tutti i fatti e i documenti decisivi introdotti nel processo. La nota del Comune, che conteneva un potenziale riconoscimento del diritto all’esenzione per specifici immobili, costituiva un fatto decisivo che non poteva essere ignorato. L’averlo trascurato ha viziato la sentenza, rendendo necessaria una nuova valutazione nel merito.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha rigettato il primo motivo di ricorso, confermando i criteri per distinguere l’attività commerciale da quella non commerciale ai fini IMU. Tuttavia, ha accolto il secondo motivo, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado in diversa composizione. Quest’ultima dovrà riesaminare la controversia tenendo conto del documento del Comune precedentemente non considerato, valutando se e per quali immobili sussistano effettivamente i presupposti per l’esenzione. La pronuncia sottolinea l’importanza dell’onere probatorio a carico del contribuente e, al contempo, il dovere del giudice di considerare tutti gli elementi fattuali decisivi emersi nel corso del giudizio.

Un’attività socio-sanitaria svolta in perdita può essere considerata commerciale ai fini dell’esenzione IMU?
Sì. Secondo la Corte, un’attività è commerciale quando i corrispettivi percepiti non sono meramente simbolici. La circostanza che l’attività sia in perdita (cioè che i costi non siano coperti dai ricavi) non è rilevante per escluderne la natura commerciale.

Su chi ricade l’onere di dimostrare i requisiti per l’esenzione IMU?
L’onere probatorio ricade interamente sul contribuente. È l’ente che chiede l’esenzione a dover dimostrare concretamente la sussistenza di tutti i requisiti previsti dalla legge, sia quello soggettivo (la natura non commerciale dell’ente) sia quello oggettivo (lo svolgimento dell’attività con modalità non commerciali).

L’omesso esame di un documento può portare alla cassazione di una sentenza d’appello che conferma quella di primo grado (doppia conforme)?
Sì, è possibile se il documento decisivo è stato prodotto per la prima volta nel giudizio d’appello. In questo caso, non si forma una vera e propria ‘doppia conforme’ sul fatto specifico rappresentato dal documento, e la Corte di Cassazione può sindacare l’omesso esame di tale fatto potenzialmente decisivo per la risoluzione della controversia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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