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Esenzione IMU enti non commerciali: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30873/2024, ha negato l’esenzione IMU a un ente non commerciale che gestiva una scuola. La controversia riguardava un immobile parzialmente concesso in uso a un altro ente religioso. Sebbene l’uso indiretto tramite comodato gratuito a un ente collegato sia ora ammesso, la Corte ha stabilito che l’attività didattica era di natura commerciale, poiché le rette pagate dagli utenti coprivano una parte sostanziale dei costi di gestione (dal 62% a oltre l’80%), non potendo quindi essere considerate ‘simboliche’. Di conseguenza, viene a mancare il presupposto fondamentale per l’esenzione IMU enti non commerciali.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU Enti Non Commerciali: Quando la Retta Scolastica Diventa Commerciale

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 30873 del 3 dicembre 2024) ha fornito chiarimenti cruciali sui requisiti per l’esenzione IMU enti non commerciali, in particolare per le attività didattiche. La decisione sottolinea che la natura non lucrativa dell’ente non è sufficiente a garantire il beneficio fiscale se l’attività svolta presenta caratteristiche commerciali, come la percezione di rette non meramente simboliche. Questo principio si applica anche quando l’immobile è parzialmente utilizzato da un altro ente collegato.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento IMU per l’anno 2012, notificato da un Comune a un ente morale che gestiva una scuola materna e un asilo infantile. L’ente riteneva di aver diritto all’esenzione in quanto ente non commerciale. La situazione era complessa perché l’immobile non era utilizzato interamente dall’ente proprietario. Una porzione era stata concessa, tramite un contratto definito ‘locazione’ per una durata di 75 anni a un canone irrisorio di 6,50 euro annui, a un altro istituto religioso per la gestione di un asilo nido e come residenza delle suore.

La Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione all’ente, riqualificando il contratto come comodato (prestito gratuito) e ritenendo che l’uso indiretto non ostacolasse l’esenzione, data la comunanza di scopi non lucrativi tra i due enti. Il Comune, non condividendo tale interpretazione, ha presentato ricorso in Cassazione.

La Questione dell’Uso Indiretto e la Qualificazione del Contratto

Uno dei punti centrali del ricorso del Comune riguardava la qualificazione del contratto. Secondo l’ente locale, si trattava di una locazione, e l’uso indiretto dell’immobile escludeva di per sé l’esenzione. La Cassazione, tuttavia, ha ritenuto inammissibile questa censura, confermando che il giudice di merito ha il potere di andare oltre il nomen iuris (il nome dato dalle parti al contratto) e di qualificarlo secondo la sua reale natura. La durata eccezionalmente lunga (75 anni) e il canone palesemente irrisorio sono stati considerati elementi sufficienti per configurare un comodato gratuito, anziché una locazione.

Inoltre, la Corte ha tenuto conto di uno ius superveniens (una nuova legge interpretativa), che ha chiarito retroattivamente come l’esenzione IMU spetti anche quando l’immobile è concesso in comodato a un altro ente non commerciale, a condizione che esista un collegamento funzionale o strutturale tra i due soggetti e che l’attività svolta sia tra quelle meritevoli di tutela. Su questo punto, quindi, la posizione dell’ente non profit avrebbe potuto trovare conferma.

Esenzione IMU Enti Non Commerciali: Il Criterio Decisivo della ‘Non Commercialità’

Il vero nodo della questione, che ha portato alla decisione finale, è stato il requisito della ‘non commercialità’ dell’attività svolta. L’esenzione IMU enti non commerciali è subordinata non solo alla natura dell’ente, ma anche al fatto che l’attività esercitata nell’immobile sia svolta con modalità non commerciali.

La Corte ha accolto il motivo di ricorso del Comune su questo specifico punto. Analizzando i dati economici, è emerso che:
– Per l’asilo nido, le rette mensili (360 euro) coprivano la quasi totalità dei costi del servizio.
– Per la scuola materna, le rette mensili (185 euro) coprivano circa il 62% dei costi, a cui si aggiungevano contributi pubblici per un ulteriore 19%.

Secondo la giurisprudenza, un corrispettivo è ‘simbolico’ solo quando copre una frazione esigua, minima e marginale dei costi. Nel caso di specie, le rette pagate dagli utenti rappresentavano un contributo sostanziale, creando un legame diretto tra il servizio offerto e il pagamento ricevuto. Tale assetto, secondo la Corte, qualifica l’attività come economica e commerciale, anche se l’ente non persegue un fine di lucro. La semplice assenza di profitto o una gestione in perdita non è sufficiente per escludere la natura commerciale dell’attività.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha motivato la sua decisione cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un nuovo esame. Il ragionamento si fonda sulla distinzione tra la natura giuridica dell’ente (non profit) e la natura dell’attività svolta (commerciale). Per beneficiare dell’esenzione, entrambi i requisiti devono essere soddisfatti: l’ente deve essere non commerciale e l’attività svolta nell’immobile deve essere anch’essa non commerciale. La Cassazione ha chiarito che, per valutare la commercialità, è determinante verificare se i corrispettivi richiesti agli utenti siano meramente simbolici o se, al contrario, costituiscano una controprestazione economica significativa per il servizio ricevuto. Nel caso esaminato, le rette coprivano una porzione così rilevante dei costi (dal 62% a quasi il 100%) da escludere la loro natura simbolica. Di conseguenza, l’attività didattica è stata ritenuta commerciale, facendo venire meno il presupposto per l’applicazione dell’esenzione IMU, a prescindere dalla qualifica non profit dell’ente proprietario.

Conclusioni

L’ordinanza stabilisce un principio fondamentale per tutti gli enti del terzo settore: per ottenere l’esenzione IMU enti non commerciali, non basta la propria qualifica soggettiva. È indispensabile che l’attività concretamente svolta nell’immobile non abbia carattere economico. La percezione di rette o corrispettivi che coprono una porzione significativa dei costi del servizio è un indicatore decisivo della commercialità, che preclude l’accesso al beneficio fiscale. Questa decisione impone agli enti un’attenta valutazione delle proprie modalità di finanziamento per non incorrere in accertamenti fiscali.

Un ente non profit che concede in comodato gratuito un immobile a un altro ente non profit ha diritto all’esenzione IMU?
Sì, in linea di principio ha diritto all’esenzione, a condizione che sussista un collegamento funzionale o strutturale tra i due enti e che l’attività svolta nell’immobile dal comodatario rientri tra quelle istituzionali previste dalla legge e sia svolta con modalità non commerciali.

Quando un’attività didattica svolta da un ente non profit è considerata ‘commerciale’ ai fini IMU?
Un’attività didattica è considerata commerciale quando i corrispettivi (le rette) versati dagli utenti non sono meramente simbolici, ma coprono una parte sostanziale dei costi effettivi del servizio. Nel caso di specie, una copertura dei costi pari al 62% e oltre è stata ritenuta sufficiente per qualificare l’attività come commerciale, escludendo l’esenzione.

La qualificazione di un contratto come ‘locazione’ data dalle parti è vincolante per il giudice?
No, il giudice non è vincolato dal nome che le parti hanno dato al contratto (nomen iuris). Può invece analizzare il contenuto effettivo dell’accordo, come la durata e l’entità del corrispettivo, per stabilirne la vera natura giuridica. Un canone irrisorio e una durata molto lunga possono giustificare la riqualificazione di una locazione in un comodato (prestito gratuito).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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