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Esenzione IMU enti non commerciali: la Cassazione

Una fondazione che gestisce attività assistenziali per anziani si è vista negare l’esenzione IMU. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 6095/2024, ha confermato la decisione, ribadendo che per ottenere l’esenzione IMU enti non commerciali non basta la natura non profit del soggetto. È necessario dimostrare che l’attività sia svolta con modalità non commerciali, ossia gratuitamente o dietro un corrispettivo simbolico, prova che nel caso di specie non è stata fornita.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU enti non commerciali: la Cassazione stabilisce i requisiti

L’esenzione IMU enti non commerciali è un tema di grande interesse per il terzo settore, ma i suoi confini applicativi sono spesso oggetto di contenzioso. Con la recente ordinanza n. 6095 del 2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sui rigidi presupposti necessari per beneficiare di questa agevolazione fiscale, sottolineando come la natura non profit di un ente non sia, di per sé, sufficiente a garantirla. La decisione ribadisce un principio fondamentale: è cruciale dimostrare che l’attività svolta nell’immobile abbia modalità operative effettivamente non commerciali.

I Fatti del Caso: La pretesa di un ente assistenziale

Una Fondazione ONLUS, attiva nell’assistenza ad anziani disagiati, ha impugnato un avviso di accertamento per l’IMU relativa all’anno 2012, emesso dal Comune di competenza. L’ente sosteneva di avere diritto all’esenzione prevista per gli immobili utilizzati da enti non commerciali per lo svolgimento di attività con finalità sociali, come quella assistenziale.

La Commissione Tributaria Regionale, tuttavia, aveva respinto l’appello della Fondazione. Secondo i giudici di merito, l’ente si era limitato ad affermare di svolgere attività assistenziale, senza però fornire la prova decisiva: dimostrare che tale attività fosse condotta con “modalità non commerciali”. Insoddisfatta della decisione, la Fondazione ha presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’esenzione IMU enti non commerciali

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della Fondazione, confermando integralmente la decisione dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno colto l’occasione per riepilogare il consolidato orientamento giurisprudenziale in materia di esenzione IMU enti non commerciali.

La Corte ha specificato che l’esenzione è una norma di agevolazione fiscale e, come tale, deve essere interpretata in modo restrittivo, senza possibilità di applicazione analogica o estensiva. Per poterne beneficiare, devono concorrere due requisiti fondamentali:

1. Requisito Soggettivo: la natura non commerciale dell’ente proprietario dell’immobile.
2. Requisito Oggettivo: lo svolgimento esclusivo nell’immobile di una delle attività meritevoli previste dalla legge (assistenziali, sanitarie, didattiche, ecc.) con modalità che devono essere, a loro volta, non commerciali.

Il punto focale della controversia, e della decisione della Corte, risiede proprio nella definizione di “modalità non commerciali”.

Le Motivazioni: la prova della non commercialità

La Cassazione ha chiarito che un’attività, anche se svolta da un ente senza scopo di lucro e con finalità sociali, non può essere considerata “non commerciale” ai fini dell’esenzione se entra in concorrenza con operatori di mercato. La “commercialità” dell’attività non è esclusa dalla semplice assenza di profitto, ma dalle modalità concrete con cui il servizio viene erogato.

Per escludere la natura commerciale, l’attività deve essere svolta:
* A titolo gratuito; oppure
* Dietro versamento di un corrispettivo meramente simbolico, ovvero una somma che non copre neanche lontanamente i costi del servizio.

Se l’ente richiede rette o corrispettivi che, seppur calmierati, sono finalizzati a coprire i costi di gestione e a remunerare i fattori produttivi, l’attività si configura come economica e, di conseguenza, commerciale. In questo scenario, concedere l’esenzione fiscale costituirebbe un aiuto di Stato incompatibile con il diritto dell’Unione Europea, in quanto altererebbe la libera concorrenza.

La Corte ha inoltre ribadito un principio processuale cruciale: l’onere della prova grava sul contribuente. È l’ente che invoca l’esenzione a dover dimostrare in giudizio non solo la natura dell’attività svolta, ma anche e soprattutto le concrete modalità non commerciali con cui essa viene esercitata. Nel caso di specie, la Fondazione non è riuscita a fornire questa prova, determinando così il rigetto del suo ricorso.

Conclusioni: cosa significa questa sentenza per gli enti del terzo settore

L’ordinanza 6095/2024 non introduce nuovi principi, ma consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso. Per gli enti non profit e del terzo settore, il messaggio è chiaro: per ottenere l’esenzione IMU non è sufficiente richiamare lo statuto o la finalità sociale dell’organizzazione. È indispensabile essere in grado di documentare e provare in modo inequivocabile che i servizi per i quali si chiede l’agevolazione sono resi gratuitamente o a condizioni economiche tali da non potersi configurare come un’offerta sul mercato. Questa pronuncia serve da monito per una gestione contabile e documentale attenta, che possa sostenere validamente, in caso di contenzioso, la sussistenza di tutti i requisiti previsti dalla legge.

È sufficiente essere un ente non profit per ottenere l’esenzione IMU?
No, non è sufficiente. Oltre al requisito soggettivo (natura non commerciale dell’ente), è necessario soddisfare un requisito oggettivo: l’attività svolta nell’immobile deve essere tra quelle previste dalla legge e deve essere esercitata con modalità non commerciali.

Un’attività assistenziale svolta da un ente non profit è sempre considerata ‘non commerciale’ ai fini dell’esenzione IMU?
No. L’attività è considerata ‘non commerciale’ solo se svolta gratuitamente o dietro versamento di un corrispettivo simbolico, che non copre i costi del servizio. Se vengono richieste rette che coprono i costi, l’attività è considerata commerciale ai fini fiscali, anche se non c’è scopo di lucro.

Su chi ricade l’onere di dimostrare i requisiti per l’esenzione IMU?
L’onere della prova ricade interamente sul contribuente. È l’ente che richiede l’esenzione a dover dimostrare in giudizio, con prove concrete, sia la natura dell’attività svolta sia, soprattutto, che le modalità di svolgimento sono non commerciali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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