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Esenzione IMU enti non commerciali: il caso del fondo

Un fondo di previdenza ha impugnato un avviso di accertamento IMU, sostenendo di avere diritto all’esenzione IMU enti non commerciali. La Cassazione ha respinto il ricorso. La decisione si fonda su una duplice motivazione del giudice di merito: la natura dell’attività del fondo e, soprattutto, l’assenza nello statuto dei requisiti di non-commercialità previsti dalla legge (divieto di distribuzione utili, devoluzione patrimonio). Poiché il fondo non ha impugnato questa seconda ragione, il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU enti non commerciali: quando lo statuto è decisivo

L’esenzione IMU per enti non commerciali è un tema di grande rilevanza che spesso genera contenziosi tra contribuenti e amministrazioni comunali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per beneficiare dell’agevolazione non basta svolgere un’attività meritevole, ma è indispensabile che lo statuto dell’ente contenga specifiche clausole che ne attestino la natura non commerciale. Vediamo nel dettaglio il caso e le motivazioni della Suprema Corte.

I fatti del caso

Un fondo nazionale di previdenza di categoria impugnava un avviso di accertamento con cui un grande Comune italiano richiedeva il pagamento di una maggiore IMU per l’annualità 2013. Il fondo sosteneva di aver diritto all’esenzione prevista per gli enti non commerciali, in quanto svolgeva attività previdenziale, rientrante tra quelle meritevoli di tutela e di esenzione secondo la normativa di riferimento (art. 7, comma 1, lett. i del D.Lgs. 504/1992).

Sia il tribunale di primo grado che la corte d’appello respingevano le ragioni del contribuente. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando di fatto la pretesa impositiva del Comune. La decisione si fonda su un’argomentazione processuale cruciale, legata al principio della “duplice ratio decidendi”.

Le motivazioni e il principio della doppia ragione

La corte d’appello aveva basato la sua decisione su due distinte e autonome ragioni, ciascuna di per sé sufficiente a negare l’esenzione:

1. Natura dell’attività: La corte territoriale aveva ritenuto che l’attività previdenziale svolta dal fondo, basata su un sistema di “capitalizzazione”, fosse ontologicamente diversa dalla previdenza obbligatoria basata sulla “ripartizione” e, pertanto, non potesse qualificarsi come attività diretta all’esercizio di previdenza obbligatoria ai fini dell’esenzione.

2. Requisiti statutari: La corte aveva evidenziato che lo statuto del fondo mancava di requisiti formali indispensabili, previsti dalla normativa di settore (D.M. 200/2012), per qualificare un’attività come svolta con “modalità non commerciali”. In particolare, non era previsto il divieto di distribuire, anche indirettamente, utili o avanzi di gestione, né l’obbligo di devolvere il patrimonio dell’ente, in caso di scioglimento, a un’altra organizzazione con finalità analoghe.

Il fondo ricorrente, nel suo ricorso per cassazione, ha contestato la prima motivazione, argomentando sulla natura della sua attività previdenziale, ma ha completamente omesso di censurare la seconda, quella relativa alla carenza dei requisiti statutari.

La Cassazione ha applicato il consolidato principio secondo cui, quando una sentenza si fonda su più ragioni autonome, il ricorrente ha l’onere di impugnarle tutte. Se anche una sola di queste ragioni non viene contestata, essa rimane valida e sufficiente a sorreggere la decisione, rendendo inutile l’esame delle altre censure e, di conseguenza, inammissibile l’intero ricorso per difetto di interesse. Poiché la motivazione sui requisiti statutari non è stata impugnata, essa è passata in giudicato, blindando la sentenza di appello.

I requisiti essenziali per l’esenzione IMU per gli enti non commerciali

La vicenda offre lo spunto per ricordare le condizioni necessarie per ottenere l’esenzione IMU per gli enti non commerciali:

* Requisito soggettivo: L’immobile deve essere posseduto da un ente non commerciale, come definito dal TUIR (art. 73, comma 1, lett. c).
* Requisito oggettivo: L’immobile deve essere utilizzato esclusivamente per lo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive, con modalità non commerciali.

La normativa di attuazione ha chiarito che le “modalità non commerciali” implicano l’assenza dello scopo di lucro e il rispetto di precisi requisiti statutari, tra cui il divieto di distribuzione degli utili e l’obbligo di devoluzione del patrimonio.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per tutti gli enti del terzo settore e, più in generale, per gli enti che aspirano a beneficiare di agevolazioni fiscali. Non è sufficiente svolgere de facto un’attività meritevole; è indispensabile che la struttura formale dell’ente, a partire dal suo atto costitutivo e statuto, sia pienamente conforme alle prescrizioni normative. L’assenza di clausole specifiche, considerate essenziali dal legislatore per definire la natura non commerciale, può precludere l’accesso a benefici fiscali come l’esenzione IMU, con conseguenze economiche significative. La cura degli aspetti formali e statutari si rivela, quindi, tanto cruciale quanto la gestione dell’attività istituzionale.

Un ente di previdenza ha automaticamente diritto all’esenzione IMU?
No. Secondo l’ordinanza, l’ente deve dimostrare di possedere sia i requisiti soggettivi (essere un ente non commerciale) che oggettivi (l’immobile è utilizzato esclusivamente per attività istituzionali svolte con modalità non commerciali). In particolare, il suo statuto deve contenere clausole specifiche che ne attestino la natura non lucrativa, come il divieto di distribuzione degli utili e l’obbligo di devoluzione del patrimonio in caso di scioglimento.

Quali sono i requisiti statutari fondamentali per ottenere l’esenzione IMU come ente non commerciale?
La sentenza evidenzia che, secondo la normativa di riferimento, lo statuto deve prevedere esplicitamente il divieto di distribuire, anche in modo indiretto, utili, avanzi di gestione, fondi o riserve. Inoltre, deve essere presente l’obbligo di devolvere il patrimonio dell’ente, in caso di scioglimento, a un altro ente non commerciale con finalità analoghe o a fini di pubblica utilità.

Cosa succede se una sentenza si basa su più motivazioni e l’appellante ne contesta solo una?
Se una sentenza si fonda su più ragioni autonome, ciascuna delle quali è di per sé sufficiente a sorreggere la decisione, il ricorso in cassazione deve contestarle tutte. Se anche una sola ragione non viene impugnata, questa diventa definitiva e sufficiente a mantenere valida la sentenza, rendendo l’intero ricorso inammissibile per difetto di interesse.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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