LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Esenzione IMU enti ecclesiastici: retta bassa basta?

Un istituto religioso ha richiesto l’esenzione IMU-Tasi per la sua scuola paritaria, sostenendo che la bassa retta rendesse l’attività non commerciale. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti. La Corte ha stabilito che l’esenzione IMU per gli enti ecclesiastici non è automatica in presenza di una retta bassa. L’onere di dimostrare la natura non commerciale dell’attività spetta interamente al contribuente, che nel caso di specie non ha fornito prove sufficienti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU Enti Ecclesiastici: Quando la Retta Scolastica Non è “Simbolica”

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema di grande interesse per il terzo settore: l’esenzione IMU enti ecclesiastici. Il caso riguarda un istituto religioso che gestisce una scuola paritaria e si è visto negare l’esenzione fiscale. La decisione chiarisce in modo netto che una retta di importo contenuto non è di per sé sufficiente a qualificare l’attività come non commerciale e, di conseguenza, a garantire il beneficio fiscale.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Esenzione Fiscale

La vicenda ha origine da un avviso di accertamento per IMU-Tasi relativo all’anno 2014, notificato da un Comune a un istituto religioso proprietario di un immobile adibito a scuola paritaria. L’ente ha impugnato l’atto, sostenendo di avere diritto all’esenzione prevista per gli immobili utilizzati per attività non commerciali. A sostegno della propria tesi, l’istituto ha evidenziato che la retta mensile richiesta alle famiglie, pari a 100 euro, era notevolmente inferiore al costo medio per studente sostenuto dallo Stato e quindi da considerarsi puramente simbolica.

Tuttavia, sia la commissione tributaria di primo grado sia quella di secondo grado hanno respinto le ragioni del contribuente, confermando la legittimità della pretesa fiscale del Comune. L’ente ha quindi deciso di presentare ricorso in Cassazione.

L’Analisi della Cassazione sull’esenzione IMU enti ecclesiastici

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, rigettandolo e condannando l’istituto al pagamento delle spese processuali. L’analisi dei giudici si è concentrata su tre motivi di ricorso presentati dall’ente, smontandoli uno per uno.

Motivo 1: La Retta Bassa non Significa Esenzione Automatica

Il primo motivo di ricorso si basava sulla presunta violazione di legge per il mancato riconoscimento della natura simbolica della retta. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: la circostanza che il corrispettivo richiesto sia inferiore ai parametri di mercato o a quelli definiti dal MIUR non comporta automaticamente il diritto all’esenzione. La valutazione sulla natura commerciale o meno dell’attività è una questione di merito che spetta ai giudici dei gradi inferiori. In questo caso, i giudici avevano adeguatamente motivato la loro decisione nel considerare la retta di 100 euro mensili come un corrispettivo non “meramente simbolico”, configurando quindi un’attività commerciale.

Motivo 2: L’Inammissibilità del Motivo sulla Valutazione delle Prove

Il secondo motivo, con cui l’ente lamentava un’illogica e carente valutazione delle prove sulla natura economica dell’attività, è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha applicato il principio della “doppia conforme di merito”. Poiché sia la sentenza di primo grado sia quella d’appello erano giunte alla stessa conclusione sui fatti, al ricorrente era preclusa la possibilità di contestare nuovamente la valutazione fattuale in sede di legittimità.

Motivo 3: L’Onere della Prova grava sul Contribuente

Il terzo e più importante motivo riguardava l’onere della prova. La Cassazione ha riaffermato con forza che, in materia di agevolazioni fiscali, l’onere di dimostrare la sussistenza dei requisiti per beneficiarne spetta interamente al contribuente. Non è l’amministrazione finanziaria a dover provare l’assenza dei presupposti per l’esenzione, ma è l’ente a dover fornire la prova positiva della loro esistenza. Nel caso specifico, l’istituto religioso non era riuscito a dimostrare in modo inequivocabile la natura non commerciale della sua attività didattica.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Corte si fonda su pilastri giuridici solidi e costanti nella giurisprudenza tributaria. In primo luogo, la distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità: la Cassazione non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei giudici di primo e secondo grado, se questa è logicamente motivata. La qualificazione di una retta come “simbolica” o meno rientra in tale valutazione di merito. In secondo luogo, il principio fondamentale dell’onere della prova: chi richiede un beneficio, come l’esenzione IMU enti ecclesiastici, deve farsi carico di provare di averne diritto. L’assenza di tale prova determina inevitabilmente il rigetto della richiesta.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per gli Enti del Terzo Settore

Questa ordinanza rappresenta un monito importante per tutti gli enti ecclesiastici e del terzo settore che svolgono attività potenzialmente commerciali. Per ottenere l’esenzione IMU, non è sufficiente applicare tariffe o rette contenute. È indispensabile essere in grado di documentare e provare in modo rigoroso e inequivocabile la natura non commerciale dell’attività svolta, dimostrando che essa non è volta a generare profitto ma a perseguire finalità sociali e solidaristiche. La sola affermazione di praticare prezzi bassi, senza ulteriori e concrete prove, non basterà a superare il vaglio dei giudici tributari.

Un ente ecclesiastico che gestisce una scuola ha automaticamente diritto all’esenzione IMU se la retta è bassa?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una retta bassa, anche se inferiore ai costi medi statali, non garantisce automaticamente l’esenzione. I giudici devono valutare caso per caso se la retta sia “meramente simbolica” o se configuri un’attività di natura commerciale.

Chi deve provare che un’attività è non commerciale per ottenere l’esenzione IMU?
L’onere della prova grava interamente sul contribuente. È l’ente che chiede l’esenzione a dover dimostrare, con prove concrete, la sussistenza di tutti i requisiti previsti dalla legge, inclusa la natura non commerciale dell’attività svolta nell’immobile.

Cosa significa “doppia conforme di merito” in un ricorso per cassazione?
Significa che la sentenza di primo grado e quella d’appello sono giunte alla stessa conclusione sui fatti della causa. In questa situazione, il ricorso in Cassazione per vizi di motivazione o errata valutazione dei fatti è inammissibile, poiché la Cassazione non può riesaminare il merito della controversia, ma solo la corretta applicazione del diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati