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Esenzione IMU enti ecclesiastici: il no della Cassazione

La Cassazione nega l’esenzione IMU a un ente ecclesiastico per una scuola, perché le rette, seppur inferiori alla media, non erano simboliche. L’attività è stata ritenuta commerciale, escludendo il beneficio fiscale. Irrilevante la gestione in perdita e il giudicato di anni precedenti.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU Enti Ecclesiastici: Quando la Retta Scolastica è “Troppo Alta”

L’esenzione IMU per gli enti ecclesiastici che svolgono attività didattica è un tema di grande attualità, che interseca diritto tributario e principi del terzo settore. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i paletti stringenti per accedere a questo beneficio fiscale, chiarendo che la natura non commerciale dell’attività non può essere presunta, ma va provata rigorosamente. Vediamo nel dettaglio la decisione e i principi affermati.

I Fatti del Caso: Una Scuola Paritaria e la Richiesta di Esenzione IMU

Un ente ecclesiastico, proprietario di un complesso immobiliare adibito a scuola (dall’infanzia ai licei), si è visto recapitare un avviso di accertamento da parte del Comune per il mancato pagamento dell’IMU relativa all’anno 2014. L’ente sosteneva di aver diritto all’esenzione, in quanto ente non commerciale che svolgeva un’attività didattica di rilevanza sociale.

I giudici di primo e secondo grado, tuttavia, avevano respinto questa tesi. La Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado, in particolare, aveva stabilito che l’attività scolastica era di fatto condotta con modalità imprenditoriali. Il motivo? Le rette pagate dalle famiglie, pur non essendo esorbitanti, non potevano essere considerate “simboliche”. A questo si aggiungeva un volume d’affari significativo e la percezione di contributi statali. L’ente ha quindi proposto ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali: la violazione di un precedente giudicato favorevole, l’errata valutazione delle prove e il travisamento dei dati di bilancio.

La Decisione della Corte: Niente Esenzione IMU per l’Ente Ecclesiastico

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso dell’ente, confermando la decisione dei giudici di merito. Secondo gli Ermellini, l’attività scolastica svolta dall’ente religioso aveva tutte le caratteristiche di un’attività commerciale, precludendo così l’accesso all’agevolazione fiscale sull’immobile.

La Corte ha colto l’occasione per ribadire e consolidare i principi che regolano l’esenzione IMU per gli enti ecclesiastici e, più in generale, per gli enti non commerciali.

Le Motivazioni della Cassazione sull’Esenzione IMU

La decisione della Suprema Corte si fonda su argomentazioni giuridiche precise, che chiariscono i requisiti per ottenere l’esenzione e l’onere probatorio a carico del contribuente.

Il Concetto di Corrispettivo “Simbolico”

Il punto centrale della questione è la natura del corrispettivo richiesto per il servizio. La legge prevede l’esenzione se l’attività è svolta senza fini di lucro. Nel caso delle scuole, questo si traduce nella gratuità del servizio o nella richiesta di un corrispettivo puramente simbolico. La Cassazione ha specificato che “simbolico” non significa semplicemente “inferiore alla media di mercato”. Un corrispettivo simbolico è un importo talmente irrisorio e marginale da non avere alcun rapporto sinallagmatico con la prestazione fornita. In pratica, deve essere così basso da rendere il servizio più simile a un’erogazione gratuita che a una vendita. Nel caso di specie, una retta media mensile di quasi 3.000 euro, secondo i calcoli del giudice di merito, è stata ritenuta tutt’altro che simbolica.

L’Irrilevanza della Gestione in Perdita

L’ente ricorrente aveva sostenuto che il proprio bilancio, in perdita, fosse la prova della natura non commerciale dell’attività. La Cassazione ha respinto con forza questo argomento. Il risultato economico finale (utile o perdita) è irrilevante per qualificare la natura dell’attività. Un’impresa può essere gestita male e chiudere in perdita, ma non per questo cessa di essere un’impresa. Ciò che conta è il modo in cui l’attività è strutturata e offerta al pubblico: se avviene tramite la vendita di servizi a un prezzo non simbolico, l’attività è commerciale, a prescindere dal risultato di bilancio.

I Limiti del Giudicato Tributario

L’ente ecclesiastico aveva invocato precedenti sentenze favorevoli, sostenendo che avessero creato un “giudicato” sulla natura non commerciale della sua attività. Anche questo motivo è stato respinto. La Corte ha ricordato che, in materia tributaria, la sentenza vale solo per l’annualità d’imposta specifica oggetto del giudizio. Le condizioni di fatto e di diritto possono cambiare di anno in anno, quindi un giudicato favorevole per un’annualità precedente non si estende automaticamente a quelle successive. Spetta al contribuente dimostrare, anno per anno, la sussistenza dei requisiti per l’esenzione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per gli Enti del Terzo Settore

L’ordinanza in commento rappresenta un’importante conferma dei rigidi criteri per l’accesso all’esenzione IMU per gli enti ecclesiastici e non commerciali. La decisione sottolinea che l’onere della prova grava interamente sul contribuente, che deve dimostrare non solo la propria natura soggettiva (ente non commerciale) ma anche il requisito oggettivo, ovvero lo svolgimento dell’attività con modalità non commerciali. Per le attività didattiche, questo si traduce nella necessità di provare che le rette richieste sono meramente simboliche, un requisito interpretato in modo molto restrittivo dalla giurisprudenza. La semplice finalità sociale o il fatto di operare in perdita non sono elementi sufficienti per ottenere il beneficio fiscale.

Un ente ecclesiastico che gestisce una scuola ha sempre diritto all’esenzione IMU?
No. L’esenzione è concessa solo se l’attività didattica è svolta con modalità non commerciali, ovvero gratuitamente o a fronte di un corrispettivo puramente simbolico. L’onere di provare tali condizioni spetta all’ente stesso.

Cosa si intende per retta “simbolica” ai fini dell’esenzione IMU?
Secondo la Corte di Cassazione, una retta simbolica è un importo talmente irrisorio, marginale e residuale da non poter essere messo in relazione con il servizio reso. Deve essere un corrispettivo meramente formale, che rende la prestazione più vicina a un’erogazione gratuita che a un servizio a pagamento. Non è sufficiente che la retta sia inferiore alla media di mercato.

Se una scuola gestita da un ente religioso è in perdita, questo dimostra la sua natura non commerciale e dà diritto all’esenzione IMU?
No. La Corte ha chiarito che il risultato di gestione (utile o perdita) è irrilevante. Un’attività è considerata commerciale se i servizi sono offerti al pubblico in cambio di un corrispettivo non simbolico, indipendentemente dal fatto che la gestione sia efficiente e produca utili o sia inefficiente e generi perdite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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