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Esenzione IMU culto: onere della prova e dichiarazione

La Corte di Cassazione ha stabilito che per beneficiare dell’esenzione IMU culto, il contribuente deve non solo presentare una specifica dichiarazione al Comune, ma anche fornire la prova rigorosa dell’uso esclusivo dell’immobile per attività di culto. La sentenza impugnata è stata annullata perché il giudice di merito aveva omesso di valutare questi presupposti, basandosi su una motivazione meramente apparente.

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Pubblicato il 9 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU Culto: la Cassazione Chiarisce Onere della Prova e Obbligo di Dichiarazione

L’esenzione IMU culto per gli immobili destinati a tale scopo è un tema di grande rilevanza per gli enti religiosi e le amministrazioni comunali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sui requisiti necessari per beneficiare di tale agevolazione, sottolineando due aspetti fondamentali: l’obbligo di presentare una specifica dichiarazione e l’onere della prova a carico del contribuente. Analizziamo insieme la vicenda e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: un Accertamento IMU Conteso

La controversia nasce dall’impugnazione di un avviso di accertamento IMU per l’anno 2013, emesso da un Comune toscano nei confronti di un’organizzazione religiosa. L’accertamento riguardava un immobile che, sebbene utilizzato per attività di culto, risultava accatastato nella categoria C2 (magazzini e locali di deposito).

Inizialmente, la Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione all’ente religioso, annullando l’avviso di accertamento. Secondo i giudici regionali, la documentazione prodotta dall’ente forniva una “prova inoppugnabile” dell’uso esclusivo dell’immobile per il culto, sufficiente a giustificare l’esenzione. Il Comune, non condividendo questa decisione, ha proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Cassazione sull’Esenzione IMU per il Culto

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Comune, cassando la sentenza regionale con rinvio. La Suprema Corte ha ritenuto che la decisione dei giudici di merito fosse viziata sotto diversi profili, in particolare per non aver correttamente valutato i presupposti normativi per l’applicazione dell’esenzione IMU culto.

L’Obbligo di Presentare la Dichiarazione

Un punto centrale della decisione è la necessità, per il contribuente, di presentare una specifica dichiarazione al Comune per poter beneficiare dell’esenzione. Questo obbligo assume un’importanza ancora maggiore quando, come nel caso di specie, l’immobile non è accatastato in una categoria che ne suggerisca l’uso per il culto. La classificazione catastale C2, infatti, non permetteva di presumere la destinazione dell’immobile. La Corte ha chiarito che, senza tale dichiarazione, manca un presupposto normativo fondamentale per il riconoscimento dell’agevolazione.

L’Onere della Prova a Carico del Contribuente

Il secondo principio ribadito dalla Cassazione riguarda l’onere della prova. Contrariamente a quanto implicitamente sostenuto dalla Commissione Tributaria Regionale, non spetta al Comune dimostrare che l’immobile non è utilizzato per il culto. Al contrario, è il contribuente che invoca l’esenzione IMU culto a dover provare in modo rigoroso che sussistono tutte le condizioni richieste dalla legge, prima fra tutte l’uso esclusivo dell’immobile per attività non commerciali.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha censurato la sentenza impugnata per “motivazione meramente apparente”. I giudici regionali si erano limitati ad affermare che la documentazione prodotta era “inoppugnabile”, senza però specificare quali fossero tali prove, come fossero state valutate e perché fossero state ritenute decisive, soprattutto a fronte delle contestazioni sollevate dal Comune. Questa carenza nell’argomentazione non permette di comprendere il percorso logico-giuridico seguito dal giudice, integrando un vizio che porta all’annullamento della sentenza.

La Cassazione ha ricordato che il giudice deve esplicitare il proprio convincimento attraverso un’analisi del quadro probatorio, non potendosi limitare a formule generiche. In sostanza, affermare che una prova è sufficiente senza spiegare il perché equivale a non motivare affatto.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre importanti implicazioni pratiche. Per gli enti religiosi e no-profit, emerge la chiara necessità di un comportamento proattivo: per ottenere l’esenzione IMU non basta destinare di fatto un immobile al culto, ma è indispensabile formalizzare tale destinazione attraverso una dichiarazione al Comune e raccogliere prove concrete e specifiche dell’uso esclusivo non commerciale. Per le amministrazioni comunali, la decisione conferma il diritto di richiedere tale prova e di negare l’esenzione in sua assenza, senza dover essere loro a dimostrare il contrario.

Chi deve provare i requisiti per l’esenzione IMU per un immobile destinato al culto?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere della prova spetta interamente al contribuente che richiede l’esenzione. È quest’ultimo a dover dimostrare in modo rigoroso l’effettiva e esclusiva destinazione dell’immobile ad attività di culto non commerciale.

È necessaria una dichiarazione al Comune per ottenere l’esenzione IMU per un immobile di culto?
Sì. La Corte ha stabilito che la presentazione di una specifica dichiarazione al Comune è un presupposto normativo necessario per l’applicazione dell’esenzione. Questo adempimento è cruciale, specialmente se la categoria catastale dell’immobile non è quella tipica di un luogo di culto.

Cosa significa “motivazione meramente apparente” in una sentenza?
Significa che la motivazione del giudice è solo superficiale e non spiega il ragionamento logico e giuridico che ha portato alla decisione. Si tratta di un vizio grave che porta all’annullamento della sentenza, poiché non consente di comprendere come il giudice sia giunto al proprio convincimento analizzando le prove e le argomentazioni delle parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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