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Esenzione IMU culto: non serve l’intesa con lo Stato

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21184/2024, ha stabilito che l’esenzione IMU per gli immobili destinati al culto non può essere subordinata all’esistenza di una formale intesa tra la confessione religiosa e lo Stato Italiano. La Corte ha accolto il ricorso di un’organizzazione religiosa contro un Comune, annullando la decisione di merito che negava il beneficio fiscale proprio per l’assenza di tale accordo. Il principio affermato si fonda sulla non discriminazione e sulla libertà di culto, sancendo che richiedere un’intesa per concedere agevolazioni fiscali è incostituzionale. La causa è stata rinviata al giudice di secondo grado per una nuova valutazione basata su questo principio.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU Culto: la Cassazione Conferma che non Serve l’Intesa con lo Stato

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia di agevolazioni fiscali per gli enti religiosi, stabilendo che l’esenzione IMU culto non può essere negata a una confessione religiosa solo perché questa non ha stipulato una formale intesa con lo Stato. Questa decisione chiarisce un punto fondamentale, allineando la normativa fiscale ai principi costituzionali di uguaglianza e libertà religiosa.

I Fatti del Caso: La Controversia sull’IMU

Una organizzazione religiosa si è vista recapitare un avviso di accertamento da parte di un Comune per il pagamento dell’IMU relativa all’anno 2012, su alcuni immobili adibiti a luoghi di culto. L’ente religioso aveva impugnato l’atto, sostenendo di avere diritto all’esenzione prevista dalla legge per tali immobili. Sia in primo che in secondo grado, tuttavia, i giudici tributari avevano dato ragione al Comune, respingendo le richieste dell’organizzazione. La motivazione principale dei giudici di merito era che la confessione religiosa, per poter beneficiare dell’esenzione, avrebbe dovuto avere un’intesa formale con lo Stato italiano, requisito che in questo caso mancava.

L’Eccezione di Giudicato Esterno

Prima di entrare nel merito della questione, la Corte ha dovuto affrontare un’eccezione preliminare sollevata dal Comune. L’ente locale sosteneva l’esistenza di un “giudicato esterno”, ovvero di precedenti sentenze definitive tra le stesse parti (per anni d’imposta diversi) che avrebbero già risolto la questione. La Cassazione ha respinto questa eccezione, chiarendo un punto importante: il giudicato esterno si forma sugli elementi stabili e permanenti della fattispecie, non sull’interpretazione delle norme giuridiche. L’interpretazione di una legge, infatti, è un’attività propria del giudice e non può essere vincolata da precedenti decisioni, in ossequio al principio per cui nel nostro ordinamento non vige lo stare decisis (il vincolo del precedente).

Esenzione IMU Culto e la Discriminazione basata sull’Intesa

Il cuore della controversia riguardava l’interpretazione dell’art. 7 del D.Lgs. 504/92, che disciplina le esenzioni IMU (all’epoca ICI). La Commissione Tributaria Regionale aveva erroneamente ritenuto che l’assenza di un’intesa tra la confessione religiosa e lo Stato fosse un ostacolo insormontabile per ottenere il beneficio fiscale. Secondo i giudici di merito, solo le confessioni con un accordo formale potevano accedere all’esenzione per i loro luoghi di culto.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha completamente ribaltato questa interpretazione, giudicandola errata e in contrasto con i principi costituzionali. Richiamando una consolidata giurisprudenza della Corte Costituzionale (in particolare la sentenza n. 346 del 2002), i giudici hanno ribadito che qualsiasi norma che subordini la concessione di benefici economici o fiscali a una confessione religiosa alla stipula di un’intesa è costituzionalmente illegittima. Tale requisito, infatti, creerebbe una discriminazione ingiustificata tra le diverse fedi religiose, violando gli articoli 3 (principio di uguaglianza) e 8 (pari libertà di tutte le confessioni religiose) della Costituzione. La libertà di culto deve essere garantita a tutti in egual misura, e condizionare un’agevolazione fiscale a un atto formale come l’intesa si traduce in una violazione di tale libertà.

Le Conclusioni: Il Principio di Diritto e le Implicazioni Pratiche

In conclusione, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’organizzazione religiosa, ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato il caso alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado per un nuovo giudizio. Il principio di diritto che il giudice del rinvio dovrà seguire è netto: “per le esenzioni o agevolazioni IMU degli immobili delle confessioni religiose dove si pratica il culto, non è richiesta una previa intesa con lo Stato Italiano”. Questo significa che, ai fini dell’esenzione IMU culto, ciò che conta è l’effettiva destinazione dell’immobile all’attività di culto, a prescindere dallo status formale della confessione che lo utilizza. Il nuovo giudizio dovrà quindi verificare la sussistenza degli altri presupposti per l’esenzione, senza più potersi basare sulla discriminante, e incostituzionale, assenza dell’intesa.

Per ottenere l’esenzione IMU per un immobile destinato al culto è necessario che la confessione religiosa abbia un’intesa con lo Stato?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in base a una lettura costituzionalmente orientata delle norme, non è richiesta alcuna previa intesa con lo Stato Italiano per beneficiare delle esenzioni o agevolazioni IMU per gli immobili dove si pratica il culto.

Una precedente sentenza sulla stessa questione fiscale ma per un anno diverso può vincolare la decisione di un giudice in un nuovo processo?
No. La Corte ha chiarito che l’interpretazione di norme giuridiche non è suscettibile di passare in giudicato. Pertanto, un giudice in un nuovo processo non è vincolato dall’interpretazione legale data in una precedente sentenza, anche se tra le stesse parti, perché nel sistema italiano non vige il principio dello stare decisis (vincolo del precedente).

Cosa accade dopo che la Corte di Cassazione annulla una sentenza con rinvio?
Il processo torna al giudice di grado inferiore (in questo caso la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado in diversa composizione), il quale dovrà decidere nuovamente la controversia. Tuttavia, nel farlo, dovrà obbligatoriamente attenersi al principio di diritto stabilito dalla Corte di Cassazione, senza potersene discostare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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