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Esenzione IMU culto: dichiarazione è obbligatoria

La Corte di Cassazione ha stabilito che per beneficiare dell’esenzione IMU culto, non è sufficiente l’effettivo utilizzo dell’immobile per attività religiose. È indispensabile presentare una tempestiva dichiarazione al Comune competente. La mancata presentazione di tale dichiarazione preclude il diritto all’agevolazione, anche se la destinazione a culto viene provata in giudizio. La Corte ha rigettato il ricorso di un ente ecclesiastico che aveva omesso questo adempimento formale, confermando la legittimità dell’avviso di accertamento del Comune.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU Culto: la Dichiarazione al Comune è un Passo Obbligato

L’esenzione IMU culto è un’agevolazione fiscale di grande importanza per gli enti ecclesiastici, ma il suo ottenimento non è automatico e dipende dal rispetto di precisi adempimenti formali. Con la recente Ordinanza n. 20936 del 26 luglio 2024, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la mancata presentazione della dichiarazione al Comune preclude il diritto all’esenzione, anche se l’immobile è effettivamente e esclusivamente utilizzato per attività di culto. Questa decisione sottolinea come la sostanza (l’uso effettivo) non possa prevalere sulla forma (l’obbligo dichiarativo).

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un avviso di accertamento emesso da un Comune nei confronti di un’organizzazione religiosa per il mancato pagamento dell’IMU relativa all’anno 2012. L’ente sosteneva di avere diritto all’esenzione in quanto l’immobile in questione, sebbene accatastato come C2 (magazzino/deposito), era destinato in via esclusiva all’esercizio del culto.

La Commissione Tributaria Regionale, confermando la decisione di primo grado, aveva respinto l’appello dell’ente. Il motivo principale del rigetto non era la categoria catastale o il mancato riconoscimento dell’uso effettivo, ma l’omessa presentazione al Comune della prescritta dichiarazione attestante la sussistenza dei requisiti per beneficiare dell’esenzione. Secondo i giudici di merito, la dichiarazione presentata solo in corso di causa non poteva sanare l’omissione originaria per l’annualità d’imposta contestata.

La Decisione della Corte di Cassazione

L’organizzazione religiosa ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando la violazione di diverse norme costituzionali e di legge. La Suprema Corte, tuttavia, ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la linea dei giudici di merito.

I giudici di legittimità hanno analizzato congiuntamente i primi due motivi di ricorso, incentrati sulla violazione di legge in relazione all’uso esclusivo del locale per il culto. La Corte ha chiarito che la sentenza impugnata non aveva negato l’esenzione a causa della categoria catastale C2, ma unicamente per l’omessa dichiarazione. Questo adempimento, secondo la giurisprudenza consolidata, è un requisito imprescindibile per l’applicazione del beneficio fiscale.

Il terzo motivo, relativo all’omesso esame di un fatto decisivo (l’effettiva destinazione al culto), è stato dichiarato inammissibile sia per il carattere assorbente della questione della mancata dichiarazione, sia per la presenza di una ‘doppia conforme’ di merito, che limita la possibilità di contestare l’accertamento dei fatti in Cassazione.

Le Motivazioni: L’Onere Dichiarativo per l’Esenzione IMU Culto

Il cuore della motivazione della Corte risiede nella natura dell’obbligo dichiarativo. Per ottenere l’esenzione IMU culto, non basta che un immobile sia materialmente utilizzato per scopi religiosi. È necessario che il contribuente comunichi formalmente e tempestivamente al Comune questa circostanza attraverso un’apposita dichiarazione.

Questa dichiarazione non è una mera formalità, ma un atto con cui il contribuente si assume la responsabilità di attestare la sussistenza dei presupposti di legge. Permette all’ente impositore (il Comune) di effettuare i dovuti controlli e di gestire correttamente il tributo. La Corte ha sottolineato che, indipendentemente dalla classificazione catastale e dalla prova dell’effettiva destinazione dell’immobile, si imponeva una “tempestiva dichiarazione al Comune per l’applicazione dell’esenzione”. La presentazione della stessa solo durante il giudizio di primo grado non ha alcuna efficacia retroattiva per l’anno d’imposta oggetto dell’accertamento.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La pronuncia in esame offre un’importante lezione pratica per tutti gli enti, non solo religiosi, che beneficiano di agevolazioni fiscali. La decisione conferma che il rispetto degli oneri formali e procedurali è tanto cruciale quanto il possesso dei requisiti sostanziali. Gli enti devono agire con diligenza, presentando tutte le dichiarazioni e le comunicazioni richieste dalla legge entro i termini previsti. Trascurare questi adempimenti può comportare la perdita del beneficio fiscale, con conseguenze economiche significative, anche quando il diritto all’agevolazione sarebbe, nel merito, pienamente fondato. Per evitare contenziosi, è quindi fondamentale una gestione amministrativa e fiscale attenta e puntuale.

È sufficiente utilizzare un immobile per finalità di culto per ottenere l’esenzione IMU?
No. Secondo la Corte di Cassazione, oltre all’utilizzo effettivo dell’immobile per scopi di culto, è un requisito indispensabile presentare una tempestiva e apposita dichiarazione al Comune per poter beneficiare dell’esenzione.

La categoria catastale di un immobile (es. C2, magazzino) impedisce di per sé l’esenzione IMU per il culto?
No, la sentenza chiarisce che la decisione non si basa sulla classificazione catastale. Il fattore decisivo per il rigetto dell’esenzione è stata l’omessa dichiarazione al Comune, a prescindere dalla categoria formale dell’immobile.

Una dichiarazione per l’esenzione IMU presentata nel corso di un processo ha valore retroattivo?
No. La Corte ha evidenziato che una dichiarazione effettuata nel corso del giudizio di primo grado non può essere considerata valida per sanare la mancata presentazione per un anno d’imposta passato. La dichiarazione deve essere tempestiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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