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Esenzione IMU coniugi: residenze diverse non contano

Un contribuente si è visto negare l’esenzione IMU sulla prima casa perché la moglie risiedeva in un altro Comune. La Corte di Cassazione, applicando una rivoluzionaria sentenza della Corte Costituzionale, ha stabilito che per l’esenzione IMU coniugi conta solo la residenza del proprietario dell’immobile, non quella dell’intero nucleo familiare. La sentenza precedente è stata annullata e il caso dovrà essere riesaminato.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU coniugi: la Cassazione conferma che la residenza diversa non è un ostacolo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di esenzione IMU coniugi: se marito e moglie hanno la residenza in due immobili diversi, situati in Comuni differenti, il beneficio fiscale per l’abitazione principale non può essere negato automaticamente. Questa decisione si allinea a un’importante sentenza della Corte Costituzionale che ha riscritto le regole del gioco, focalizzandosi sulla situazione del singolo contribuente anziché su quella dell’intero nucleo familiare.

I Fatti del Caso

Un contribuente si era visto recapitare un avviso di accertamento dal Comune di Leporano per il pagamento dell’IMU relativa all’anno 2012. Il Comune contestava il diritto all’esenzione per l’abitazione principale, poiché, sebbene il contribuente avesse la propria residenza anagrafica e dimora abituale nell’immobile in questione, la moglie e la figlia risiedevano in un altro Comune.
Inizialmente, la Commissione Tributaria Provinciale aveva dato ragione al cittadino. Successivamente, però, la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado aveva ribaltato la decisione, accogliendo l’appello del Comune. Secondo i giudici d’appello, l’agevolazione non spettava se l’immobile non costituiva la dimora abituale dell’intero nucleo familiare. Il contribuente ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Svolta della Corte Costituzionale sull’Esenzione IMU Coniugi

Il cuore della questione risiede nella definizione di ‘abitazione principale’. La normativa precedente, di fatto, legava il beneficio alla residenza anagrafica e alla dimora abituale non solo del possessore dell’immobile, ma anche del suo intero nucleo familiare. Questo creava una penalizzazione per i coniugi che, per motivi lavorativi o personali, sceglievano di vivere in case diverse.
La svolta è arrivata con la sentenza n. 209 del 2022 della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittima questa interpretazione. La Consulta ha stabilito che il presupposto per l’esenzione è legato unicamente al possessore dell’immobile, il quale deve avere in quella casa la sua residenza e dimora abituale. La situazione del resto del nucleo familiare diventa irrilevante.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, nell’analizzare il caso, ha applicato direttamente i principi sanciti dalla Corte Costituzionale. Poiché la sentenza della Consulta costituisce ‘ius superveniens’ (diritto sopravvenuto), i suoi effetti si estendono a tutti i processi in corso. Di conseguenza, la pretesa del Comune, basata sulla vecchia normativa, è stata giudicata infondata.
I giudici hanno chiarito che negare l’agevolazione solo perché il coniuge risiede altrove è un errore. La scelta di stabilire residenze disgiunte è un diritto dei coniugi, tutelato dall’ordinamento, e non può comportare la perdita di un beneficio fiscale se i requisiti individuali sono rispettati.
La Corte ha quindi ‘cassato con rinvio’, ovvero ha annullato la sentenza d’appello e ha rimandato il caso alla Corte di Giustizia Tributaria per una nuova valutazione.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione è chiara e si fonda sul rispetto dei principi costituzionali. La vecchia norma creava una discriminazione ingiustificata, trattando diversamente i singoli e le coppie sposate o unite civilmente. La logica dell’esenzione IMU è quella di agevolare il luogo che una persona sceglie come centro della propria vita, dove dimora abitualmente. Il legame coniugale non può trasformarsi in un vincolo che nega questo diritto. La Corte ha sottolineato che il riferimento al ‘nucleo familiare’ è stato rimosso dalla norma per illegittimità costituzionale, e pertanto la condizione per l’esenzione è che il solo possessore dimori e risieda abitualmente nell’immobile.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale ormai chiaro: per l’esenzione IMU coniugi, ciascun coniuge può beneficiare dell’agevolazione sulla propria abitazione principale, anche se si trova in un Comune diverso da quello del partner. L’elemento decisivo è la prova, che spetta al contribuente fornire, della residenza anagrafica e della dimora abituale nell’immobile per cui si chiede l’esenzione. La sentenza d’appello è stata annullata proprio perché basata su un presupposto normativo non più valido. Il nuovo giudizio dovrà quindi limitarsi a verificare la sussistenza dei requisiti in capo al singolo contribuente, senza più poter eccepire la diversa residenza del coniuge.

È possibile ottenere l’esenzione IMU per l’abitazione principale se il coniuge risiede in un altro Comune?
Sì. La Corte di Cassazione, applicando una sentenza della Corte Costituzionale, ha stabilito che l’esenzione spetta al possessore dell’immobile che vi abbia stabilito la propria residenza anagrafica e dimora abituale, indipendentemente da dove risieda il coniuge.

Quale requisito è fondamentale per ottenere l’esenzione IMU dopo l’intervento della Corte Costituzionale?
Il requisito essenziale è che il contribuente, proprietario o titolare di altro diritto reale sull’immobile, dimostri di avere in quell’immobile sia la residenza anagrafica sia la dimora abituale. La situazione del resto del nucleo familiare non è più un fattore determinante.

Cosa significa che la Corte di Cassazione ha ‘cassato con rinvio’ la sentenza?
Significa che la Corte ha annullato la decisione del giudice di secondo grado perché basata su un principio di diritto errato. Il caso viene quindi rinviato a un’altra sezione dello stesso giudice di appello, che dovrà decidere nuovamente la controversia attenendosi al principio corretto indicato dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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