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Esenzione IMU coniugi: basta la residenza del possessore

Un contribuente si è visto negare l’esenzione IMU sulla sua abitazione principale perché la moglie risiedeva in un altro Comune. La Corte di Cassazione ha accolto il suo ricorso, basandosi su una sentenza della Corte Costituzionale. È stato chiarito che per l’esenzione IMU coniugi è sufficiente che il possessore dell’immobile vi abbia la propria residenza anagrafica e dimora abituale, a prescindere da dove risieda il coniuge. La causa è stata rinviata al giudice di secondo grado per verificare la sussistenza del requisito della dimora abituale del contribuente.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU coniugi: la Cassazione conferma il diritto anche con residenze diverse

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di esenzione IMU coniugi, allineandosi a una precedente e rivoluzionaria sentenza della Corte Costituzionale. Il caso riguarda una situazione molto comune: due coniugi che, per diverse ragioni, hanno stabilito la propria residenza in comuni differenti. La Suprema Corte ha chiarito che l’agevolazione fiscale per l’abitazione principale spetta al possessore dell’immobile, anche se il coniuge risiede altrove. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I fatti del caso: residenze diverse, IMU negata

Un contribuente si era visto recapitare degli avvisi di accertamento dal Comune per il mancato pagamento dell’IMU relativa agli anni dal 2014 al 2017. Il Comune contestava il diritto all’esenzione per l’abitazione principale, poiché, sebbene il contribuente avesse residenza anagrafica e dimora abituale nell’immobile in questione, sua moglie risiedeva in un altro Comune.

Sia in primo che in secondo grado, i giudici tributari avevano dato ragione al Comune, sostenendo che per beneficiare dell’esenzione, l’intero nucleo familiare (e quindi entrambi i coniugi) avrebbe dovuto risiedere e dimorare stabilmente nello stesso immobile. Il contribuente, non arrendendosi, ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione.

La decisione della Corte di Cassazione e l’esenzione IMU coniugi

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del contribuente, cassando la sentenza di secondo grado e rinviando la questione alla Corte di Giustizia Tributaria per un nuovo esame. La decisione si fonda interamente sull’intervento della Corte Costituzionale che, con la sentenza n. 209/2022, ha dichiarato incostituzionale la norma che legava l’esenzione alla residenza dell’intero nucleo familiare.

Secondo la Cassazione, il giudice di secondo grado ha errato nel negare l’agevolazione basandosi su un presupposto normativo non più valido. Il diritto all’esenzione IMU coniugi non può essere subordinato alla coabitazione. Ciò che conta è il rapporto tra il possessore e l’immobile: se il possessore vi ha stabilito la propria residenza anagrafica e la propria dimora abituale, l’esenzione spetta di diritto.

Le motivazioni: l’impatto della Corte Costituzionale

La motivazione della Suprema Corte ruota attorno alla illegittimità costituzionale della vecchia normativa. La Corte Costituzionale aveva evidenziato come richiedere la residenza dell’intero nucleo familiare creasse una disparità di trattamento e violasse il diritto dei coniugi di stabilire, per motivi personali o lavorativi, residenze diverse, come peraltro previsto dal Codice Civile (art. 144 c.c.).

La logica dell’esenzione IMU è quella di agevolare il bene immobile che rappresenta il centro degli interessi e della vita di una persona (il possessore), a prescindere dal suo status civile (coniugato, separato, single). Legare il beneficio alla residenza del coniuge significava, di fatto, penalizzare una scelta di vita familiare legittima. La Cassazione ha quindi applicato questo principio, affermando che è sufficiente che il possessore dell’immobile risieda e dimori abitualmente in esso, pur se il coniuge risiede stabilmente altrove. La Corte ha inoltre specificato che l’onere di provare la sussistenza di questi requisiti (residenza anagrafica e, soprattutto, dimora abituale) ricade sempre sul contribuente.

Conclusioni: cosa cambia per i contribuenti

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale ormai chiaro e favorevole ai contribuenti. I coniugi con residenze diverse non possono più vedersi negare a priori l’esenzione IMU sull’abitazione principale. Ciascun coniuge potrà beneficiare dell’esenzione per il proprio immobile, a condizione di poter dimostrare di avervi stabilito non solo la residenza anagrafica, ma anche la propria dimora abituale. La decisione sposta il focus dal “nucleo familiare” all’individuo, garantendo che l’agevolazione fiscale sia legata alla situazione effettiva del possessore dell’immobile e non a rigidi schemi familiari.

Un contribuente può ottenere l’esenzione IMU per la sua abitazione principale se il coniuge risiede in un altro comune?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, che applica una sentenza della Corte Costituzionale, l’esenzione spetta se il possessore dell’immobile ha stabilito lì la propria residenza anagrafica e dimora abituale, indipendentemente dal luogo di residenza del coniuge.

Ai fini dell’esenzione IMU, è necessario che l’intero nucleo familiare risieda e dimori nell’immobile?
No. La norma che richiedeva la residenza e la dimora abituale di tutto il nucleo familiare è stata dichiarata incostituzionale. Il requisito va verificato solo in capo al possessore dell’immobile che chiede l’agevolazione.

A chi spetta l’onere di provare il requisito della dimora abituale per avere diritto all’esenzione?
L’onere della prova incombe sempre sulla parte contribuente. È il cittadino che chiede l’esenzione a dover dimostrare di vivere abitualmente nell’immobile, al di là della semplice registrazione anagrafica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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