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Esenzione IMU comodato: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha affrontato il caso di un’esenzione IMU per un immobile di un istituto religioso concesso in comodato a un’associazione non profit. Applicando una recente norma di interpretazione autentica, la Corte ha annullato la decisione favorevole al contribuente, rinviando la causa al giudice di merito. Sarà necessario verificare la sussistenza di un collegamento funzionale tra i due enti e l’uso esclusivamente non commerciale dell’immobile da parte del comodatario per poter beneficiare dell’esenzione IMU comodato.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU Comodato: la Cassazione fissa nuovi paletti per gli enti non profit

La questione dell’esenzione IMU comodato per gli immobili di proprietà di enti non commerciali, concessi in uso gratuito ad altri soggetti non profit, è da tempo al centro di dibattiti giurisprudenziali. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento decisivo, influenzato da una nuova norma di interpretazione autentica che ridefinisce i requisiti per beneficiare dell’agevolazione fiscale.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato vedeva contrapposti un Comune e un istituto religioso. Quest’ultimo aveva richiesto l’esenzione dall’IMU per gli anni 2015 e 2016 per un immobile di sua proprietà, concesso in comodato d’uso gratuito a un’altra associazione non lucrativa. La Commissione Tributaria Regionale aveva accolto le ragioni dell’istituto, ritenendo irrilevante l’utilizzo indiretto del bene, poiché anche l’ente comodatario non svolgeva attività commerciale. Il Comune, non condividendo tale interpretazione, ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e la nuova norma sull’esenzione IMU comodato

La Suprema Corte ha ribaltato la decisione di merito, accogliendo il ricorso del Comune. L’elemento cruciale della pronuncia è l’applicazione di una recente norma di interpretazione autentica (art. 1, comma 71, L. 30 dicembre 2023, n. 213). Questa disposizione legislativa ha chiarito in via definitiva le condizioni per mantenere il diritto all’esenzione quando un immobile viene concesso in comodato.

La Corte ha stabilito che la sentenza impugnata deve essere cassata con rinvio alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado. Il nuovo giudice dovrà riesaminare il caso attenendosi ai precisi presupposti di fatto richiesti dalla nuova normativa, che non erano stati verificati nel precedente giudizio.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano principalmente sull’interpretazione della nuova legge, che introduce due requisiti fondamentali e cumulativi per l’esenzione IMU comodato tra enti non profit.

I Nuovi Requisiti dell’Interpretazione Autentica

La norma chiarisce che l’esenzione si applica anche agli immobili concessi in comodato, ma solo a condizione che:

1. Il comodatario (cioè l’ente che riceve l’immobile in uso) sia un ente non commerciale “funzionalmente o strutturalmente collegato” al concedente.
2. Il comodatario svolga nell’immobile, in via esclusiva, le attività istituzionali previste dalla legge (art. 7, comma 1, lettera i, D.Lgs. 504/1992) con modalità non commerciali.

La Corte ha evidenziato come il giudice di merito si fosse limitato a constatare la natura non profit del comodatario, senza però indagare né il collegamento funzionale/strutturale tra i due enti, né la natura specifica delle attività concretamente svolte nell’immobile.

L’Onere della Prova a Carico del Contribuente

Un altro punto fondamentale ribadito dalla Cassazione è che l’onere di dimostrare la sussistenza di tutti i requisiti per l’esenzione ricade sul contribuente che la invoca. Non è sufficiente affermare di essere un ente non profit; è necessario provare concretamente che l’uso dell’immobile rispetta le stringenti condizioni di legge, incluse quelle, ora chiarite, relative al comodato.

Conclusioni

Questa ordinanza segna un punto fermo per gli enti non commerciali. Per beneficiare dell’esenzione IMU comodato, non basta più che l’immobile sia concesso a un altro ente non profit. È indispensabile dimostrare un legame qualificato (funzionale o strutturale) tra i due soggetti e provare che l’utilizzo effettivo dell’immobile da parte del comodatario sia esclusivamente destinato ad attività istituzionali non commerciali. Gli enti dovranno quindi prestare la massima attenzione nella redazione dei contratti di comodato e nella documentazione delle attività svolte per non perdere un’agevolazione fiscale fondamentale.

Un ente non profit perde sempre l’esenzione IMU se concede un immobile in comodato a un altro ente?
No, non necessariamente. Tuttavia, per mantenere l’esenzione, deve dimostrare che l’ente comodatario è a esso funzionalmente o strutturalmente collegato e che utilizza l’immobile esclusivamente per attività istituzionali non commerciali, come specificato da una recente norma di interpretazione autentica.

Quali sono le condizioni precise per mantenere l’esenzione IMU in caso di comodato a un altro ente non profit?
Le condizioni, da provare da parte del contribuente, sono due e devono sussistere entrambe: 1) l’ente che riceve l’immobile (comodatario) deve essere funzionalmente o strutturalmente collegato all’ente proprietario (comodante); 2) il comodatario deve svolgere nell’immobile esclusivamente le attività meritevoli di esenzione previste dalla legge, con modalità non commerciali.

Su chi ricade l’onere di provare la sussistenza dei requisiti per l’esenzione?
L’onere della prova ricade interamente sul contribuente che chiede di beneficiare dell’esenzione. L’ente impositore, come il Comune, può limitarsi a negare l’esenzione nell’avviso di accertamento, e spetta poi al contribuente dimostrare in giudizio di possedere tutti i requisiti di fatto e di diritto previsti dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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