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Esenzione IMU casa coniugale: serve la residenza

Un comune ha emesso un avviso di accertamento IMU/TASI a una contribuente a cui era stata assegnata la casa coniugale, ma che risiedeva altrove. La Corte di Cassazione, ribaltando la decisione di merito, ha stabilito che per beneficiare dell’esenzione IMU casa coniugale sono indispensabili sia la residenza anagrafica sia la dimora abituale nell’immobile. Il solo provvedimento di assegnazione del giudice non è sufficiente a garantire l’agevolazione fiscale.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU Casa Coniugale: La Residenza è Requisito Indispensabile

L’assegnazione della casa familiare a uno dei coniugi in seguito a una separazione è una situazione comune che solleva importanti interrogativi fiscali. Uno dei più dibattuti riguarda l’esenzione IMU casa coniugale: il coniuge assegnatario che non risiede nell’immobile ha comunque diritto all’agevolazione? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito una risposta chiara e definitiva, stabilendo che la residenza anagrafica e la dimora abituale sono requisiti imprescindibili per non pagare l’imposta.

I Fatti del Caso: Assegnazione senza Residenza

La vicenda nasce dall’impugnazione di un avviso di accertamento per IMU e TASI relativo all’anno 2017, emesso da un Comune nei confronti di una contribuente. Alla signora era stata assegnata la casa coniugale situata nel territorio del Comune a seguito di un provvedimento di separazione. Tuttavia, l’amministrazione comunale aveva negato l’esenzione prevista per l’abitazione principale, poiché la contribuente risultava residente in un altro Comune fin dal 2000.

La Corte di giustizia tributaria di secondo grado aveva inizialmente dato ragione alla contribuente, ritenendo che il solo provvedimento di assegnazione della casa coniugale fosse sufficiente a garantire l’esenzione, a prescindere dalla residenza effettiva. Il Comune, non condividendo tale interpretazione, ha presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte: l’Esenzione IMU Casa Coniugale Richiede la Residenza

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Comune, cassando la sentenza di secondo grado. I giudici hanno affermato un principio di diritto fondamentale: l’esenzione dal pagamento dell’IMU, prevista dalla legge per la casa coniugale assegnata, presuppone che il coniuge assegnatario abbia stabilito in quell’immobile la propria residenza anagrafica e la dimora abituale.

La Traslazione della Soggettività Passiva non Basta

La Corte ha chiarito che le norme introdotte nel tempo (in particolare l’art. 4 del d.l. n. 16/2012 e l’art. 1 della legge n. 147/2013) hanno un effetto preciso: trasferire la soggettività passiva dell’imposta dal coniuge proprietario (che perde la disponibilità del bene) al coniuge assegnatario. Quest’ultimo diventa il soggetto tenuto al pagamento dell’IMU, beneficiando dell’esenzione solo se l’immobile diventa la sua abitazione principale.

In altre parole, la legge non ha creato una nuova ipotesi di esenzione automatica e incondizionata. Ha semplicemente individuato un nuovo soggetto passivo, per il quale valgono le stesse regole generali previste per tutti i contribuenti: per non pagare l’IMU, la casa deve essere abitazione principale, e ciò richiede la coincidenza di residenza e dimora.

Interpretazione Restrittiva delle Norme Agevolative

Un altro punto cardine del ragionamento della Corte è che le norme fiscali agevolative sono di stretta interpretazione. Non possono essere applicate estensivamente a situazioni non espressamente previste. Il legislatore ha avuto cura di specificare i casi in cui l’esenzione opera anche senza il requisito della dimora e della residenza (ad esempio, per il personale delle Forze armate), ma tra queste eccezioni non rientra quella del coniuge assegnatario della casa familiare. Se il legislatore avesse voluto creare un’esenzione legata al solo atto di assegnazione, lo avrebbe previsto esplicitamente.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano sulla necessità di mantenere intatte le condizioni fondamentali per il godimento del beneficio fiscale dell’abitazione principale. L’assegnazione della casa coniugale crea una presunzione che quell’immobile coincida con l’abitazione principale dell’assegnatario. Tuttavia, questa presunzione può essere superata dalla prova contraria. Nel caso di specie, la prova contraria era palese: la contribuente aveva la propria residenza anagrafica in un’altra unità immobiliare situata in un diverso comune. Di conseguenza, non potendo l’immobile assegnato essere qualificato come sua abitazione principale, l’esenzione non le poteva essere riconosciuta.

Conclusioni

Questa pronuncia della Corte di Cassazione chiarisce un punto cruciale per molti coniugi separati o divorziati. L’esenzione IMU casa coniugale non è un diritto automatico derivante dal provvedimento del giudice, ma è strettamente subordinata all’utilizzo effettivo dell’immobile come residenza anagrafica e dimora abituale. I contribuenti che si trovano in questa situazione devono quindi assicurarsi di adempiere a entrambi i requisiti per poter legittimamente beneficiare dell’agevolazione fiscale, evitando così futuri accertamenti da parte dei Comuni.

L’assegnazione della casa coniugale in sede di separazione garantisce automaticamente l’esenzione IMU?
No. La sentenza chiarisce che il solo provvedimento di assegnazione non è sufficiente. Per ottenere l’esenzione, il coniuge assegnatario deve stabilire nell’immobile la propria residenza anagrafica e la dimora abituale.

Quali sono i requisiti necessari per ottenere l’esenzione IMU come abitazione principale?
I requisiti sono due e devono sussistere contemporaneamente: la residenza anagrafica, cioè l’iscrizione nei registri del Comune, e la dimora abituale, ovvero il fatto di vivere stabilmente e prevalentemente in quell’immobile.

Chi è tenuto a pagare l’IMU per la casa coniugale assegnata a un coniuge non proprietario?
La legge trasferisce la soggettività passiva dell’imposta dal coniuge proprietario al coniuge assegnatario. Pertanto, è quest’ultimo che deve pagare l’IMU, a meno che non soddisfi i requisiti per l’esenzione come abitazione principale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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