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Esenzione IMU beni merce: la dichiarazione è cruciale

Un Comune ha impugnato una sentenza che concedeva a una società l’esenzione IMU beni merce. L’ente sosteneva che la società non avesse presentato l’apposita dichiarazione richiesta per legge. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché questa contestazione è stata sollevata per la prima volta in sede di legittimità e avrebbe richiesto un’indagine sui fatti, non consentita in quella fase processuale. Di conseguenza, la decisione favorevole alla società è stata confermata.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU Beni Merce: Quando una Dimenticanza Procedurale Costa Cara

L’esenzione IMU beni merce rappresenta un’agevolazione fiscale di fondamentale importanza per le imprese edili e immobiliari. Tuttavia, il percorso per ottenerla è costellato di requisiti formali che non possono essere ignorati. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha messo in luce come un’eccezione procedurale, se non sollevata nei tempi e modi corretti, possa diventare un ostacolo insormontabile, anche se fondata nel merito. Analizziamo insieme questo caso per capire le implicazioni pratiche per contribuenti ed enti impositori.

I Fatti del Caso: Dalla Richiesta di Esenzione al Ricorso in Cassazione

Una società immobiliare si vedeva recapitare un avviso di accertamento da parte di un Comune per il mancato pagamento dell’IMU relativa all’anno 2017 per due immobili. La società contestava l’atto, sostenendo di avere diritto all’esenzione prevista per i cosiddetti “beni merce”, ovvero immobili destinati alla vendita e non ancora ceduti. La Corte di giustizia tributaria di secondo grado accoglieva le ragioni della società, ritenendo provati i presupposti per l’esenzione, in particolare l’iscrizione dei beni nelle rimanenze di magazzino nel bilancio aziendale.

Contro questa decisione, il Comune proponeva ricorso per cassazione, basando la propria difesa su un unico, cruciale motivo.

La Controversia sull’Esenzione IMU Beni Merce

Il fulcro del ricorso del Comune non era la natura degli immobili, ma un vizio formale: la presunta omessa presentazione, da parte della società, della specifica dichiarazione richiesta dalla legge per poter beneficiare dell’esenzione. Secondo l’ente, tale dichiarazione costituisce un onere per il contribuente, previsto a pena di decadenza dal beneficio. Questo adempimento non potrebbe essere sostituito da altre forme di conoscenza, come la semplice allegazione del bilancio.

Si trattava, quindi, di un punto dirimente: se l’argomento del Comune fosse stato accolto, la società avrebbe perso il diritto all’esenzione, indipendentemente dal fatto che gli immobili fossero effettivamente “beni merce”.

La Decisione della Corte di Cassazione: Inammissibilità per Novità della Questione

Nonostante la potenziale fondatezza dell’argomento del Comune, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La ragione di questa decisione non risiede nel merito della questione, ma in un principio fondamentale del processo di legittimità: il divieto di introdurre per la prima volta in Cassazione questioni che non sono state discusse nei precedenti gradi di giudizio e che richiedono accertamenti di fatto.

Le motivazioni

La Corte ha osservato che dal contenuto della sentenza impugnata e dal ricorso stesso emergeva chiaramente che la questione della mancata presentazione della dichiarazione non era mai stata sollevata né trattata nei giudizi di primo e secondo grado. Introdurla ex novo in sede di legittimità viola il principio consolidato secondo cui i motivi di ricorso devono riguardare questioni già comprese nel tema del decidere del giudizio di appello.

Inoltre, e questo è il punto cruciale, verificare se una dichiarazione sia stata effettivamente presentata o meno costituisce un “accertamento di fatto”. La Corte di Cassazione, in quanto giudice di legittimità, ha il compito di controllare la corretta applicazione della legge, non di riesaminare i fatti della causa. Anche se la questione della decadenza è, in linea di principio, rilevabile d’ufficio dal giudice, ciò è possibile solo quando non sia necessario compiere nuove indagini fattuali. Poiché la società contestava la circostanza della mancata presentazione, sarebbe stato necessario un accertamento, precluso alla Corte Suprema.

Le conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio processuale fondamentale: la strategia difensiva deve essere costruita e completata nei gradi di merito. Non è possibile “conservare” un’eccezione, per quanto potenzialmente decisiva, per giocarla per la prima volta in Cassazione se questa implica una verifica dei fatti. Per i contribuenti, la lezione è chiara: è essenziale adempiere a tutti gli oneri formali previsti per beneficiare delle agevolazioni, inclusa la presentazione di apposite dichiarazioni. Per gli enti impositori, invece, emerge la necessità di sollevare tutte le eccezioni, sia di merito che procedurali, fin dal primo grado di giudizio per non vedersi preclusa la possibilità di farle valere nelle fasi successive.

È possibile ottenere l’esenzione IMU per i “beni merce” solo dimostrando che sono iscritti a bilancio?
No. Sebbene la Corte non abbia deciso nel merito, la tesi del Comune, basata sulla normativa, era che l’iscrizione a bilancio non fosse sufficiente, essendo richiesta per legge la presentazione di un’apposita dichiarazione a pena di decadenza dal beneficio.

Si può contestare per la prima volta in Cassazione la mancata presentazione di una dichiarazione fiscale per negare un’esenzione?
No. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile proprio perché questa specifica contestazione non era stata sollevata nei precedenti gradi di giudizio e avrebbe richiesto un accertamento di fatto (verificare se la dichiarazione fosse stata presentata o meno), attività preclusa al giudice di legittimità.

Cosa significa che un ricorso in Cassazione è dichiarato “inammissibile”?
Significa che la Corte non esamina il merito della questione sollevata (cioè non decide chi ha ragione o torto sul punto di diritto), ma lo respinge per un vizio procedurale. In questo caso, il vizio consisteva nell’aver introdotto una questione nuova che necessitava di un’indagine sui fatti, confermando così la decisione del giudice precedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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