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Esenzione IMU beni merce: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul diritto all’esenzione IMU beni merce per un’impresa costruttrice. La controversia nasce da un avviso di accertamento IMU emesso da un Comune per l’anno 2013, relativo a un complesso immobiliare trasformato in box auto. La società contribuente sosteneva che i lavori fossero terminati a ottobre 2013, rientrando così nell’esenzione introdotta dal D.L. 102/2013. La Cassazione ha respinto il ricorso del Comune, confermando che la valutazione sulla data di fine lavori è una questione di fatto non riesaminabile in sede di legittimità e ha ribadito che l’imponibilità sorge con l’ultimazione dei lavori, non con l’accatastamento. Ha invece accolto il ricorso incidentale della società riguardo l’errata compensazione delle spese legali in appello.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU beni merce: Quando si applica agli immobili ristrutturati?

L’esenzione IMU beni merce rappresenta un’agevolazione fiscale cruciale per le imprese di costruzione. Questa misura è pensata per non gravare fiscalmente sugli immobili che costituiscono l’inventario di un’impresa, ovvero quelli costruiti o ristrutturati per essere venduti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sui presupposti per beneficiare di tale esenzione, con particolare riferimento al momento in cui un immobile si considera ‘ultimato’ e alla distinzione tra beni destinati alla vendita e pertinenze. Analizziamo il caso e le conclusioni dei giudici.

I fatti del caso: la controversia sull’IMU 2013

Una società costruttrice ha impugnato un avviso di accertamento IMU per l’anno 2013, emesso da un Comune, relativo a un complesso immobiliare oggetto di un incisivo intervento di ristrutturazione. L’intervento aveva trasformato un’area in un’autorimessa con 82 box auto. La società sosteneva che i lavori fossero terminati il 24 ottobre 2013, data che avrebbe consentito di beneficiare dell’esenzione per i cosiddetti ‘beni merce’, introdotta dal Decreto Legge n. 102 del 2013. La Commissione Tributaria Provinciale aveva accolto il ricorso della società, decisione poi confermata in secondo grado dalla Commissione Tributaria Regionale.

L’appello del Comune e l’esenzione IMU beni merce

Il Comune ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su quattro motivi principali:
1. Omesso esame di un fatto decisivo: Il giudice d’appello non avrebbe considerato che gli immobili risultavano ancora iscritti come ‘lavori in corso’ nella visura catastale del 2013.
2. Carenza di motivazione: La sentenza d’appello avrebbe ritenuto provata la fine dei lavori senza dimostrare l’insussistenza della circostanza dei ‘lavori in corso’.
3. Violazione di legge: I giudici non avrebbero esposto in modo conciso le ragioni di fatto e di diritto della decisione.
4. Errata interpretazione della normativa sui parcheggi: I box auto, realizzati ai sensi della Legge n. 122/1989 (legge Tognoli), non potevano essere ceduti separatamente dall’unità immobiliare principale, essendo legati da un vincolo di pertinenzialità. Ciò, secondo il Comune, li escludeva dalla categoria dei beni destinati alla vendita e, di conseguenza, dall’esenzione IMU beni merce.

La società costruttrice ha resistito con un controricorso, proponendo a sua volta un ricorso incidentale contro la compensazione delle spese legali disposta in appello.

La decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso principale del Comune e ha accolto quello incidentale della società.
I giudici supremi hanno dichiarato inammissibili o infondati tutti i motivi del ricorso del Comune. In particolare, hanno sottolineato che le censure relative alla data di ultimazione dei lavori e alla loro classificazione catastale costituivano tentativi di ottenere un nuovo esame del merito della controversia, operazione preclusa in sede di legittimità. La valutazione dei fatti, inclusa l’interpretazione dei documenti come la DIA di fine lavori, spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado.

Le motivazioni: i principi chiave sull’imponibilità IMU

La Corte ha colto l’occasione per ribadire alcuni principi fondamentali in materia di imposta sugli immobili. Ai fini IMU (e prima ancora ICI), un’unità immobiliare è considerata ‘fabbricato’ e quindi soggetta a imposta dal momento in cui presenta le condizioni per l’iscrizione in catasto, ossia quando i lavori di costruzione sono ultimati o quando l’immobile viene utilizzato. L’effettiva iscrizione al catasto edilizio è un presupposto sufficiente ma non necessario. Ciò che conta è il completamento sostanziale della costruzione, non l’abitabilità formale o la regolarità urbanistica.

Sul punto specifico dell’esenzione IMU beni merce, la Corte ha implicitamente confermato che il presupposto per l’esenzione (l’ultimazione dei lavori) era stato correttamente accertato dai giudici di merito. Riguardo al quarto motivo, la Corte ha specificato che la questione della destinazione dei beni alla vendita, anziché a pertinenza, è un accertamento di fatto. Il Comune, nel suo ricorso, non aveva adeguatamente dimostrato perché la valutazione dei giudici di merito fosse errata in diritto, limitandosi a sollecitare una rivisitazione dei fatti.

Conclusioni: implicazioni pratiche per le imprese edili

Questa ordinanza consolida importanti principi per le imprese del settore edile. Primo, la data che determina l’assoggettabilità a IMU (e, di conseguenza, la potenziale applicazione dell’esenzione) è quella dell’ultimazione effettiva dei lavori, provabile con documentazione come la dichiarazione di fine lavori. Le risultanze catastali possono essere superate da prove concrete. Secondo, il ricorso in Cassazione non può essere utilizzato per rimettere in discussione gli accertamenti fattuali compiuti nei gradi di merito, a meno che non si dimostri un vizio logico o una violazione di legge nell’interpretazione delle prove. Infine, la decisione conferma che la disciplina delle spese processuali segue l’esito del giudizio e non può essere modificata in appello in senso peggiorativo per la parte vittoriosa senza uno specifico motivo di impugnazione.

Da quale momento un immobile in costruzione o ristrutturazione diventa soggetto a IMU?
Un immobile è considerato ‘fabbricato’ e quindi soggetto a IMU dal momento in cui i lavori relativi alla sua costruzione sono ultimati o dal momento in cui viene utilizzato, anche se prima della fine dei lavori. L’iscrizione formale al catasto non è una condizione necessaria, essendo sufficiente che il bene abbia le caratteristiche per essere iscritto.

La classificazione di un immobile come ‘lavori in corso’ al catasto impedisce di ritenerlo ‘ultimato’ ai fini fiscali?
No. La valutazione sull’effettiva ultimazione dei lavori è un accertamento di fatto che il giudice di merito compie sulla base di tutte le prove disponibili (es. dichiarazione di ultimazione lavori – DIA). La risultanza catastale è solo uno degli elementi di prova, ma non è decisiva e può essere superata da altre evidenze.

Un giudice d’appello può compensare le spese legali se conferma la sentenza di primo grado favorevole a una parte?
No, non senza uno specifico motivo di impugnazione. Se la sentenza di primo grado viene confermata, la decisione sulle spese può essere modificata solo se la parte soccombente ha presentato un appello specifico anche su quel punto. In assenza, il giudice non può riformare d’ufficio la statuizione sulle spese in modo peggiorativo per la parte vittoriosa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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