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Esenzione IMU alloggi sociali: la Cassazione decide

Un ente gestore di edilizia pubblica ha contestato un avviso di accertamento IMU, sostenendo il diritto all’esenzione per i suoi immobili qualificati come alloggi sociali. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione di merito che negava il beneficio per mancanza di prova. È stato stabilito che per l’esenzione IMU alloggi sociali è sufficiente che l’immobile sia adibito ad abitazione principale dell’assegnatario, condizione che si presume esistente. L’onere di provare il contrario spetta al Comune. La causa è stata rinviata per un nuovo esame.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU alloggi sociali: la Cassazione fa chiarezza su requisiti e onere della prova

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 30484 del 2024 offre un’analisi cruciale sulla disciplina dell’esenzione IMU per gli alloggi sociali, un tema di grande rilevanza per gli enti di edilizia residenziale pubblica e per le amministrazioni comunali. Questa pronuncia chiarisce in modo definitivo i requisiti necessari per beneficiare dell’esenzione e, soprattutto, definisce a chi spetta l’onere di provare la sussistenza di tali condizioni, ribaltando un orientamento spesso penalizzante per gli enti gestori.

I fatti del caso: la controversia tra Ente gestore e Comune

Un ente per l’edilizia residenziale pubblica si è visto recapitare un avviso di accertamento da parte di un Comune per il mancato pagamento dell’IMU relativa all’anno 2015 su diversi immobili di sua proprietà. L’ente sosteneva che tali immobili, in quanto “alloggi sociali”, fossero esenti dall’imposta.

Se in primo grado la Commissione Tributaria Provinciale aveva dato ragione all’ente, la Commissione Tributaria Regionale aveva ribaltato la decisione. Secondo i giudici d’appello, l’ente non aveva fornito una prova sufficiente che ciascuna singola unità immobiliare possedesse le specifiche caratteristiche richieste dalla normativa per essere definita “alloggio sociale”. Di fatto, la Commissione Regionale aveva posto interamente a carico dell’ente l’onere di dimostrare la sussistenza dei requisiti per l’esenzione.

L’esenzione IMU per gli alloggi sociali secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha cassato la sentenza d’appello, accogliendo le ragioni dell’ente gestore. Il punto centrale della decisione risiede nell’errata applicazione della normativa da parte dei giudici di merito. Essi avevano fondato la loro decisione su principi relativi alla vecchia ICI, mentre la controversia, riguardando l’anno 2015, doveva essere decisa sulla base della specifica disciplina IMU.

La normativa di riferimento (art. 13, comma 2, lett. b, del D.L. 201/2011, come modificato nel tempo) stabilisce che l’esenzione si applica ai “fabbricati di civile abitazione destinati ad alloggi sociali come definiti dal decreto del Ministro delle infrastrutture del 22 aprile 2008”. La Corte ha chiarito che questa esenzione è subordinata all’effettiva adibizione dell’alloggio ad abitazione principale da parte dell’assegnatario.

La presunzione di abitazione principale e l’onere della prova

La vera svolta interpretativa offerta dalla Cassazione riguarda l’onere della prova. Contrariamente a quanto stabilito dalla Commissione Regionale, la Corte ha affermato che la condizione di “abitazione principale” non necessita di una prova ulteriore da parte dell’ente gestore.

Questo perché la residenza anagrafica e la dimora abituale nell’alloggio assegnato costituiscono un obbligo legale per l’assegnatario, la cui violazione può portare alla decadenza dall’assegnazione stessa. Pertanto, la legge crea una sorta di presunzione: se un immobile è qualificato come alloggio sociale e assegnato, si presume che l’assegnatario lo utilizzi come sua abitazione principale.

Di conseguenza, l’onere della prova si inverte: non è più l’ente a dover dimostrare la residenza di ogni singolo assegnatario, ma è l’ente impositore (il Comune) a dover fornire la prova contraria, ossia dimostrare che l’assegnatario non adempie ai suoi obblighi di residenza e dimora.

Le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando diversi errori commessi dai giudici d’appello. In primo luogo, l’applicazione di un quadro normativo superato (quello dell’ICI) invece della disciplina IMU vigente per l’anno d’imposta in questione. In secondo luogo, la sentenza impugnata è stata giudicata carente e astratta, poiché ha negato l’esenzione basandosi su una generica mancanza di prova, senza entrare nel merito delle caratteristiche specifiche degli immobili e senza considerare gli elementi probatori offerti o le istanze istruttorie, come la richiesta di una consulenza tecnica d’ufficio.

La Cassazione ha stabilito che la qualifica di un immobile come “alloggio sociale” secondo i criteri del D.M. 22 aprile 2008 è il presupposto fondamentale. Una volta accertato questo, la condizione dell’abitazione principale si presume fino a prova contraria, che deve essere fornita dall’amministrazione comunale. Questo approccio evita di imporre agli enti gestori un onere probatorio eccessivamente gravoso e spesso difficile da soddisfare.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, cassato la sentenza impugnata e rinviato la causa alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado del Lazio. Quest’ultima dovrà riesaminare la controversia attenendosi al seguente principio di diritto: l’esenzione IMU per gli alloggi sociali è subordinata all’adibizione dell’immobile ad abitazione principale dell’assegnatario. Tale requisito, tuttavia, si presume soddisfatto, in quanto rientra tra gli obblighi legali dell’assegnatario. Spetta all’ente impositore fornire la prova dell’eventuale inadempimento per poter negare l’esenzione.

Quali sono i requisiti per ottenere l’esenzione IMU per gli alloggi sociali?
Per ottenere l’esenzione, l’immobile deve essere qualificato come “alloggio sociale” secondo la definizione del Decreto Ministeriale del 22 aprile 2008 e deve essere adibito ad abitazione principale dall’assegnatario.

A chi spetta l’onere di provare che un alloggio sociale è utilizzato come abitazione principale?
Secondo la Corte di Cassazione, la condizione di abitazione principale si presume. Pertanto, l’onere di provare il contrario, ovvero che l’assegnatario non risiede abitualmente nell’alloggio, spetta all’ente impositore (il Comune).

Gli alloggi gestiti dagli ex IACP (ora ATER) sono automaticamente considerati “alloggi sociali” ai fini dell’esenzione IMU?
No. La normativa distingue tra alloggi di edilizia residenziale pubblica generici (ex IACP) e “alloggi sociali”. L’esenzione totale dall’IMU è prevista solo per questi ultimi, che devono possedere le specifiche caratteristiche individuate dal decreto interministeriale del 2008. Per gli altri alloggi ex IACP è prevista un’agevolazione diversa (una detrazione).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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