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Esenzione IMU alloggi sociali: la Cassazione decide

Un’Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale (ATER) si è opposta a un avviso di accertamento IMU emesso da un Comune, sostenendo il diritto all’esenzione IMU alloggi sociali. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Comune, confermando la decisione di secondo grado. La Corte ha chiarito che l’esenzione è applicabile se l’ente prova che gli immobili possiedono le caratteristiche di “alloggio sociale”, ma ha anche sottolineato il dovere di collaborazione del Comune, che non può richiedere prove su dati di cui è già a conoscenza.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU alloggi sociali: la Cassazione fa chiarezza su onere della prova e collaborazione

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi su un tema di grande rilevanza per gli enti locali e le aziende di edilizia residenziale pubblica: l’esenzione IMU alloggi sociali. La decisione chiarisce i confini dell’agevolazione fiscale, soffermandosi in particolare sul riparto dell’onere della prova tra contribuente ed ente impositore e sul principio di buona fede che deve governare i loro rapporti.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento IMU per l’anno 2018, notificato da un Comune a un’Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale (ATER). L’ente impositore contestava il mancato versamento dell’imposta per un importo superiore a 50.000 euro, relativo a diversi alloggi di edilizia residenziale pubblica. Il Comune negava l’applicabilità dell’esenzione prevista per gli “alloggi sociali”, ritenendo che gli immobili dell’ATER non rientrassero in tale categoria.

L’ATER impugnava l’atto, ottenendo ragione in secondo grado. La Corte di giustizia tributaria regionale accoglieva l’appello dell’azienda, riconoscendo il diritto all’esenzione e condannando il Comune alla rifusione delle spese legali. Insoddisfatto, il Comune proponeva ricorso per cassazione, articolando tre motivi di doglianza.

Le argomentazioni del Comune ricorrente

Il Comune basava il proprio ricorso su tre punti principali:
1. Errata applicazione della norma sull’esenzione: Sosteneva che gli immobili ATER non potessero beneficiare dell’esenzione totale, ma solo di una detrazione, in quanto non assimilabili agli “alloggi sociali” come definiti dalla normativa di riferimento.
2. Violazione delle regole sull’onere della prova: Riteneva che spettasse all’ATER dimostrare, per ogni singolo immobile, la sussistenza dei requisiti per essere qualificato come “alloggio sociale”, prova che a suo dire non era stata fornita.
3. Errata condanna alle spese: Contestava la condanna al pagamento integrale delle spese di giudizio, sostenendo che, data l’incertezza giurisprudenziale sul tema, il giudice avrebbe dovuto disporre la compensazione, totale o parziale.

La Decisione della Corte sulla esenzione IMU alloggi sociali

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso del Comune, confermando la sentenza di secondo grado favorevole all’ATER. I giudici di legittimità hanno analizzato e respinto ciascuno dei motivi proposti, fornendo importanti chiarimenti sull’applicazione della normativa fiscale in materia.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto il primo motivo infondato. Ha ribadito che l’esenzione IMU alloggi sociali è applicabile anche agli immobili di proprietà ATER, a condizione che questi possiedano in concreto le caratteristiche previste dal Decreto Ministeriale del 22 aprile 2008. Non si tratta, quindi, di un’esenzione automatica per tutti gli immobili ATER, ma di un beneficio legato alla specifica destinazione e alle caratteristiche dell’alloggio, che devono essere provate.

Di particolare interesse è la motivazione con cui è stato dichiarato inammissibile il secondo motivo, relativo all’onere della prova. La Cassazione ha affermato che il giudice di secondo grado non ha operato un’inversione dell’onere probatorio. Piuttosto, ha ritenuto che la prova della natura di “alloggi sociali” emergesse dagli atti di causa, anche in via presuntiva. Soprattutto, la Corte ha valorizzato il principio di collaborazione e buona fede (sancito dallo Statuto dei diritti del contribuente), sottolineando come il Comune fosse già a conoscenza delle caratteristiche degli immobili, essendo un ente che partecipa direttamente alle procedure di assegnazione. Di conseguenza, l’ente impositore non può limitarsi a contestare genericamente, ma deve fornire elementi specifici per dimostrare la non conformità degli alloggi ai requisiti di legge, senza richiedere al contribuente informazioni che già possiede.

Infine, è stato respinto anche il terzo motivo relativo alle spese legali. La Corte ha ricordato che la decisione sulla compensazione delle spese rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e non è sindacabile in Cassazione, salvo che la condanna sia stata posta a carico della parte interamente vittoriosa. La quantificazione, inoltre, è rimessa al prudente apprezzamento del giudice, nel rispetto dei limiti tariffari.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un importante principio: sebbene spetti al contribuente provare i presupposti per un’agevolazione fiscale, l’ente impositore non può assumere un atteggiamento meramente passivo o vessatorio. In base al principio di leale collaborazione, l’amministrazione finanziaria ha il dovere di utilizzare le informazioni già in suo possesso. Nel caso specifico dell’esenzione IMU alloggi sociali, se il Comune è coinvolto nel processo di assegnazione, non può pretendere che l’ATER fornisca prove su dati e caratteristiche che lo stesso Comune conosce o dovrebbe conoscere. La decisione rappresenta un monito a un’azione amministrativa più collaborativa e meno formalistica, bilanciando le esigenze erariali con i diritti del contribuente.

Gli immobili degli enti ATER hanno diritto automaticamente all’esenzione IMU?
No, l’esenzione non è automatica. Si applica solo agli immobili che possiedono le specifiche caratteristiche di “alloggi sociali”, come definiti dalla normativa (d.interm. 22 aprile 2008). L’ente proprietario deve provare in concreto la presenza di tali requisiti.

A chi spetta l’onere di provare i requisiti per l’esenzione IMU alloggi sociali?
In linea di principio, l’onere della prova spetta al contribuente (l’ente ATER) che invoca l’esenzione. Tuttavia, la Corte ha specificato che il Comune, in virtù del principio di collaborazione e buona fede, non può richiedere documenti o informazioni di cui è già in possesso, essendo partecipe delle procedure di assegnazione degli alloggi.

Può il giudice condannare il Comune al pagamento integrale delle spese legali anche se esiste un contrasto giurisprudenziale sulla materia?
Sì. La decisione sulla compensazione delle spese è discrezionale. La Corte di Cassazione ha ritenuto infondata la lamentela del Comune, confermando che la valutazione sulla condanna alle spese o sulla loro compensazione spetta al giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità, se non per violazioni di legge come la condanna della parte totalmente vittoriosa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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