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Esenzione IMU alloggi sociali: la Cassazione decide

Un’azienda di edilizia residenziale pubblica ha richiesto l’esenzione IMU per i suoi immobili, equiparandoli ad alloggi sociali. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che l’esenzione IMU alloggi sociali non è automatica. L’ordinanza chiarisce che il canone di locazione, seppur ridotto, non è “simbolico” quando è destinato a coprire i costi di gestione e manutenzione. Tale caratteristica qualifica l’attività come economica, escludendola dal beneficio fiscale della piena esenzione e ammettendo solo una detrazione.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU alloggi sociali: quando il canone non è simbolico

L’esenzione IMU alloggi sociali è un tema di grande rilevanza che tocca la gestione del patrimonio immobiliare pubblico e le politiche abitative. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è intervenuta per tracciare una linea netta tra gli alloggi di edilizia residenziale pubblica in generale e quelli che possono legittimamente beneficiare dell’esenzione totale dall’imposta municipale. La decisione sottolinea un criterio fondamentale: la natura non commerciale dell’attività, che viene meno se il canone richiesto, per quanto ridotto, è finalizzato a coprire i costi.

I Fatti di Causa

Una Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale Pubblica (ATERP) ha impugnato un avviso di accertamento IMU relativo all’annualità 2016, emesso da un Comune calabrese. L’azienda sosteneva di avere diritto all’esenzione totale dall’imposta, in quanto i suoi immobili erano destinati a finalità sociali, ovvero locati a nuclei familiari economicamente svantaggiati. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado avevano respinto le ragioni dell’ente, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

La distinzione tra edilizia pubblica e l’esenzione IMU alloggi sociali

La Corte Suprema ha colto l’occasione per fare chiarezza su un punto nodale della normativa fiscale. Il legislatore ha previsto trattamenti fiscali diversi per due categorie di immobili che, sebbene simili nella finalità, sono giuridicamente distinte:

1. Alloggi di edilizia residenziale pubblica: Si tratta di immobili regolarmente assegnati da enti come gli ex Istituti Autonomi Case Popolari (IACP), ora ATERP. Per questi, la legge prevede un’agevolazione specifica, ovvero una detrazione fissa di 200 euro dall’imposta dovuta.
2. Alloggi sociali: Questa è una categoria più ristretta, i cui requisiti sono definiti dal Decreto Ministeriale del 22 aprile 2008. Solo gli immobili che rispettano tali parametri (dimensionali, costruttivi, ecc.) sono equiparati all’abitazione principale e, dal 1° gennaio 2014, godono dell’esenzione totale dall’IMU.

La ricorrente sosteneva che la natura sociale della sua attività dovesse essere sufficiente a far rientrare i propri immobili nella seconda categoria. La Cassazione, tuttavia, ha rigettato questa interpretazione estensiva.

Le motivazioni

Il cuore del ragionamento della Corte risiede nella valutazione della natura dell’attività svolta dall’ente. L’esenzione dall’IMU, come per l’ICI in passato, è strettamente legata allo svolgimento di attività con modalità non commerciali. Secondo la giurisprudenza nazionale ed europea, un’attività è non commerciale se svolta a titolo gratuito o dietro versamento di un corrispettivo meramente simbolico.

Un canone è considerato simbolico quando è del tutto slegato dai costi del servizio e non instaura un vero rapporto sinallagmatico (a prestazioni corrispettive). Al contrario, il canone percepito dall’ATERP, sebbene inferiore ai valori di mercato, non poteva essere definito tale. La stessa legge regionale di riferimento stabilisce che tale canone è diretto a:
– Compensare i costi di amministrazione, gestione e manutenzione.
– Consentire il recupero di una parte delle risorse investite per la realizzazione degli alloggi.
– Finanziare il reinvestimento per la costruzione di nuovi alloggi.

Questi elementi dimostrano inequivocabilmente che il canone, essendo parametrato ai costi, remunera il capitale investito e configura l’attività di locazione come economica. Anche se persegue finalità sociali, l’attività non perde il suo carattere economico, precludendo così l’accesso all’esenzione totale.

Le conclusioni

La Corte di Cassazione ha concluso che la sentenza impugnata era corretta nel negare l’esenzione IMU alloggi sociali. I principi affermati sono chiari: non è sufficiente la finalità sociale dell’ente per ottenere l’esenzione totale. È necessario che l’immobile rientri nella specifica definizione di ‘alloggio sociale’ e che l’attività di locazione sia svolta con modalità non commerciali, ovvero con un canone realmente simbolico e non finalizzato alla copertura dei costi. In assenza di tali requisiti, agli immobili di edilizia residenziale pubblica si applica unicamente la detrazione d’imposta prevista per legge.

Tutti gli immobili di edilizia residenziale pubblica hanno diritto all’esenzione IMU?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che solo gli immobili che rientrano nella specifica definizione normativa di ‘alloggi sociali’ (secondo il DM 22.04.2008) possono beneficiare dell’esenzione totale. Per gli altri immobili di edilizia residenziale pubblica è prevista solo una detrazione fissa di 200 euro.

Cosa si intende per canone ‘simbolico’ ai fini dell’esenzione IMU alloggi sociali?
Un canone è ‘simbolico’ quando è un importo talmente esiguo da non avere una reale funzione di corrispettivo, risultando slegato dai costi di gestione, manutenzione e amministrazione del servizio. Se il canone, anche se ridotto, è calcolato per coprire tali costi, l’attività è considerata economica e non dà diritto all’esenzione.

Perché un canone inferiore a quello di mercato non è sufficiente per ottenere l’esenzione IMU?
Perché il criterio decisivo non è il confronto con il mercato, ma la natura dell’attività. Se il canone è strutturato per remunerare il capitale investito e coprire i costi operativi, l’attività svolta dall’ente è di natura economica, anche se persegue scopi sociali. Questo carattere economico esclude l’applicazione dell’esenzione totale, che è riservata alle attività non commerciali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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