LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Esenzione IMU abitazione principale: no per le società

Una società si è vista negare il diritto all’esenzione IMU per un immobile adibito a residenza del proprio amministratore. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5445/2025, ha confermato che l’esenzione IMU abitazione principale è un beneficio riservato esclusivamente alle persone fisiche che sono proprietarie dell’immobile e vi risiedono, escludendo categoricamente le persone giuridiche come le società.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU Abitazione Principale: Negata alle Società anche se l’Amministratore ci Vive

L’esenzione IMU abitazione principale è uno dei benefici fiscali più conosciuti dai cittadini, ma i suoi confini applicativi possono generare dubbi, specialmente in situazioni complesse. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 5445 del 2025) ha chiarito in modo definitivo una questione importante: una società può usufruire di questa esenzione per un immobile di sua proprietà in cui risiede il proprio amministratore? La risposta della Suprema Corte è stata un netto no, ribadendo la natura strettamente personale del beneficio.

Il Caso: una Società e l’IMU sull’Immobile dell’Amministratore

Una società a responsabilità limitata ha ricevuto un avviso di accertamento dal Comune per il mancato versamento parziale dell’IMU relativa all’anno 2013. L’accertamento riguardava due immobili di proprietà della società: un opificio industriale e un’abitazione annessa. La controversia è nata proprio su quest’ultima, per la quale la società riteneva di aver diritto all’esenzione IMU, dato che era utilizzata come residenza anagrafica e dimora abituale dal suo amministratore unico e dalla sua famiglia.

La società ha impugnato l’atto, ma sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale hanno respinto le sue ragioni. Secondo i giudici di merito, l’esenzione è legata alla soggettività passiva d’imposta: solo il proprietario dell’immobile, se persona fisica, può beneficiarne. La società, in quanto persona giuridica proprietaria, non poteva soddisfare questo requisito. Di conseguenza, il caso è approdato in Cassazione.

La Decisione della Cassazione e la Negata Esenzione IMU Abitazione Principale

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando le decisioni dei gradi precedenti e fornendo importanti chiarimenti sull’interpretazione delle norme che regolano l’IMU.

La Distinzione tra Persona Fisica e Giuridica

Il cuore della decisione risiede nella netta distinzione tra persone fisiche e persone giuridiche. Le norme sull’IMU (in particolare il D.Lgs. 23/2011 e il D.L. 201/2011) definiscono i soggetti passivi dell’imposta come i proprietari di immobili o i titolari di diritti reali di godimento. L’esenzione per l’abitazione principale, tuttavia, è specificamente pensata per le persone fisiche. Essa presuppone due requisiti inscindibili: la titolarità del diritto sull’immobile e l’utilizzo dello stesso come dimora abituale e residenza anagrafica da parte del titolare e del suo nucleo familiare.

Una società, essendo un soggetto giuridico, può essere proprietaria di un immobile, ma non può, per sua natura, avere una “dimora abituale” o una “residenza anagrafica”. Anche se il suo legale rappresentante abita nell’immobile, egli agisce come mero detentore, non come titolare del diritto di proprietà a titolo personale.

Il Principio di Diritto Enunciato dalla Corte

Per fugare ogni dubbio, la Cassazione ha enunciato un principio di diritto chiaro e vincolante: l’esenzione IMU per l’abitazione principale spetta in via esclusiva alle persone fisiche titolari del diritto di proprietà o di altro diritto reale di godimento sull’immobile, che vi abbiano fissato dimora e residenza. Di conseguenza, il beneficio non può competere a una società, neanche se un suo amministratore o socio destina l’immobile a propria abitazione. Vi osta, secondo la Corte, “l’inscindibilità tra la titolarità del diritto presupposto ed il godimento abitativo dell’immobile in capo al medesimo soggetto”.

le motivazioni della sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione basandosi su un’interpretazione sistematica e rigorosa della normativa fiscale. Le agevolazioni tributarie, per loro natura, sono disposizioni eccezionali e non possono essere applicate per analogia a casi non espressamente previsti. La legge ha chiaramente inteso limitare il beneficio dell’esenzione alla dimora principale del contribuente-persona fisica, senza estenderlo al patrimonio immobiliare delle società.

L’amministratore che vive nell’immobile della società non è il soggetto passivo dell’imposta; il soggetto passivo è la società stessa. Non è possibile “scindere” i requisiti, attribuendo la proprietà alla società e la residenza alla persona fisica, per ottenere un’esenzione che la legge non prevede. La Corte ha richiamato precedenti pronunce in cui aveva già negato benefici simili a società di mero godimento, rafforzando l’orientamento secondo cui la natura del soggetto passivo (persona fisica) è un presupposto essenziale e non derogabile.

le conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale in materia di tributi locali: l’esenzione IMU per l’abitazione principale è un diritto personale e non può essere esteso alle società o altri enti. La decisione ha importanti implicazioni pratiche per le imprese che possiedono immobili ad uso abitativo concessi ai propri amministratori o soci. Tali immobili sono da considerarsi a tutti gli effetti soggetti a IMU secondo le aliquote ordinarie, senza possibilità di accedere al regime di favore previsto per le abitazioni principali. Per le società, è quindi cruciale una corretta pianificazione fiscale che tenga conto di questo consolidato orientamento giurisprudenziale per evitare contenziosi con gli enti locali.

Una società può beneficiare dell’esenzione IMU per l’abitazione principale?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’esenzione spetta esclusivamente alle persone fisiche che sono titolari del diritto di proprietà (o di altro diritto reale) e che hanno fissato la loro dimora e residenza nell’immobile. Le società, in quanto persone giuridiche, sono escluse.

Se l’amministratore di una società risiede in un immobile di proprietà della stessa, l’immobile è considerato abitazione principale ai fini IMU?
No. Anche se l’amministratore vi dimora abitualmente, la titolarità del bene è in capo alla società. Per ottenere l’esenzione, il soggetto che abita l’immobile deve essere anche il soggetto passivo d’imposta (il proprietario persona fisica). L’amministratore è considerato un mero detentore, non il titolare del diritto.

Cosa è necessario perché un immobile sia tassato come fabbricato e non come area edificabile ai fini IMU?
Secondo la decisione, per la tassazione come fabbricato è sufficiente il suo censimento in catasto con attribuzione di rendita. L’eventuale mancanza del certificato di agibilità è irrilevante a questi fini.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati