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Esenzione IMU abitazione principale: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 32183/2024, ha rigettato il ricorso di una contribuente che chiedeva l’esenzione IMU abitazione principale per un immobile in comproprietà con il fratello e la riduzione per un altro immobile ritenuto inagibile. La Corte ha chiarito che l’esenzione spetta solo sulla quota di proprietà dell’immobile in cui si ha effettivamente la residenza. Per l’inagibilità, ha stabilito che è onere del contribuente dimostrare la persistenza dello stato di fatiscenza nel tempo, non potendosi presumere che una condizione accertata anni prima sia rimasta invariata.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU abitazione principale: la Cassazione fa chiarezza su comproprietà e inagibilità

La questione della esenzione IMU abitazione principale torna al centro del dibattito con una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 32183 del 2024. Questa decisione affronta due temi di grande interesse per i proprietari di immobili: l’applicazione dell’esenzione in caso di comproprietà tra familiari residenti in unità distinte e la riduzione dell’imposta per gli immobili inagibili. La Corte fornisce chiarimenti fondamentali, consolidando i principi emersi dopo la storica sentenza della Corte Costituzionale n. 209/2022.

I Fatti del Caso: La Controversia su IMU tra Fratelli

Una contribuente si opponeva a degli avvisi di accertamento IMU per gli anni 2012-2013, relativi a immobili posseduti in comproprietà al 50% con il fratello. La contribuente riteneva di aver diritto all’esenzione totale per l’abitazione principale, nonostante il fratello risiedesse in un’unità immobiliare attigua, e alla riduzione del 50% per un terzo immobile, sostenendone lo stato di inagibilità sulla base di un’attestazione del Comune risalente al 2001.

Mentre la Commissione Tributaria Provinciale le aveva dato ragione, la Commissione Tributaria Regionale aveva ribaltato la decisione, accogliendo l’appello del Comune. La questione è così giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso della contribuente, confermando la decisione dei giudici regionali. La Corte ha analizzato separatamente i due motivi di ricorso, offrendo interpretazioni cruciali sia sull’esenzione per l’abitazione principale sia sulla riduzione per inagibilità.

Analisi sulla Esenzione IMU Abitazione Principale

Il cuore della decisione ruota attorno all’interpretazione del concetto di abitazione principale. La Cassazione, richiamando la sentenza della Corte Costituzionale n. 209/2022, ha ribadito che il requisito della residenza e della dimora abituale del nucleo familiare del possessore è stato superato. Ora, per ottenere il beneficio, è sufficiente che il possessore dell’immobile vi dimori abitualmente e vi risieda anagraficamente.

Nel caso specifico, tuttavia, questo principio non porta all’esenzione totale richiesta. Essendo l’immobile in comproprietà, l’agevolazione spetta a ciascun comproprietario solo in proporzione alla sua quota e a condizione che l’immobile costituisca la sua personale abitazione principale.

Di conseguenza, la contribuente ha diritto all’esenzione IMU, ma limitatamente alla sua quota del 50% dell’immobile in cui risiede. Per la sua quota di proprietà del secondo immobile, dove risiede il fratello, è tenuta al pagamento dell’imposta ordinaria, poiché per lei quell’unità immobiliare costituisce un ‘altro fabbricato’.

La Questione dell’Immobile Inagibile

Per quanto riguarda il terzo e quarto motivo di ricorso, relativi alla presunta inagibilità di un’altra unità immobiliare, la Cassazione ha respinto le argomentazioni della contribuente. La Corte ha sottolineato che la riduzione del 50% dell’IMU per inagibilità o inabitabilità non è un beneficio permanente che si protrae automaticamente negli anni.

È onere del contribuente dimostrare la persistenza di tale stato. Un’attestazione di inagibilità del 2001 non può essere considerata prova sufficiente per gli anni 2012 e 2013, un lasso di tempo di oltre un decennio. Inoltre, la Corte ha dato peso a una documentazione prodotta dal Comune (una CILA del 2017) che attestava l’inizio di lavori di manutenzione sull’immobile, un fatto che contraddiceva la tesi della persistente fatiscenza. La Commissione regionale aveva quindi correttamente concluso che non sussistevano più le condizioni per l’agevolazione.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri. Sul primo punto, si allineano pienamente alla rivoluzione copernicana introdotta dalla Corte Costituzionale, che ha svincolato l’agevolazione IMU dalla residenza dell’intero ‘nucleo familiare’, legandola invece alla situazione soggettiva del singolo possessore. Questo principio, tuttavia, deve essere calato nella realtà della comproprietà, dove il beneficio fiscale si fraziona in base alle quote e all’effettivo utilizzo da parte di ciascun titolare. Sul secondo punto, la Corte applica un rigoroso principio sull’onere della prova: chi chiede un’agevolazione fiscale deve dimostrare di possederne i requisiti, non solo al momento della richiesta iniziale, ma per tutto il periodo per cui ne beneficia, specialmente quando si tratta di una condizione di fatto come l’inagibilità, che può mutare nel tempo.

Le Conclusioni

L’ordinanza n. 32183/2024 offre due importanti lezioni pratiche per i contribuenti. Primo, in caso di immobili in comproprietà, l’esenzione IMU abitazione principale si applica pro-quota e solo all’unità effettivamente utilizzata come tale dal singolo comproprietario. Non è possibile estendere il beneficio alla propria quota di altri immobili, anche se abitati da familiari. Secondo, la riduzione per inagibilità richiede una prova continua e aggiornata; non si può fare affidamento su vecchie certificazioni, soprattutto se ci sono evidenze di interventi di ristrutturazione. La decisione ribadisce la necessità per i contribuenti di documentare attentamente la propria situazione per poter legittimamente accedere ai benefici fiscali.

Come si applica l’esenzione IMU per l’abitazione principale in caso di immobile in comproprietà tra fratelli che vivono in unità immobiliari distinte ma attigue?
L’esenzione spetta a ciascun comproprietario limitatamente alla propria quota di proprietà (nel caso di specie, il 50%) e solo per l’unità immobiliare in cui ha effettivamente stabilito la propria residenza anagrafica e dimora abituale. Sulla quota di proprietà dell’altra unità, abitata dal fratello, si è tenuti a versare l’IMU ordinaria.

La residenza dell’intero nucleo familiare è ancora un requisito per l’esenzione IMU sull’abitazione principale?
No. A seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 209 del 2022, per ottenere l’esenzione è sufficiente che il possessore dell’immobile vi dimori abitualmente e risieda anagraficamente, a prescindere da dove risiedano gli altri componenti del suo nucleo familiare.

Una certificazione di inagibilità di un immobile rilasciata anni prima è sufficiente per ottenere la riduzione dell’IMU al 50% per gli anni successivi?
No. La Corte ha stabilito che è onere del contribuente dimostrare la persistenza dello stato di inagibilità per gli anni per cui chiede l’agevolazione. Una certificazione datata non è considerata una prova sufficiente, specialmente se esistono elementi (come lavori di manutenzione) che suggeriscono un ripristino dell’agibilità nel frattempo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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