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Esenzione imposta successione: valida anche in comunione

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’esenzione imposta successione per il trasferimento di partecipazioni societarie spetta anche quando gli eredi acquisiscono il controllo della società in regime di comunione ereditaria. La sentenza chiarisce che la finalità della norma è favorire il passaggio generazionale dell’impresa, a condizione che i discendenti si impegnino a proseguire l’attività per almeno cinque anni, e non richiede una corrispondenza perfetta tra singoli soci e titolarità delle quote.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione Imposta Successione: La Cassazione Conferma il Beneficio Anche per le Quote in Comunione Ereditaria

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale in materia di esenzione imposta successione per i trasferimenti di partecipazioni societarie. Con la sentenza n. 18732 del 2024, i giudici hanno stabilito che il beneficio fiscale spetta ai discendenti anche quando l’acquisizione del controllo sulla società avviene tramite una comunione ereditaria. Questa decisione rafforza la tutela del passaggio generazionale delle imprese, ponendo l’accento sulla sostanza dell’operazione piuttosto che sulla forma giuridica della titolarità.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un avviso di rettifica e liquidazione con cui l’Agenzia delle Entrate negava ad alcuni eredi l’esenzione dall’imposta di successione sul trasferimento di quote di una società. Secondo l’Ufficio fiscale, il trasferimento delle partecipazioni ai discendenti non garantiva l’acquisizione del controllo societario ai sensi della normativa vigente, poiché le quote erano confluite in una comunione ereditaria.

I contribuenti, ritenendo illegittima la pretesa fiscale, hanno impugnato l’atto. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale hanno dato loro ragione, annullando l’avviso e riconoscendo il diritto all’esenzione. L’Agenzia delle Entrate, non soddisfatta dell’esito, ha quindi proposto ricorso per cassazione, sostenendo un’errata applicazione della legge.

La Decisione della Corte e l’Esenzione Imposta Successione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dall’Agenzia delle Entrate, confermando la decisione dei giudici di merito e condannando l’amministrazione finanziaria al pagamento delle spese legali. I giudici supremi hanno chiarito che la presenza di una comunione ereditaria sulle quote non impedisce di per sé l’applicazione dell’esenzione imposta successione.

Il punto cruciale, secondo la Corte, è che il trasferimento, nel suo complesso, consenta ai discendenti di acquisire o integrare il controllo della società. La norma, infatti, non fa distinzioni sul tipo di comunione né richiede una perfetta corrispondenza soggettiva tra i singoli eredi e la titolarità individuale delle quote per il controllo societario.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha fondato la sua decisione sulla ratio dell’art. 3, comma 4-ter, del D.Lgs. 346/1990. L’obiettivo del legislatore è quello di favorire la continuità dell’impresa attraverso il passaggio generazionale, evitando che il carico fiscale della successione possa mettere a rischio la stabilità aziendale.

Per questo motivo, l’esenzione è concessa quando, per effetto del trasferimento delle quote, i discendenti acquisiscono o ‘integrano’ il controllo della società ai sensi dell’art. 2359 c.c. Il termine ‘integrazione’ suggerisce che il beneficio è applicabile anche quando gli eredi già detenevano parte delle quote, che sommate a quelle ereditate, conferiscono loro il controllo.

La Cassazione ha ribadito un principio già espresso in precedenza (sentenza n. 7429/2021), secondo cui nel caso di trasferimento a più discendenti in comproprietà, il beneficio è riconosciuto a condizione che i diritti vengano esercitati tramite un rappresentante comune che disponga della maggioranza dei voti nell’assemblea ordinaria. In questo modo si realizza l’effettivo passaggio del controllo dai disponenti ai discendenti, che è il vero obiettivo della norma.

Le Conclusioni

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche per la pianificazione dei passaggi generazionali nelle imprese familiari. Viene confermato che l’elemento sostanziale, ovvero il trasferimento effettivo del controllo gestionale ai discendenti, prevale sugli aspetti puramente formali, come la titolarità delle quote in regime di comunione. Gli eredi possono quindi beneficiare dell’esenzione fiscale, a patto che si impegnino a proseguire l’attività d’impresa per almeno cinque anni, garantendo così quella continuità aziendale che il legislatore ha inteso proteggere.

L’esenzione dall’imposta di successione sulle partecipazioni sociali si applica se le quote vengono ereditate da più discendenti in comunione?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il beneficio fiscale si applica anche quando il trasferimento delle quote a più discendenti determina una situazione di comunione ereditaria, a condizione che attraverso tale trasferimento essi acquisiscano o integrino il controllo della società.

Qual è la finalità della norma che prevede l’esenzione fiscale per il trasferimento di quote societarie ai discendenti?
La finalità (ratio) della norma è quella di favorire il passaggio generazionale delle imprese, evitando che l’imposta di successione possa ostacolare la continuità dell’attività aziendale. L’obiettivo è garantire che il controllo dell’impresa passi effettivamente ai discendenti.

Cosa devono fare gli eredi per beneficiare dell’esenzione, oltre ad acquisire il controllo della società?
Gli eredi che acquisiscono o integrano il controllo della società devono impegnarsi, per un periodo non inferiore a cinque anni dalla data del trasferimento, a proseguire l’esercizio dell’attività d’impresa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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