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Esenzione ICI uso promiscuo: Cassazione conferma

Un istituto religioso ha richiesto l’esenzione ICI per un immobile con uso promiscuo: in parte abitazione per le suore, in parte alloggio a pagamento per studenti. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la tassazione. La decisione si fonda sul principio che l’esenzione ICI uso promiscuo non è applicabile se la parte non commerciale è strumentale all’attività commerciale prevalente. Inoltre, il ricorso è stato giudicato generico e l’istituto non ha fornito prove sufficienti a distinguere l’uso esclusivamente religioso dell’immobile.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione ICI uso promiscuo: quando l’attività commerciale esclude il beneficio

La questione dell’Esenzione ICI uso promiscuo per gli enti religiosi torna al centro del dibattito con una recente ordinanza della Corte di Cassazione. La Suprema Corte ha stabilito che un immobile utilizzato sia per finalità di culto e alloggio di religiosi, sia per un’attività commerciale come l’affitto a studenti, non può beneficiare dell’esenzione fiscale se l’attività non commerciale è meramente strumentale a quella lucrativa. Analizziamo insieme la vicenda e le importanti conclusioni dei giudici.

I Fatti di Causa

Un istituto religioso si era opposto a un avviso di accertamento fiscale relativo all’Imposta Comunale sugli Immobili (ICI) per un anno d’imposta passato. La proprietà in questione era utilizzata in modo promiscuo: per il 25% come abitazione delle suore e per scopi religiosi, e per il restante 75% come alloggio a pagamento per studenti universitari.
In primo grado, i giudici tributari avevano parzialmente accolto le ragioni dell’istituto, concedendo l’esenzione per la quota del 25% dell’immobile. Tuttavia, la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado, in accoglimento dell’appello del Comune, aveva riformato la decisione, negando completamente l’esenzione.
L’istituto religioso ha quindi presentato ricorso in Cassazione per contestare quest’ultima sentenza.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso dell’istituto religioso, confermando la piena tassabilità dell’immobile. La decisione si basa su una serie di argomentazioni giuridiche precise, che chiariscono i limiti dell’esenzione fiscale per gli immobili a uso misto.

Le Motivazioni sull’Esenzione ICI uso promiscuo

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su diversi pilastri argomentativi.

Inammissibilità del Ricorso per Genericità

In primo luogo, il ricorso è stato giudicato generico. I giudici hanno osservato che l’istituto si era limitato a riproporre le stesse tesi difensive già presentate nei gradi di merito, senza confrontarsi specificamente con le motivazioni della sentenza d’appello. Un simile approccio equivale a un ‘non motivo’, rendendo il ricorso inammissibile.

Il Principio di Diritto sull’Uso Strumentale

Il cuore della motivazione risiede nell’applicazione di un principio consolidato in giurisprudenza. L’esenzione ICI prevista per gli immobili destinati ad attività di religione o di culto non spetta se la presenza degli alloggi dei religiosi è strumentale allo svolgimento di un’attività principale di natura oggettivamente commerciale. Nel caso di specie, l’alloggio delle suore era funzionale alla gestione dell’attività di studentato, esercitata dietro pagamento di una retta di mercato.

Onere della Prova non Soddisfatto

La Cassazione ha inoltre evidenziato come la sentenza d’appello avesse correttamente rilevato l’assenza di prove concrete sulla porzione di immobile effettivamente utilizzata per uso religioso e di alloggio delle suore. L’istituto, anche in sede di legittimità, non ha contestato questa carenza probatoria, che rappresenta un elemento cruciale per ottenere l’esenzione.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un concetto fondamentale per tutti gli enti non commerciali e religiosi: per beneficiare dell’esenzione ICI/IMU, non è sufficiente che una parte dell’immobile sia destinata a finalità meritevoli. È necessario dimostrare in modo inequivocabile che tali finalità non siano accessorie o strumentali a un’attività commerciale prevalente. L’onere di fornire una prova rigorosa della separazione, sia fisica che funzionale, delle diverse attività ricade interamente sul contribuente. In assenza di tale prova, l’intero immobile è soggetto a tassazione, consolidando un orientamento che mira a prevenire un uso elusivo dei benefici fiscali.

Un ente religioso ha diritto all’esenzione ICI per un immobile utilizzato sia per scopi di culto che commerciali?
No, secondo questa ordinanza l’esenzione non spetta se l’attività non commerciale (es. alloggio per le suore) è strumentale all’attività commerciale prevalente (es. studentato a pagamento). La natura commerciale dell’attività principale attrae l’intero immobile nel regime di tassazione.

Perché il ricorso dell’istituto è stato respinto dalla Cassazione?
Il ricorso è stato respinto per due motivi principali: è stato ritenuto ‘generico’, in quanto si limitava a ripetere le argomentazioni precedenti senza contestare le specifiche motivazioni della sentenza d’appello; inoltre, l’istituto non ha fornito prove sufficienti a dimostrare l’uso esclusivo per fini religiosi della porzione di immobile per cui richiedeva l’esenzione.

L’incertezza sulla normativa giustifica l’annullamento delle sanzioni?
No. La Corte ha chiarito che non sussiste alcuna incertezza normativa quando la giurisprudenza della Cassazione sul punto è consolidata e chiara. Eventuali decisioni contrastanti dei giudici di merito non sono sufficienti a creare una ‘obiettiva condizione di incertezza’ che possa giustificare la disapplicazione delle sanzioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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