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Esenzione ICI: prova a carico del contribuente

Una Diocesi ha richiesto l’esenzione ICI per un immobile accatastato come seminario, sostenendo fosse utilizzato per l’esercizio del culto. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei giudici di merito, ha respinto il ricorso. Il principio chiave affermato è che l’onere della prova per l’esenzione ICI spetta al contribuente. Non è sufficiente la destinazione catastale dell’immobile; l’ente deve dimostrare concretamente che l’attività svolta al suo interno sia esclusivamente non commerciale e rientri tra quelle previste dalla legge per beneficiare dell’agevolazione fiscale.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione ICI per Enti Religiosi: La Prova è Sempre a Carico del Contribuente

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di agevolazioni fiscali per gli enti non commerciali: l’onere di dimostrare la sussistenza dei requisiti per l’esenzione ICI grava interamente sul contribuente. Il caso analizzato riguarda una diocesi che si è vista negare il beneficio fiscale per un immobile destinato a seminario, proprio per non aver fornito prove adeguate sull’effettivo utilizzo non commerciale della struttura. Questa decisione offre spunti importanti per tutti gli enti che possiedono immobili destinati a finalità religiose, formative o assistenziali.

I Fatti di Causa: la Richiesta di Esenzione ICI

Una Diocesi si opponeva a un avviso di accertamento ICI emesso da un Comune, sostenendo che un proprio immobile, accatastato in categoria B/1 (che include conventi e seminari), fosse esente dall’imposta. Secondo la tesi della Diocesi, l’immobile era utilizzato per l’esercizio del culto, la cura delle anime e come Seminario Vescovile, rientrando così nella fattispecie di esenzione prevista dall’art. 7, comma 1, lett. i), del d.lgs. 504/1992.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano respinto le ragioni dell’ente ecclesiastico. I giudici di merito avevano evidenziato come la Diocesi non avesse fornito alcuna prova concreta e oggettiva che nell’immobile si svolgesse effettivamente l’attività di formazione del clero. L’affermazione era rimasta, appunto, una mera dichiarazione, non supportata da documenti o elementi indiziari.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’onere della prova per l’esenzione ICI

La Diocesi ha quindi proposto ricorso in Cassazione, lamentando una violazione di legge e sostenendo, in sintesi, che non spettasse a lei dimostrare l’assenza di attività commerciali, ma al Comune provare il contrario. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, definendo il motivo infondato e cogliendo l’occasione per chiarire in modo definitivo la ripartizione dell’onere probatorio in materia di esenzione ICI.

Il Principio dell’Onere della Prova

I giudici hanno richiamato il principio generale sancito dall’art. 2697 del codice civile, secondo cui chi vuol far valere un diritto in giudizio deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento. L’esenzione fiscale è una norma agevolativa, una deroga al principio generale di capacità contributiva. Di conseguenza, chi intende beneficiarne ha l’obbligo di dimostrare in modo rigoroso di possedere tutti i requisiti previsti dalla legge.

Requisito Oggettivo e Soggettivo

Per ottenere l’esenzione, non basta che l’ente possessore dell’immobile sia, per sua natura, un ente non commerciale (requisito soggettivo). È indispensabile dimostrare anche il cosiddetto requisito oggettivo: l’immobile deve essere effettivamente e esclusivamente utilizzato per lo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive, oppure attività di religione o di culto, e tali attività devono essere svolte con modalità non commerciali. La semplice destinazione catastale (in questo caso B/1) non è una prova sufficiente.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha specificato che la sussistenza del requisito oggettivo non può essere desunta a priori da documenti che attestano la potenziale destinazione dell’immobile. È necessario, invece, verificare in concreto che l’attività svolta, pur rientrando tra quelle esenti, non assuma i connotati di un’attività commerciale. L’onere di questa dimostrazione, precisa la Corte, è a carico del contribuente. L’ente avrebbe dovuto produrre documenti o altri elementi probatori per attestare che il seminario fosse operativo e destinato unicamente alla formazione del clero, senza mai essere stato utilizzato per altri scopi. Nel caso di specie, questa prova è mancata completamente, rendendo la richiesta di esenzione una mera affermazione non provata.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale costante: nel contenzioso tributario, l’onere di provare i presupposti per un’agevolazione fiscale spetta sempre al contribuente. Per gli enti ecclesiastici e non profit, ciò significa che non è sufficiente affermare di svolgere attività meritevoli. È cruciale conservare e, se necessario, produrre in giudizio tutta la documentazione idonea a dimostrare l’utilizzo effettivo e non commerciale degli immobili per i quali si chiede l’esenzione (ad esempio, registri delle attività, bilanci dettagliati, testimonianze, ecc.). Affidarsi unicamente alla natura dell’ente o alla categoria catastale dell’immobile è un approccio rischioso che, come dimostra questo caso, porta al rigetto della richiesta di esenzione ICI.

A chi spetta l’onere di provare i requisiti per l’esenzione ICI su un immobile di un ente religioso?
L’onere di dimostrare in concreto l’esistenza dei requisiti per l’esenzione, sia quello soggettivo (natura non commerciale dell’ente) sia quello oggettivo (utilizzo effettivo dell’immobile per attività non commerciali), spetta esclusivamente al contribuente che intende beneficiare dell’agevolazione.

È sufficiente che un immobile sia accatastato come seminario (categoria B1) per ottenere l’esenzione ICI?
No, non è sufficiente. La destinazione catastale non prova l’effettivo utilizzo dell’immobile. Il contribuente deve dimostrare che la struttura sia concretamente e unicamente adibita all’attività di formazione del clero e che tale attività sia svolta con modalità non commerciali.

Cosa si intende per requisito oggettivo ai fini dell’esenzione ICI?
Il requisito oggettivo consiste nello svolgimento esclusivo, all’interno dell’immobile, di attività di assistenza o di altre attività equiparate dalla legge (incluse quelle di religione o culto), a condizione che non siano svolte con modalità commerciali e non siano orientate alla realizzazione di profitti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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