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Esenzione ICI per scuole: la Cassazione e gli aiuti di Stato

Un Comune ha negato l’esenzione ICI a una scuola materna di proprietà di una Parrocchia per l’anno 2005. I giudici tributari di primo e secondo grado avevano concesso l’esenzione, ritenendo l’attività non commerciale. La Corte di Cassazione, tuttavia, non ha deciso nel merito. Ha invece rinviato la causa a una pubblica udienza, ritenendo di fondamentale importanza valutare la questione alla luce delle normative europee sugli aiuti di Stato e del regime ‘de minimis’, recentemente recepiti dalla legislazione italiana. La decisione finale è quindi sospesa per approfondire l’impatto del diritto dell’Unione Europea sull’esenzione ICI.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione ICI per Scuole Paritarie: La Cassazione Apre agli Aiuti di Stato

Il tema dell’esenzione ICI per gli enti non commerciali, in particolare per le scuole paritarie, torna al centro del dibattito giurisprudenziale con un’importante ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione. Il caso in esame riguarda una scuola materna gestita da una parrocchia, ma la decisione dei giudici supremi sposta l’attenzione da una questione puramente nazionale a una di rilevanza europea: quella degli aiuti di Stato. Vediamo nel dettaglio i contorni della vicenda e le implicazioni di questa decisione.

Il Contesto della Controversia

La vicenda nasce da un avviso di liquidazione con cui un Comune del Nord Italia richiedeva il pagamento dell’ICI per l’anno di imposta 2005, relativa a un immobile di proprietà di una Parrocchia e adibito a scuola materna. La Parrocchia, ritenendo di averne diritto, sosteneva l’applicabilità dell’esenzione prevista per gli enti non commerciali che svolgono attività didattiche.

I giudici di primo e secondo grado avevano dato ragione alla Parrocchia, confermando il diritto all’esenzione. La Commissione Tributaria Regionale, in particolare, aveva stabilito che la Parrocchia e la scuola non fossero soggetti distinti e che l’attività, pur prevedendo il pagamento di rette, non avesse scopo di lucro. L’obiettivo era unicamente la copertura dei costi del personale, configurando così un servizio pubblico e non un’attività imprenditoriale. Insoddisfatto, il Comune ha portato la questione davanti alla Corte di Cassazione.

L’Esenzione ICI e la Svolta Europea: gli Aiuti di Stato

Quando il caso è giunto in Cassazione, il dibattito ha subito una svolta inaspettata. Invece di decidere sulla base dei motivi originari del ricorso (relativi alla natura commerciale o meno dell’attività), la Corte ha introdotto un nuovo, decisivo, elemento di valutazione: la disciplina europea sugli aiuti di Stato.

La Corte ha rilevato che, anche alla luce di recenti interventi normativi italiani che recepiscono decisioni della Commissione e della Corte di Giustizia UE, la questione dell’esenzione ICI deve essere analizzata per verificare se costituisca un aiuto di Stato illegittimo. Un’agevolazione fiscale, infatti, può essere considerata un aiuto di Stato se favorisce un’impresa rispetto alle altre, falsando la concorrenza.

La Questione del ‘De Minimis’

Di particolare rilevanza è il cosiddetto regime de minimis. Questa regola europea stabilisce che gli aiuti di modesta entità (sotto una certa soglia) concessi a un’impresa non sono considerati aiuti di Stato incompatibili con il mercato interno. La Corte ha ritenuto fondamentale accertare se l’esenzione fiscale in questione rientri o meno in questo regime, una valutazione che non era stata compiuta nei precedenti gradi di giudizio.

Le Motivazioni del Rinvio

La Corte di Cassazione ha ritenuto che la questione concernente l’applicabilità del regime de minimis e la compatibilità dell’esenzione ICI con la disciplina euro-unitaria degli aiuti di Stato avesse una rilevanza ‘nomofilattica’. Ciò significa che la questione è di tale importanza da richiedere una pronuncia che possa servire da guida per casi futuri, assicurando un’interpretazione uniforme della legge.

In ragione dell’incidenza decisiva di questa nuova prospettiva, la Corte ha deciso di non risolvere il caso in camera di consiglio, come inizialmente previsto. Ha invece disposto il rinvio della causa a una pubblica udienza. Questa scelta procedurale sottolinea la complessità e l’importanza della questione, che necessita di un dibattito più approfondito e pubblico prima di giungere a una decisione finale.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione segna un momento significativo, spostando il focus della discussione sull’esenzione ICI per gli enti non profit dal piano nazionale a quello europeo. La decisione finale, che verrà presa dopo la pubblica udienza, non riguarderà solo il caso specifico della parrocchia e del comune, ma potrebbe definire i criteri generali per la concessione di agevolazioni fiscali a tutti gli enti che svolgono attività economiche, seppur senza scopo di lucro, come le scuole paritarie. Sarà fondamentale attendere la sentenza per comprendere come il diritto tributario italiano si coordinerà con le stringenti regole europee sulla concorrenza e gli aiuti di Stato.

Una scuola materna gestita da una parrocchia ha automaticamente diritto all’esenzione ICI?
No, non automaticamente. Sebbene i giudici di merito avessero concesso l’esenzione basandosi sulla natura non commerciale dell’attività, la Corte di Cassazione ha evidenziato che la questione è più complessa. È necessario valutare se tale esenzione costituisca un aiuto di Stato secondo le normative dell’Unione Europea e se rientri nel regime ‘de minimis’.

Perché la Corte di Cassazione non ha deciso subito il caso?
La Corte ha rinviato la decisione perché è emersa una questione giuridica di fondamentale importanza, non precedentemente dibattuta: la compatibilità dell’esenzione ICI con le norme europee sugli aiuti di Stato. Data la rilevanza ‘nomofilattica’ (cioè che serve a dare un’interpretazione uniforme della legge), la Corte ha ritenuto necessario un approfondimento in una pubblica udienza.

Cosa significa che l’esenzione ICI può essere considerata un ‘aiuto di Stato’?
Significa che un’agevolazione fiscale, come la non applicazione di un’imposta, concessa a un ente che svolge un’attività economica (anche se non a scopo di lucro, come l’istruzione), potrebbe dargli un vantaggio competitivo rispetto ad altri operatori sul mercato. Questa pratica è regolata dal diritto dell’Unione Europea per garantire una concorrenza leale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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