LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Esenzione ICI: no se l’attività è commerciale

Un consorzio che gestisce case vacanza ha richiesto l’esenzione ICI sostenendo la finalità istituzionale della sua attività. La Corte di Cassazione ha negato il beneficio, stabilendo che la richiesta di un corrispettivo non simbolico per i soggiorni qualifica l’attività come commerciale, anche se marginale, facendo così venire meno il requisito di esclusività necessario per l’esenzione. L’onere di provare la natura non commerciale spetta al contribuente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione ICI: quando il corrispettivo trasforma l’attività in commerciale

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18902/2025, torna a pronunciarsi su un tema cruciale per enti pubblici e non profit: i limiti dell’esenzione ICI. Il caso analizzato offre un’importante lezione su come la richiesta di un corrispettivo, anche se finalizzata al solo sostentamento, possa qualificare un’attività come commerciale, facendo venir meno il diritto al beneficio fiscale. La pronuncia chiarisce che il requisito della destinazione esclusiva dell’immobile a compiti istituzionali non ammette deroghe.

I Fatti di Causa: Un Consorzio e la Richiesta di Esenzione ICI

Un consorzio, gestore di case vacanza per conto di diversi comuni, ha impugnato un avviso di accertamento ICI relativo a un complesso immobiliare di sua proprietà. Il consorzio sosteneva di avere diritto all’esenzione prevista dall’art. 7 del D.Lgs. 504/1992, in quanto ente pubblico che utilizzava gli immobili per scopi istituzionali e sociali. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano respinto il ricorso, ritenendo che il consorzio svolgesse un’attività di tipo commerciale, seppur marginale. La questione è quindi approdata dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Questione Giuridica: Attività Istituzionale vs. Attività Commerciale

Il cuore della controversia risiede nella distinzione tra attività istituzionale non commerciale e attività commerciale. La normativa sull’ICI prevede l’esenzione per gli immobili posseduti da enti pubblici e destinati esclusivamente ai loro compiti istituzionali. La domanda centrale è: la richiesta di un pagamento per l’utilizzo delle strutture, come le case vacanza, fa perdere questo carattere di esclusività?

Il consorzio argomentava che le tariffe richieste erano agevolate e servivano unicamente a coprire i costi di sostentamento, senza scopo di lucro, perseguendo così una finalità solidaristica. Il Comune, al contrario, sosteneva che la presenza di un corrispettivo configurasse inequivocabilmente un’attività commerciale, precludendo l’accesso al beneficio fiscale.

L’Analisi della Cassazione sull’esenzione ICI e il Corrispettivo

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del consorzio, confermando la linea dura sull’interpretazione del requisito di esclusività. Secondo gli Ermellini, la norma sull’esenzione è di stretta interpretazione e non tollera un uso promiscuo dell’immobile. Qualsiasi attività, anche se non prevalente, che abbia natura commerciale, fa decadere il beneficio per l’intero immobile.

Il Concetto di “Corrispettivo Simbolico”

Il punto dirimente, secondo la Corte, è la natura del pagamento richiesto. Un’attività si può considerare non commerciale solo se è svolta a titolo gratuito o dietro il versamento di un importo meramente “simbolico”. Un corrispettivo simbolico è definito come un ricavo irrisorio, marginale e del tutto residuale, tale da non potersi porre in relazione con il servizio reso. Nel caso di specie, le tariffe richieste, pur agevolate, non potevano essere considerate simboliche, in quanto strutturate per coprire i costi dell’attività ricettiva. Questo basta a qualificare l’attività come commerciale.

L’onere della prova e l’irrilevanza dei comportamenti passati

La Corte ha inoltre ribadito due principi fondamentali:
1. Onere della Prova: Spetta al contribuente che richiede l’esenzione dimostrare in concreto la sussistenza di tutti i requisiti di legge, inclusa la natura non commerciale dell’attività svolta.
2. Affidamento Incolpevole: Il fatto che il Comune non avesse richiesto il pagamento dell’ICI per le annualità precedenti non crea un legittimo affidamento nel contribuente. Ogni annualità d’imposta è autonoma e l’inerzia passata dell’amministrazione non può giustificare l’omesso versamento per il futuro.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato il rigetto del ricorso sulla base di una consolidata interpretazione delle norme sull’esenzione ICI. L’esenzione prevista dall’art. 7 del D.Lgs. 504/1992 richiede che l’immobile sia destinato esclusivamente a compiti istituzionali o a specifiche attività non commerciali. La presenza di un’attività commerciale, anche se parziale o marginale, preclude l’applicazione del beneficio. Nel caso specifico, è emerso che il consorzio richiedeva un corrispettivo per i soggiorni nelle case vacanza. Tale corrispettivo non è stato ritenuto “simbolico”, ma piuttosto una controprestazione economica per il servizio offerto, finalizzata a coprire i costi. Questa caratteristica qualifica l’attività come commerciale, indipendentemente dall’assenza di un fine di lucro. La Corte ha sottolineato che l’onere di dimostrare la natura non commerciale e la sussistenza dei requisiti per l’esenzione grava interamente sul contribuente, onere che nel caso di specie non è stato assolto. Infine, sono stati respinti anche i motivi relativi alla presunta carenza di motivazione della sentenza d’appello e alla richiesta di disapplicazione delle sanzioni per incertezza normativa, ritenuta insussistente.

le conclusioni

Con questa sentenza, la Cassazione conferma un principio rigoroso: per beneficiare dell’esenzione ICI, l’attività svolta nell’immobile deve essere completamente priva di connotati commerciali. La richiesta di un corrispettivo che ecceda una cifra puramente simbolica è un indicatore decisivo della natura commerciale dell’attività, facendo decadere il diritto all’agevolazione. Gli enti pubblici e non profit devono quindi prestare la massima attenzione alla modalità di erogazione dei propri servizi: se intendono beneficiare dell’esenzione fiscale, le prestazioni devono essere offerte gratuitamente o con un contributo che sia effettivamente e dimostrabilmente solo simbolico.

Un ente pubblico che svolge attività istituzionali ha sempre diritto all’esenzione ICI?
No, l’esenzione è subordinata alla condizione che gli immobili siano destinati esclusivamente ai compiti istituzionali. Se l’ente svolge anche un’attività commerciale, anche se marginale, utilizzando gli stessi immobili, perde il diritto all’esenzione.

Chiedere un pagamento per un servizio esclude automaticamente l’esenzione ICI?
Dipende dalla natura del pagamento. Se il pagamento è un “corrispettivo” che copre i costi o genera un profitto, anche minimo, l’attività è considerata commerciale e l’esenzione è esclusa. L’esenzione è compatibile solo con un corrispettivo “simbolico”, cioè un importo irrisorio e del tutto slegato dal costo del servizio.

Se il Comune non ha mai chiesto l’ICI per anni, si può invocare il legittimo affidamento per non pagare l’imposta e le sanzioni?
No. La Corte ha chiarito che il mancato accertamento dell’imposta per gli anni precedenti non genera un affidamento incolpevole che possa giustificare l’omesso pagamento per l’anno contestato. Tale circostanza non è sufficiente a escludere né l’imposta né le sanzioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati