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Esenzione ICI: no a nuove prove nel giudizio di rinvio

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di un Comune contro un ente previdenziale, negando l’esenzione ICI per un immobile rimasto inutilizzato per oltre un decennio e successivamente ceduto. La Corte ha stabilito due principi chiave: in primo luogo, nel giudizio di rinvio non è ammessa la produzione di nuovi documenti, salvo rare eccezioni non presenti nel caso di specie. In secondo luogo, il mancato utilizzo prolungato, culminato con la cessione del bene a una società a fini di reddito, costituisce prova della cessazione definitiva della ‘strumentalità’ del bene alle attività istituzionali, facendo così decadere il diritto all’esenzione ICI.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione ICI: quando il mancato utilizzo fa perdere il beneficio

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale in materia di tributi locali: la perdita del diritto all’esenzione ICI per gli immobili di enti non commerciali. La decisione chiarisce che un inutilizzo prolungato per decenni, seguito dalla cessione del bene, è un chiaro segnale della cessazione del requisito di ‘strumentalità’, necessario per beneficiare dell’agevolazione. Il caso offre anche importanti spunti procedurali, ribadendo i rigidi limiti alla produzione di nuove prove nel giudizio di rinvio.

I fatti del caso: un immobile inutilizzato e una lunga battaglia legale

La controversia nasce da un avviso di accertamento ICI per l’anno 2010, notificato da un Comune a un importante ente previdenziale nazionale, proprietario di un immobile nel centro storico. L’ente sosteneva di aver diritto all’esenzione in quanto l’immobile, sebbene non utilizzato, era destinato a future attività assistenziali.

La storia dell’edificio era complessa: un progetto di ristrutturazione per trasformarlo in una casa di riposo, iniziato nel 1985, si era arenato a causa di un contenzioso con l’impresa appaltatrice e per la scadenza delle concessioni edilizie. Per oltre un decennio, sull’immobile erano state eseguite solo opere di manutenzione ordinaria. Infine, nel 2018, l’ente aveva conferito la proprietà a un fondo di investimento immobiliare, modificandone la destinazione d’uso da ‘strumentale’ a ‘a reddito’.

Il divieto di nuove prove e la questione dell’esenzione ICI

Il contenzioso, dopo vari gradi di giudizio, era giunto in Cassazione, che aveva rinviato la causa alla Commissione Tributaria Regionale per un nuovo esame. In questa sede, l’ente previdenziale aveva prodotto una nuova perizia tecnica per dimostrare la persistente destinazione assistenziale del bene nonostante l’inutilizzo. La Commissione aveva accolto questa prova e dato ragione all’ente.

Il Comune ha impugnato nuovamente la decisione, lamentando due violazioni fondamentali:
1. Violazione procedurale: L’inammissibilità di nuovi documenti nel giudizio di rinvio, che per sua natura è a ‘struttura chiusa’ e non consente di ampliare il materiale probatorio, se non in casi eccezionali.
2. Violazione sostanziale: L’errata interpretazione del requisito della strumentalità ai fini dell’esenzione ICI. Secondo il Comune, l’inerzia pluridecennale e la successiva vendita dimostravano inequivocabilmente la perdita di tale requisito.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto integralmente il ricorso del Comune. In primo luogo, ha ribadito il principio consolidato secondo cui nel giudizio tributario di rinvio vige il divieto di acquisizione di nuove prove, sancito dall’art. 63, comma 4, del D.Lgs. 546/1992. La Commissione Tributaria Regionale aveva quindi errato nel fondare la propria decisione su una perizia prodotta tardivamente.

Nel merito, la Corte ha chiarito che, sebbene il semplice mancato utilizzo non comporti automaticamente la perdita dell’esenzione, è necessario valutare le cause di tale inutilizzo. In questo caso, il protrarsi dell’inattività per decenni, l’assenza di concreti progetti di recupero e, soprattutto, il conferimento finale a un fondo a scopo di lucro, erano elementi che, letti nel loro complesso, dimostravano in modo inconfutabile la ‘cessazione definitiva della strumentalità’ del bene. L’immobile non era più destinato, neanche potenzialmente, alle finalità istituzionali dell’ente che danno diritto all’agevolazione fiscale.

Le conclusioni

La Cassazione, ritenendo non necessari ulteriori accertamenti di fatto, ha deciso la causa nel merito, cassando la sentenza impugnata e rigettando l’originario ricorso dell’ente previdenziale. La decisione rafforza un importante principio di rigore sia processuale che sostanziale. Dal punto di vista processuale, conferma che il giudizio di rinvio non è una nuova occasione per presentare prove che si sarebbero potute e dovute produrre prima. Dal punto di vista sostanziale, stabilisce che la ‘strumentalità’ di un bene non può essere una mera dichiarazione di intenti, ma deve trovare riscontro in circostanze concrete, la cui assenza prolungata, specialmente se seguita da una destinazione a reddito, fa venire meno il presupposto per l’esenzione ICI.

È possibile produrre nuovi documenti in un giudizio tributario di rinvio?
No, di regola non è possibile. Il giudizio di rinvio a seguito di cassazione ha una ‘struttura chiusa’. L’acquisizione di nuove prove è preclusa, salvo che sia giustificata da fatti sopravvenuti o dall’impossibilità di produrle in precedenza per causa di forza maggiore.

Un immobile non utilizzato perde automaticamente il diritto all’esenzione ICI?
No, non automaticamente. L’esenzione spetta anche se il bene non è utilizzato, a condizione che il mancato utilizzo sia dovuto a una causa che non comporta la cessazione definitiva della sua ‘strumentalità’ rispetto alle attività istituzionali protette. Il giudice deve accertare caso per caso le ragioni dell’inutilizzo.

Cosa dimostra la cessazione definitiva della strumentalità di un bene ai fini dell’esenzione ICI?
Secondo la sentenza, un protratto mancato utilizzo effettivo dell’immobile per decenni, unito alla sua successiva dismissione in favore di una società commerciale per un utilizzo a fini reddituali, costituisce un forte indizio della cessazione della strumentalità e, di conseguenza, fa perdere il diritto all’esenzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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