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Esenzione ICI fabbricati: Catasto decisivo

Un Comune ha impugnato la decisione di una commissione tributaria che concedeva l’esenzione ICI a due contribuenti per fabbricati con categorie catastali urbane (A/3, C/2, C/6) ma di fatto utilizzati per attività agricola. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Comune, stabilendo che, ai fini dell’esenzione ICI, il dato determinante è l’oggettiva classificazione catastale dell’immobile. Se un fabbricato non è accatastato nelle categorie rurali (A/6 o D/10), è soggetto a imposta, e spetta al contribuente l’onere di impugnare il classamento per ottenerne la modifica.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione ICI: la Classificazione Catastale Vince sull’Uso Effettivo del Fabbricato

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di tributi locali, specificando i criteri per ottenere l’esenzione ICI per i fabbricati rurali. La questione centrale del caso riguardava se, ai fini dell’esenzione, prevalga l’uso effettivo dell’immobile (in questo caso, agricolo) o la sua formale classificazione catastale. La Corte ha fornito una risposta chiara: il dato catastale è l’unico elemento decisivo.

I Fatti del Contenzioso

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento emesso da un Comune nei confronti di due contribuenti, comproprietari di alcuni fabbricati e aree edificabili. L’ente locale contestava l’omessa dichiarazione e il mancato versamento dell’ICI per l’anno d’imposta 2006. I contribuenti, soci di una società agricola e coltivatori diretti, sostenevano di avere diritto all’esenzione in quanto gli immobili erano strumentali all’attività agricola. Sebbene i fabbricati fossero accatastati in categorie urbane (A/3, C/2 e C/6), i proprietari ne rivendicavano la natura rurale.

Inizialmente, la Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione ai contribuenti, accogliendo il loro appello e riconoscendo i benefici fiscali previsti dalla normativa sull’ICI. Il Comune, non condividendo tale interpretazione, ha proposto ricorso per cassazione.

Il Principio Consolidato della Cassazione sull’Esenzione ICI

La Corte di Cassazione, nel decidere il caso, ha richiamato il suo orientamento consolidato, formatosi a partire da importanti sentenze del 2009. Secondo i giudici di legittimità, per la dimostrazione della ruralità di un fabbricato ai fini del trattamento esonerativo dall’ICI, è dirimente l’oggettiva classificazione catastale.

In altre parole, un immobile è considerato rurale e quindi esente da imposta solo se risulta iscritto in catasto con le categorie specifiche: A/6 per le unità abitative o D/10 per gli immobili strumentali all’attività agricola. Se l’immobile è invece iscritto in una diversa categoria catastale (come nel caso di specie), non può beneficiare dell’esenzione.

L’Errore della Commissione Tributaria Regionale

La Corte ha evidenziato come la Commissione Tributaria Regionale abbia commesso un errore di diritto. I giudici di secondo grado, infatti, avevano concesso l’esenzione ICI basandosi sulla qualifica di coltivatori diretti dei contribuenti e sull’uso agricolo dei fondi, senza considerare il dato formale della classificazione catastale. Questo approccio è stato ritenuto in contrasto con la giurisprudenza della Cassazione, che attribuisce al dato catastale un valore decisivo e sufficiente.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha cassato la sentenza impugnata, affermando che il giudice regionale aveva omesso di motivare l’annullamento degli avvisi di accertamento per la parte relativa ai fabbricati. L’argomentazione centrale della Cassazione si fonda sul principio di certezza del diritto e sulla necessità di basare l’imposizione fiscale su dati oggettivi e facilmente verificabili, come quelli risultanti dal catasto.

Se un contribuente ritiene che il proprio fabbricato, pur essendo di fatto rurale, sia erroneamente classificato in una categoria urbana, ha l’onere di impugnare l’atto di classamento per ottenerne la rettifica. Fino a quando tale classificazione non viene modificata, l’immobile resta assoggettato a ICI. Allo stesso modo, se un Comune ritiene che un immobile classificato come rurale abbia perso i requisiti, deve impugnare l’attribuzione catastale per poter legittimamente pretendere l’imposta.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia conferma che, in materia di esenzione ICI, la forma prevale sulla sostanza. Per i proprietari di immobili, ciò significa che è essenziale verificare la correttezza della classificazione catastale dei propri beni. Non è sufficiente utilizzare un fabbricato per scopi agricoli per avere diritto all’esenzione; è indispensabile che tale destinazione sia formalmente riconosciuta dal catasto con l’attribuzione delle categorie A/6 o D/10. In caso di discrepanza tra la classificazione e la realtà fattuale, è cruciale attivarsi tempestivamente per richiedere la variazione catastale, unico strumento per garantire il corretto trattamento fiscale.

Per ottenere l’esenzione ICI per un fabbricato rurale, è sufficiente dimostrarne l’uso agricolo?
No, non è sufficiente. Secondo la Corte di Cassazione, il fattore decisivo per l’esenzione è l’oggettiva classificazione catastale. L’immobile deve essere iscritto nelle categorie A/6 (per le unità abitative) o D/10 (per gli immobili strumentali).

Cosa deve fare un contribuente se ritiene che la classificazione catastale del proprio immobile rurale sia errata?
Il contribuente ha l’onere di impugnare l’atto di classamento catastale per chiederne la modifica. Fino a quando la categoria catastale non viene variata in una rurale, l’immobile rimane soggetto all’imposta ICI.

Quale dato è considerato decisivo dalla Corte di Cassazione per l’esenzione ICI dei fabbricati?
La Corte di Cassazione considera come dato decisivo e sufficiente l’iscrizione dell’immobile nel catasto dei fabbricati con l’attribuzione della categoria A/6 o D/10. Qualsiasi altra categoria (nel caso di specie A/3, C/2 e C/6) esclude il beneficio dell’esenzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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