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Esenzione ICI Enti Non Profit: la prova è a carico

Un comune ha impugnato una decisione che concedeva l’esenzione ICI a una fondazione ONLUS per le sue attività sanitarie. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che essere un’organizzazione senza scopo di lucro e operare in convenzione con il servizio sanitario pubblico non è sufficiente. Per beneficiare dell’esenzione ICI per enti non profit, l’ente deve fornire la prova che le sue attività sono svolte con modalità concretamente non commerciali, come a titolo gratuito o dietro un corrispettivo simbolico. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione dei fatti.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione ICI Enti Non Profit: La Convenzione con il SSN Non Basta

L’esenzione ICI per enti non profit è un tema di costante dibattito, specialmente quando riguarda immobili destinati ad attività sanitarie e assistenziali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per ottenere l’esenzione, non basta essere un ente senza scopo di lucro o operare in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale. È necessario dimostrare concretamente che l’attività è svolta con modalità non commerciali. Analizziamo insieme questa importante decisione.

Il Contesto del Caso: Una Richiesta di Esenzione ICI Contestata

Una fondazione ONLUS, proprietaria di un immobile adibito a struttura sanitaria, si era vista notificare un avviso di accertamento da parte di un Comune per il mancato pagamento dell’ICI relativa agli anni 2006 e 2007. La fondazione sosteneva di avere diritto all’esenzione in quanto ente non commerciale che svolgeva attività assistenziale e sanitaria in regime di convenzione con l’Azienda Sanitaria Locale.

La Commissione Tributaria Regionale, in sede di rinvio, aveva dato ragione alla fondazione, ritenendo sufficienti la natura non lucrativa dell’ente e l’operatività in convenzione. Il Comune, non condividendo tale conclusione, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che il giudice regionale avesse erroneamente applicato la normativa sull’esenzione, omettendo di verificare le concrete modalità di svolgimento dell’attività.

L’Onere della Prova per l’Esenzione ICI Enti Non Profit

Il punto cruciale della controversia riguarda l’onere della prova. Chi deve dimostrare la sussistenza dei requisiti per l’esenzione? La Corte di Cassazione ha chiarito, in linea con il suo consolidato orientamento, che l’onere spetta al contribuente che invoca il beneficio fiscale.

L’ente non profit deve quindi provare in giudizio non solo di rientrare soggettivamente tra le categorie esenti (requisito soggettivo) e di svolgere una delle attività previste dalla legge (requisito oggettivo), ma deve anche dimostrare un terzo, fondamentale elemento: che tali attività siano svolte con modalità non commerciali. Il semplice fatto di operare in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale, con tariffe imposte dalla Regione, non è di per sé prova del carattere non commerciale, poiché tali tariffe sono generalmente calcolate per coprire i costi e remunerare i fattori di produzione, configurando un’attività economica a tutti gli effetti.

Il Principio di Diritto e le Implicazioni Europee

La Corte ha sottolineato come una lettura della normativa nazionale, orientata dal diritto dell’Unione Europea, imponga di negare l’esenzione quando questa possa configurarsi come un aiuto di Stato illegittimo. Un’esenzione fiscale concessa a un ente che opera in un settore di mercato (come quello sanitario) a condizioni economiche, anche se in convenzione, finirebbe per alterare la libera concorrenza.

Di conseguenza, per essere compatibile con il diritto UE, l’attività deve essere svolta:

* A titolo completamente gratuito;
* Dietro versamento di un corrispettivo meramente simbolico, che non copra neppure lontanamente i costi del servizio.

Qualsiasi altra modalità, pur in assenza di un fine di lucro statutario, ricade nell’alveo dell’attività commerciale, precludendo l’accesso all’esenzione fiscale.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Comune, cassando la sentenza della Commissione Tributaria Regionale. I giudici di legittimità hanno ritenuto che la decisione impugnata fosse errata perché aveva desunto la non commerciabilità dell’attività da elementi irrilevanti, quali la natura di ONLUS della fondazione, l’esistenza di una convenzione con il servizio sanitario e il reinvestimento degli utili. Il giudice di merito, secondo la Corte, ha omesso l’indagine fondamentale sulle concrete modalità di espletamento del servizio, basando la sua decisione su una valutazione astratta e a priori, anziché su una verifica fattuale e rigorosa.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per tutti gli enti non profit che gestiscono attività sanitarie, assistenziali o di altra natura rilevante. L’esenzione dall’ICI (e oggi dall’IMU) non è un diritto automatico legato alla qualifica soggettiva dell’ente, ma un beneficio condizionato a una rigorosa prova. L’ente deve essere in grado di documentare e dimostrare che il servizio è offerto gratuitamente o a condizioni puramente simboliche, senza entrare in concorrenza con gli operatori di mercato. La sola convenzione con il settore pubblico non è sufficiente a superare questa prova. Il caso è stato quindi rinviato alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado per un nuovo esame che tenga conto di questi principi.

Un ente non profit che svolge attività sanitaria in convenzione ha automaticamente diritto all’esenzione ICI?
No, secondo la Corte di Cassazione, la convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale non è di per sé sufficiente a garantire l’esenzione. L’ente deve fornire la prova rigorosa che l’attività è svolta con modalità concretamente non commerciali.

Chi deve provare i requisiti per ottenere l’esenzione ICI?
L’onere della prova spetta integralmente al contribuente che richiede il beneficio fiscale. È l’ente non profit a dover dimostrare in giudizio che l’attività svolta nell’immobile rispetta non solo i requisiti soggettivi e oggettivi, ma anche quello delle modalità non commerciali di esercizio.

Cosa si intende per attività svolta con ‘modalità non commerciali’ ai fini dell’esenzione ICI?
Per modalità non commerciali si intende un’attività svolta a titolo gratuito oppure dietro il versamento di un corrispettivo che sia puramente simbolico e non copra i costi di produzione. Questo assicura che l’ente non operi in concorrenza sul mercato e che l’esenzione non si configuri come un aiuto di Stato vietato dal diritto europeo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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