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Esenzione ICI enti non profit: il no della Cassazione

La Corte di Cassazione ha negato l’esenzione ICI a una fondazione ONLUS per i suoi immobili destinati ad attività sanitarie e assistenziali. La decisione si basa sul fatto che, nonostante l’ente non abbia scopo di lucro, l’attività era svolta in regime di convenzione e dietro corrispettivo, configurandosi quindi come attività economica. Secondo la Corte, per ottenere l’esenzione ICI per enti non profit è necessario dimostrare che il servizio sia erogato gratuitamente o dietro un corrispettivo simbolico, prova che nel caso di specie non è stata fornita.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione ICI enti non profit: quando l’attività sanitaria è considerata commerciale?

La questione dell’esenzione ICI per enti non profit che svolgono attività di natura assistenziale e sanitaria è da tempo al centro di un acceso dibattito giuridico. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, stabilendo che la natura non lucrativa dell’ente non è di per sé sufficiente a garantire il beneficio fiscale se l’attività viene svolta con modalità economiche, anche in regime di convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne la portata.

I Fatti di Causa

Una fondazione ONLUS, attiva nel settore dell’accoglienza e riabilitazione per disabili e nella prestazione di servizi socio-sanitari per anziani, ha impugnato un avviso di accertamento ICI emesso da un Comune ligure. L’ente locale contestava il mancato pagamento dell’imposta su alcuni immobili, negando il diritto all’esenzione. La fondazione sosteneva di averne diritto in quanto ente non commerciale che svolgeva attività meritevoli previste dalla legge.

La Commissione Tributaria Regionale aveva respinto l’appello della fondazione, confermando la pretesa del Comune. La questione è quindi approdata dinanzi alla Corte di Cassazione, chiamata a decidere sulla corretta interpretazione dei requisiti per l’applicazione dell’esenzione fiscale.

L’Analisi della Corte sull’esenzione ICI per enti non profit

La Corte Suprema ha rigettato il ricorso della fondazione, basando la propria decisione su un’analisi rigorosa dei requisiti necessari per beneficiare dell’esenzione.

I requisiti soggettivo, oggettivo e modale

I giudici hanno ribadito che per ottenere l’esenzione non basta soddisfare due requisiti:
1. Requisito soggettivo: essere un ente non commerciale.
2. Requisito oggettivo: svolgere nell’immobile una delle attività previste dalla legge (assistenziali, sanitarie, didattiche, ecc.).

Esiste un terzo, fondamentale criterio: quello delle modalità di svolgimento dell’attività. L’attività, per essere esente, deve essere svolta con modalità non commerciali. Questo significa che deve essere resa a titolo gratuito o dietro il versamento di un corrispettivo simbolico, che non copre i costi del servizio. Se l’attività, pur avendo finalità sociali, è inserita in un contesto di mercato e viene remunerata, essa assume carattere economico e, di conseguenza, l’immobile in cui è svolta non può beneficiare dell’esenzione.

Il contrasto con il diritto dell’Unione Europea

La Corte ha sottolineato che questa interpretazione è imposta dal diritto dell’Unione Europea. Concedere un’esenzione fiscale a un soggetto che opera sul mercato, offrendo beni o servizi in concorrenza con altri operatori, costituirebbe un aiuto di Stato, vietato dall’art. 107 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TUE), in quanto idoneo a falsare la concorrenza.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha chiarito che il regime di accreditamento e convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale, con tariffe che coprono i costi e remunerano i fattori di produzione, qualifica l’attività sanitaria come economica. Non rileva che l’ente non persegua un fine di lucro soggettivo o che abbia finalità statutarie benefiche.

Il punto cruciale è che il contribuente che invoca l’esenzione ha l’onere della prova. Deve dimostrare non solo la propria natura non commerciale e il tipo di attività svolta, ma anche e soprattutto che tale attività è concretamente esercitata con modalità non commerciali, ossia gratuitamente o in forma semi-gratuita. Nel caso specifico, la fondazione non ha fornito tale prova, non avendo dimostrato la gratuità delle prestazioni o la natura simbolica della retta, indipendentemente dal fatto che a pagarla fossero i degenti o gli enti del servizio sanitario. La Corte ha quindi ritenuto corretta la decisione dei giudici di merito che avevano negato l’esenzione.

Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: nell’ambito dell’esenzione ICI per enti non profit, la forma giuridica e le finalità statutarie non sono sufficienti. Ciò che conta è la sostanza dell’attività. Se un ente, pur essendo una ONLUS, opera sul mercato offrendo servizi a pagamento (anche se il pagamento proviene dal SSN), svolge un’attività economica e non può beneficiare di esenzioni che altererebbero la parità di condizioni con gli operatori commerciali. Questa decisione impone agli enti del terzo settore una rigorosa valutazione delle modalità di erogazione dei propri servizi, nonché la necessità di raccogliere prove adeguate per dimostrare, in sede di contenzioso, la natura non commerciale delle loro attività, pena la perdita di importanti benefici fiscali.

Un ente non profit che svolge attività sanitaria ha sempre diritto all’esenzione ICI?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non è sufficiente essere un ente non profit. È necessario dimostrare che l’attività sanitaria sia svolta con modalità non commerciali, ovvero gratuitamente o dietro un corrispettivo simbolico, e non come un’attività economica in concorrenza sul mercato.

Cosa si intende per attività svolta con ‘modalità non commerciali’ ai fini dell’esenzione ICI?
Significa che il servizio deve essere erogato gratuitamente o in cambio di un pagamento puramente simbolico, che non è in grado di coprire i costi di produzione. Se l’attività è remunerata, anche tramite convenzioni con il Servizio Sanitario Nazionale a tariffe che coprono i costi, essa è considerata commerciale e quindi non esente.

Su chi ricade l’onere di provare i requisiti per l’esenzione ICI?
L’onere della prova ricade interamente sul contribuente che richiede l’esenzione. L’ente non profit deve dimostrare in giudizio non solo la propria natura e il tipo di attività svolta, ma soprattutto che tale attività è esercitata concretamente con modalità non commerciali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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