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Esenzione ICI enti non commerciali: la prova decisiva

Una congregazione religiosa si è vista negare l’esenzione ICI per enti non commerciali su un immobile scolastico. La Cassazione ha confermato la decisione, sottolineando che spetta al contribuente dimostrare che l’attività svolta non è di natura commerciale. La presenza di entrate significative, anche se non coprono le uscite, è stata considerata un indicatore di commercialità, rendendo insufficiente la semplice qualifica di ente religioso per ottenere il beneficio fiscale.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione ICI Enti Non Commerciali: La Prova della Non Commercialità è Decisiva

L’esenzione ICI per enti non commerciali è un tema di grande rilevanza, specialmente per le organizzazioni religiose, culturali e assistenziali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per beneficiare dell’esenzione, non basta essere un ente non commerciale, ma è necessario dimostrare in modo concreto che l’attività svolta nell’immobile non abbia natura commerciale. Analizziamo questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Una congregazione religiosa ha impugnato un avviso di accertamento emesso da un Comune per il mancato pagamento dell’ICI relativa all’anno 2010. L’accertamento riguardava tre unità immobiliari, tra cui una classificata in catasto come scuola e laboratori scientifici (categoria B/05). La congregazione sosteneva di avere diritto all’esenzione in quanto ente non commerciale che svolgeva attività educative e religiose.

Nei primi due gradi di giudizio, le Commissioni Tributarie avevano parzialmente accolto il ricorso, riconoscendo l’esenzione per due immobili ma negandola per l’unità immobiliare adibita a scuola. La Commissione Tributaria Regionale, in particolare, aveva sottolineato che la contribuente non aveva fornito alcuna prova idonea a dimostrare che nell’immobile in questione si svolgesse esclusivamente attività con modalità non commerciali. Anzi, dal bilancio emergeva un volume di entrate di oltre 167.000 euro, che, sebbene non sufficiente a coprire le uscite, presupponeva lo svolgimento di un’attività commerciale. La congregazione ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte e le Motivazioni sull’esenzione ICI per enti non commerciali

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della congregazione, confermando la legittimità dell’avviso di accertamento. Le motivazioni della Corte si fondano su principi consolidati in materia di onere della prova e di requisiti per l’esenzione fiscale.

L’Onere della Prova a Carico del Contribuente

Il punto centrale della decisione è che l’onere di provare la sussistenza dei presupposti per beneficiare di un’agevolazione fiscale, come l’esenzione ICI, grava interamente sul contribuente. L’amministrazione finanziaria, nell’avviso di accertamento, è tenuta a motivare la pretesa indicando i dati catastali dell’immobile e i riferimenti normativi. Non è tenuta, invece, a dimostrare l’inesistenza dei requisiti per l’esenzione.

Spetta al contribuente che invoca il beneficio dimostrare di possedere sia il requisito soggettivo (essere un ente non commerciale) sia quello oggettivo (l’utilizzo dell’immobile per attività meritevoli di esenzione, svolte con modalità non commerciali). Nel caso di specie, la congregazione non è riuscita a fornire questa prova.

La Natura Non Commerciale dell’Attività

La Corte ha ribadito che per ottenere l’esenzione, l’attività svolta nell’immobile deve essere priva di carattere commerciale. Questo significa che deve essere svolta a titolo gratuito o dietro versamento di un importo meramente simbolico, non in grado di coprire i costi del servizio.

Nel caso analizzato, il bilancio della congregazione mostrava entrate per circa 167.000 euro. Secondo i giudici, questo dato è un chiaro indice della natura commerciale dell’attività educativa, a nulla valendo il fatto che tali entrate non coprissero integralmente i costi, generando un disavanzo. La presenza di un corrispettivo parametrato al servizio offerto esclude la modalità non commerciale e, di conseguenza, il diritto all’esenzione.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un’importante conferma della giurisprudenza in materia di esenzione ICI per enti non commerciali. La decisione chiarisce che la qualifica soggettiva di ente non commerciale o religioso non è di per sé sufficiente a garantire il beneficio fiscale sugli immobili. È indispensabile fornire la prova rigorosa del requisito oggettivo: l’immobile deve essere utilizzato per lo svolgimento di attività istituzionali con modalità non commerciali. L’onere di questa prova ricade sul contribuente, che deve dimostrare, ad esempio attraverso documentazione contabile e statutaria, che il servizio viene erogato gratuitamente o a fronte di un contributo simbolico. In assenza di tale prova, la pretesa tributaria del Comune è da considerarsi legittima.

A chi spetta l’onere di provare i requisiti per l’esenzione ICI/IMU per gli enti non commerciali?
L’onere di provare la sussistenza dei presupposti oggettivi e soggettivi per beneficiare dell’esenzione fiscale spetta interamente al contribuente. L’ente impositore deve solo motivare l’atto di accertamento indicando i dati dell’immobile e le norme applicate.

La presenza di un disavanzo di bilancio è sufficiente per dimostrare la natura non commerciale di un’attività?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il fatto che le entrate non coprano le uscite, generando un disavanzo, non è di per sé sufficiente a qualificare l’attività come non commerciale. L’elemento decisivo è la presenza di corrispettivi non simbolici, che indicano lo svolgimento di un’attività economica sul mercato.

Quali sono le condizioni per considerare un’attività svolta da un ente non commerciale come ‘non commerciale’ ai fini dell’esenzione ICI/IMU?
Per essere considerata ‘non commerciale’, l’attività deve essere svolta a titolo gratuito oppure dietro il versamento di un importo che sia puramente simbolico e non commisurato al costo del servizio offerto. Se viene richiesto un corrispettivo che copre una parte significativa dei costi, l’attività assume carattere commerciale e l’immobile non può beneficiare dell’esenzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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