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Esenzione ICI enti non commerciali: Cassazione annulla

Una parrocchia che gestisce direttamente una scuola si è vista negare l’esenzione ICI dal giudice di merito, il quale ha erroneamente presunto che l’immobile fosse locato a terzi. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione perché basata su una ricostruzione dei fatti errata e non pertinente alla controversia. La sentenza chiarisce che il giudice deve attenersi ai fatti del contendere, ribadendo un principio fondamentale per l’esenzione ICI enti non commerciali.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione ICI Enti Non Commerciali: La Cassazione Annulla per Errore sui Fatti

La questione dell’esenzione ICI enti non commerciali è da sempre al centro di un acceso dibattito giurisprudenziale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del processo: il giudice deve decidere sulla base dei fatti effettivamente contestati tra le parti, pena la nullità della sentenza. Il caso in esame ha coinvolto una parrocchia che si è vista negare l’esenzione fiscale per un immobile adibito a scuola, a causa di un’errata interpretazione della sua gestione da parte del giudice di merito.

Fatti di Causa: Una Parrocchia contro il Comune

La vicenda trae origine da due avvisi di accertamento emessi da un Comune per il recupero dell’ICI relativa agli anni 2010 e 2011, a carico di una parrocchia. Gli immobili oggetto di tassazione erano utilizzati per lo svolgimento di attività didattiche in regime di scuola paritaria, oltre ad altre attività come la catechesi e un circolo ricreativo.

La parrocchia ha impugnato gli atti impositivi, sostenendo di avere diritto all’esenzione in quanto ente non commerciale che svolgeva direttamente attività istituzionali. Tuttavia, sia in primo che in secondo grado, i giudici tributari hanno respinto le sue ragioni. In particolare, la Commissione Tributaria Regionale ha basato la propria decisione sul presupposto che la parrocchia avesse concesso gli immobili in locazione, realizzando così un’operazione di natura commerciale.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’impatto sull’esenzione ICI per enti non commerciali

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della parrocchia, annullando la sentenza della Commissione Tributaria Regionale. Il motivo centrale dell’annullamento risiede in un vizio insanabile del provvedimento impugnato: aver deciso la causa sulla base di una ‘fattispecie’ completamente diversa da quella oggetto del contendere.

I giudici di legittimità hanno evidenziato come l’intera controversia vertesse sulla gestione diretta di una scuola paritaria da parte della parrocchia. Al contrario, la sentenza di secondo grado si era fondata sull’erronea premessa di una ‘gestione locativa’, ovvero di un affitto degli immobili a terzi. Questo errore ha viziato l’intero percorso logico-giuridico della decisione, rendendola nulla.

Le motivazioni

La motivazione della Cassazione è chiara e rigorosa. Una sentenza emessa su fatti diversi da quelli dedotti in giudizio è priva degli elementi necessari per formare un giudicato valido sul rapporto controverso. In pratica, il giudice di secondo grado ha risposto a una domanda che nessuno gli aveva posto, omettendo di pronunciarsi sulla questione reale: se la gestione diretta di una scuola paritaria da parte di un ente religioso, con la percezione di una retta, costituisca o meno un’attività commerciale ai fini dell’esenzione ICI.

L’errore è così grave da essere considerato una ‘nullità insanabile’, rilevabile anche d’ufficio. La Corte ha sottolineato che il riferimento al decisum di primo grado, che invece faceva corretto riferimento alla gestione diretta, non poteva sanare il vizio della sentenza d’appello, la quale si era involuta su una questione di locazione del tutto estranea alla causa.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado, in diversa composizione, per un nuovo esame. Il nuovo giudice dovrà attenersi ai fatti reali della controversia, ovvero la gestione diretta dell’attività scolastica. Inoltre, dovrà tenere conto dello ius superveniens, in particolare della recente disciplina europea e nazionale sugli aiuti di Stato, che ha un impatto diretto sui casi di esenzione fiscale come quello in esame. Questa ordinanza rappresenta un importante monito sull’obbligo del giudice di aderire scrupolosamente al perimetro della disputa, garantendo che la giustizia risponda alle questioni effettivamente sollevate dalle parti.

Può un giudice decidere una causa basandosi su fatti diversi da quelli contestati tra le parti?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che una sentenza basata su una fattispecie diversa da quella effettivamente in discussione (nel caso specifico, una locazione invece di una gestione diretta) è affetta da nullità insanabile perché non decide sulla controversia reale.

Qual è stato l’errore fondamentale commesso dalla Commissione Tributaria Regionale?
L’errore è stato fondare la propria decisione sul presupposto che l’ente religioso avesse concesso in locazione i propri immobili per l’uso come scuola. In realtà, la questione controversa era se la gestione diretta di una scuola paritaria da parte dell’ente stesso costituisse un’attività commerciale tale da escludere l’esenzione fiscale.

Quali sono le conseguenze pratiche della decisione della Cassazione?
La sentenza impugnata è stata annullata. Il caso dovrà essere riesaminato da un’altra sezione della Corte di giustizia tributaria di secondo grado, che dovrà decidere nel merito basandosi sui fatti corretti. Il nuovo giudice dovrà anche considerare le normative sopravvenute in materia di aiuti di Stato, che potrebbero influenzare la decisione finale sull’esenzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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