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Esenzione ICI enti ecclesiastici: retta non simbolica

La Corte di Cassazione nega l’esenzione ICI a un ente ecclesiastico che gestisce una scuola. La retta pagata dagli studenti, non essendo meramente simbolica ma contribuendo a coprire i costi, qualifica l’attività come commerciale, escludendo il beneficio fiscale. La sentenza sottolinea che per ottenere l’esenzione ICI per enti ecclesiastici, l’attività didattica deve essere gratuita o remunerata con un corrispettivo irrisorio.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione ICI enti ecclesiastici: quando la retta scolastica non è simbolica

La questione dell’esenzione ICI per gli enti ecclesiastici che svolgono attività didattica è da tempo al centro di un vivace dibattito giurisprudenziale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti decisivi sul criterio che distingue un’attività non commerciale, e quindi esente, da una commerciale. Il punto focale è la natura della retta pagata dagli studenti: se questa non è puramente simbolica, il beneficio fiscale viene meno. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso: Una Scuola Ecclesiastica e la Tassazione Immobiliare

Un istituto religioso, che gestiva diverse attività educative e ricreative tra cui una scuola per l’infanzia, primaria e secondaria, si è visto recapitare un avviso di accertamento ICI da parte del Comune di appartenenza. L’ente sosteneva di avere diritto all’esenzione in quanto ente non commerciale che svolgeva attività didattica, come previsto dalla normativa di riferimento. Inizialmente, la Commissione Tributaria Provinciale aveva dato ragione all’istituto, annullando l’atto impositivo. La decisione si basava sulla constatazione che lo statuto dell’ente escludeva finalità di lucro e che le attività svolte rientravano tra quelle meritevoli di esenzione.

Il Comune, tuttavia, ha impugnato la decisione davanti alla Commissione Tributaria Regionale, la quale ha ribaltato il verdetto. Secondo i giudici d’appello, il beneficio fiscale non poteva essere concesso perché l’attività scolastica era, di fatto, svolta con modalità commerciali. La prova risiedeva nelle rette annuali, che oscillavano tra 1.080 e 1.260 euro per allievo, e nel fatto che i ricavi complessivi dell’attività didattica coprivano quasi interamente i costi, ad eccezione degli ammortamenti. Si è così giunti al ricorso per cassazione da parte dell’istituto.

La Decisione della Corte e il Principio della Retta Simbolica per l’Esenzione ICI enti ecclesiastici

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’istituto, confermando la decisione dei giudici di secondo grado. La Suprema Corte ha ripercorso l’evoluzione normativa in materia, sottolineando che per beneficiare dell’esenzione non basta essere un ente non commerciale (requisito soggettivo), ma è necessario che anche l’attività svolta nell’immobile abbia natura non commerciale (requisito oggettivo).

L’Onere della Prova a Carico del Contribuente

Un punto cruciale ribadito dalla Corte è che spetta al contribuente dimostrare la sussistenza di tutti i requisiti per l’esenzione. Non è sufficiente presentare documenti che attestino a priori la natura non commerciale dell’ente; occorre provare, in concreto, che l’attività specifica per cui si chiede l’esenzione sia svolta senza le modalità tipiche di un’impresa commerciale.

Quando una Retta Scolastica Perde il Carattere Simbolico?

Il cuore della controversia, e della decisione, ruota attorno al concetto di “corrispettivo simbolico”. Secondo l’orientamento consolidato della Cassazione, in linea con le decisioni della Commissione Europea, un’attività si considera non commerciale se è svolta a titolo gratuito o dietro il versamento di un importo che sia “irrisorio, marginale, del tutto residuale”.
Una retta non è simbolica quando, pur essendo inferiore ai prezzi di mercato, costituisce una vera e propria remunerazione per il servizio offerto e permette di coprire una parte significativa dei costi di gestione. Nel caso di specie, le rette pagate, insieme ad altri contributi, generavano ricavi per oltre 740.000 euro, una cifra che non poteva essere considerata marginale.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha specificato che la verifica sulla natura simbolica della remunerazione deve essere puntuale e basata sulle condizioni specifiche in cui opera il singolo contribuente. La retta è il “discrimine” fondamentale. I giudici di merito hanno correttamente ritenuto che un corrispettivo annuo tra 1.080 e 1.260 euro per allievo non potesse essere considerato di valore simbolico. Un importo di tale entità non rende la prestazione “più prossima ad una erogazione gratuita”, ma la configura come un servizio retribuito. Di conseguenza, l’attività didattica, essendo remunerata in modo non meramente formale, assume carattere commerciale, facendo venir meno il diritto all’esenzione ICI sull’immobile in cui viene svolta.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale per tutti gli enti non commerciali, in particolare quelli religiosi ed educativi, che si finanziano attraverso rette e contributi. Per ottenere l’esenzione ICI enti ecclesiastici (e oggi IMU), non è sufficiente la sola assenza di uno scopo di lucro statutario. È indispensabile che l’attività svolta sia concretamente priva di connotati commerciali. Se viene richiesto un corrispettivo, questo deve essere talmente basso da non potersi configurare come un prezzo per il servizio, ma piuttosto come un contributo minimo e marginale. In caso contrario, l’attività viene attratta nell’orbita commerciale, con la conseguente perdita dei benefici fiscali sugli immobili utilizzati.

Un ente ecclesiastico che svolge attività didattica ha sempre diritto all’esenzione ICI?
No. Il diritto all’esenzione non è automatico ma dipende dalle modalità concrete con cui l’attività è svolta. Se l’attività didattica è remunerata attraverso il pagamento di una retta che non ha carattere meramente simbolico, essa viene considerata di natura commerciale e l’immobile utilizzato perde il diritto all’esenzione.

Cosa si intende per corrispettivo “simbolico” ai fini dell’esenzione ICI?
Per corrispettivo simbolico si intende un importo caratterizzato da un ammontare irrisorio, marginale e del tutto residuale. Deve essere tale da non potersi porre in relazione con il servizio reso, rendendo la prestazione più simile a un’erogazione gratuita che a un servizio retribuito rispetto agli standard medi.

A chi spetta dimostrare che l’attività svolta non è di natura commerciale?
L’onere di dimostrare la sussistenza in concreto dei requisiti per l’esenzione, e quindi che l’attività non sia svolta con modalità commerciali, spetta al contribuente che richiede il beneficio fiscale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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