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Esenzione ICI aree portuali: no per attività commerciali

Una società di spedizioni, concessionaria di aree in un porto, ha contestato degli avvisi di accertamento ICI sostenendo che gli immobili dovessero rientrare nella categoria catastale E/1 e godere della relativa esenzione. I giudici di primo e secondo grado avevano accolto la tesi della società. La Corte di Cassazione, ribaltando la decisione, ha stabilito che l’esenzione ICI per aree portuali non è applicabile. Il criterio decisivo non è l’ubicazione dell’immobile, ma la sua funzione. Se l’area è utilizzata per un’attività commerciale e imprenditoriale, come la movimentazione e il deposito di merci, essa acquista un’autonomia funzionale e reddituale che esclude la classificazione in categoria E (riservata a immobili di interesse pubblico non commerciale), rendendo l’imposta dovuta.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione ICI Aree Portuali: Stop della Cassazione per le Attività Commerciali

L’esenzione ICI per le aree portuali è un tema complesso che vede contrapposti gli interessi degli enti locali e quelli degli operatori economici. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale: le aree demaniali date in concessione a privati per lo svolgimento di attività commerciali, come la movimentazione e lo stoccaggio di merci, non possono beneficiare dell’esenzione prevista per gli immobili in categoria catastale E/1. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne le ragioni e le implicazioni.

I Fatti di Causa

Una società di spedizioni, concessionaria di alcuni immobili situati in un’importante area portuale, impugnava una serie di avvisi di accertamento per il mancato versamento dell’ICI relativa agli anni 2005, 2006 e 2007. La società sosteneva che tali immobili, all’epoca non ancora accatastati, fossero classificabili nella categoria E/1 (stazioni per servizi di trasporto terrestri, marittimi ed aerei) e, di conseguenza, esenti dall’imposta.

I giudici tributari di primo e secondo grado accoglievano le ragioni della società, ritenendo che gli immobili fossero componenti necessari all’esercizio dell’attività portuale e che non fosse emerso un loro utilizzo per attività commerciali estranee a quelle strettamente portuali. Il Comune, non condividendo tale interpretazione, presentava ricorso in Cassazione.

La Questione Giuridica: Attività Commerciale e Categoria E/1

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’art. 7 del D.Lgs. 504/1992, che prevede l’esenzione ICI per i fabbricati classificati o classificabili nelle categorie catastali del gruppo E. La difesa del Comune si basava su un principio cardine: la classificazione in categoria E/1 presuppone che l’immobile sia destinato a un servizio pubblico e sia sostanzialmente incommerciabile. Al contrario, un’area utilizzata da un’impresa privata per svolgere un’attività economica in regime di concorrenza, anche se all’interno di un porto, acquisisce un’autonomia funzionale e una potenziale redditualità che la escludono da tale categoria agevolata.

L’Analisi della Cassazione sull’esenzione ICI aree portuali

La Corte di Cassazione ha accolto i motivi del ricorso del Comune, ribaltando l’esito dei precedenti gradi di giudizio. I giudici hanno chiarito che l’imposizione ICI sulle aree portuali si fonda sul criterio della funzione (attività libero-imprenditoriale) e non sul mero criterio dell’ubicazione (localizzazione all’interno del porto).

La Corte ha sottolineato come la legislazione (in particolare la L. 84/1994) abbia trasformato le operazioni portuali da un servizio in riserva pubblica a un’attività esercitata da imprese private in regime di libera concorrenza. Di conseguenza, l’utilizzo di aree demaniali da parte di un operatore commerciale in forma privatistica ed esclusiva conferisce a tali aree le caratteristiche di autonome unità immobiliari, potenzialmente produttive di reddito.

Il Principio della Funzione vs. Ubicazione

Secondo la Suprema Corte, un magazzino o un’area destinati al deposito e alla movimentazione di merce non si identificano con una ‘stazione per servizi di trasporto’. Essi sono, piuttosto, strumenti dell’attività commerciale svolta dall’impresa concessionaria. Per poter rientrare nella categoria E/1 e godere dell’esenzione ICI per le aree portuali, l’attività svolta negli immobili dovrebbe essere strettamente strumentale al servizio di pubblico trasporto e non a un’attività d’impresa con finalità lucrative. L’esercizio di un’attività in forma concorrenziale, orientata al profitto, rende l’immobile un bene con autonomia funzionale e reddituale, incompatibile con la natura degli immobili del gruppo E.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione evidenziando che la qualificazione nel gruppo catastale E è propria di immobili con una marcata caratterizzazione tipologico-funzionale che li rende estranei a ogni logica di commercio e produzione industriale (es. fari, cimiteri, edifici di culto). Un terminal portuale gestito da un’impresa privata per movimentare merci per conto terzi è, a tutti gli effetti, un’attività commerciale. L’affermazione della corte regionale, secondo cui sarebbe ‘inverosimile’ che tali beni avessero autonomia funzionale al di fuori dell’attività portuale, è stata giudicata apodittica e non sufficientemente motivata. Ciò che conta ai fini dell’imposizione è la suscettibilità dell’area di costituire un’autonoma unità immobiliare, potenzialmente produttiva di reddito, a prescindere dal suo collegamento con il contesto portuale.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza stabilisce un principio chiaro: l’esenzione ICI per le aree portuali non è automatica. È necessario valutare la natura dell’attività concretamente svolta. Se l’area è data in concessione a un operatore privato che la utilizza per la propria attività d’impresa in un mercato concorrenziale, questa perde il carattere di bene destinato a un pubblico servizio e diventa un asset aziendale tassabile. La sentenza cassa quindi la decisione impugnata e rinvia la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado per una nuova valutazione basata sui principi enunciati.

Un’area portuale data in concessione a un’impresa privata per attività commerciali ha diritto all’esenzione ICI?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se l’area è utilizzata per un’attività imprenditoriale e commerciale in forma privatistica ed esclusiva, essa acquisisce un’autonomia funzionale e reddituale che la rende soggetta a imposizione ICI, escludendola dall’esenzione.

Perché la classificazione catastale in categoria E/1 non è applicabile a un terminal portuale gestito da un privato?
La categoria catastale E/1 è riservata a ‘stazioni per servizi di trasporto’ e, più in generale, il gruppo E comprende immobili con una funzione pubblica o di interesse collettivo, sostanzialmente incommerciabili. Un terminal gestito da un’impresa privata per attività come deposito e movimentazione merci è considerato uno strumento di un’attività commerciale con potenziale reddituale proprio, incompatibile con tale classificazione.

È possibile per un Comune accertare la classificabilità di un immobile non ancora accatastato ai fini del recupero dell’ICI?
Sì. La Corte chiarisce che, per gli immobili non accatastati al momento dell’accertamento, è possibile procedere a una valutazione ‘incidenter tantum’ della loro classificabilità per determinare se abbiano diritto o meno all’esenzione, consentendo al Comune di recuperare l’imposta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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