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Esenzione ICI area edificabile: la Cassazione decide

Un’istituzione religiosa chiedeva l’esenzione ICI per un’area edificabile destinata ad attività assistenziali. La Cassazione ha negato l’esenzione, chiarendo che la semplice previsione urbanistica non basta. È necessario un comportamento attivo volto a realizzare concretamente la destinazione agevolata. La decisione sottolinea i limiti dell’esenzione ICI su area edificabile.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione ICI Area Edificabile: Non Basta la Destinazione Urbanistica

L’esenzione ICI area edificabile per gli enti non commerciali è un tema complesso, che richiede un’attenta valutazione dei requisiti oggettivi e soggettivi previsti dalla legge. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, stabilendo che la semplice destinazione di un’area a scopi assistenziali in un piano urbanistico non è sufficiente per ottenere il beneficio fiscale. È necessario un comportamento attivo e concreto da parte dell’ente proprietario, volto a realizzare effettivamente tale destinazione.

I Fatti di Causa

La controversia nasce dal ricorso di un Comune contro sei sentenze della Commissione Tributaria Regionale. Quest’ultima aveva parzialmente accolto le richieste di un’istituzione religiosa, riconoscendo un’esenzione ICI per gli anni dal 2006 al 2011 su un’area edificabile di sua proprietà. Il piano regolatore comunale destinava l’area alla costruzione di edifici per l’assistenza ad anziani e residenze, ma prevedeva anche la possibilità di realizzare, per un massimo del 30% della volumetria, edilizia residenziale con finalità commerciali.

L’istituto sosteneva di avere diritto all’esenzione totale in quanto ente non commerciale e in virtù della destinazione socio-assistenziale dell’area. Il Comune, invece, riteneva l’imposta dovuta, contestando la mancanza di un utilizzo effettivo e concreto dell’area per le finalità agevolate.

L’esenzione ICI area edificabile secondo i Giudici di Merito

I giudici tributari regionali avevano optato per una soluzione intermedia. Avevano concesso un’esenzione parziale, limitandola al 70% dell’area, corrispondente alla porzione destinata a scopi assistenziali. La decisione si basava sulla considerazione che, anche nel tempo necessario alla realizzazione degli edifici, le aree destinate a finalità non commerciali dovessero rientrare nell’ambito dell’esenzione. Tuttavia, questa interpretazione non ha convinto l’amministrazione comunale, che ha portato la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

L’Analisi della Cassazione: Utilizzo Effettivo vs. Potenziale

La Suprema Corte ha ribaltato la decisione di merito, accogliendo il ricorso del Comune. I giudici di legittimità hanno sottolineato che, per beneficiare dell’esenzione ICI prevista dall’art. 7, comma 1, lett. i), del d.lgs. 504/1992, non è sufficiente la mera disponibilità di un’area edificabile con una destinazione potenziale a scopi agevolati.

La norma, per sua natura derogatoria e di stretta interpretazione, si applica solo ai fabbricati (da costruire o ristrutturare) ai quali sia stata concretamente impressa la destinazione agevolata. Questo richiede un comportamento attivo e dinamico da parte del proprietario, che vada oltre la semplice previsione urbanistica. La presentazione di un mero “progetto del piano di lottizzazione”, come nel caso di specie, è stata ritenuta insufficiente, in assenza del rilascio del permesso di costruire e dell’inizio dei lavori.

le motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su un principio consolidato della propria giurisprudenza: l’esenzione fiscale richiede l’esercizio effettivo e concreto di una delle attività indicate dalla norma. Il concetto di “utilizzo” non può essere interpretato in senso statico, ma deve riferirsi a un’azione tangibile volta a realizzare la finalità non commerciale. L’immobile deve essere “attualmente destinato” allo svolgimento di una delle attività esenti.

Nel caso in esame, l’area non solo non era ancora stata edificata, ma mancavano anche gli atti amministrativi fondamentali, come il permesso di costruire, che avrebbero dimostrato in modo inequivocabile l’impegno dell’ente a realizzare le strutture assistenziali. Inoltre, la circostanza che il piano regolatore permettesse una quota di edificazione a scopo commerciale e speculativo (il 30%) ha ulteriormente indebolito la posizione dell’istituto, evidenziando una destinazione non esclusivamente non-profit.

La Corte ha chiarito che l’agevolazione non può estendersi a una situazione di mera potenzialità, dove l’iter amministrativo per la costruzione è ancora “in itinere” e la destinazione finale non è ancora stata concretamente impressa sull’immobile. L’esenzione è legata all’uso, non alla proprietà o alla mera intenzione.

le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato le sentenze impugnate e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado. Ha affermato il principio di diritto secondo cui, ai fini dell’esenzione ICI area edificabile, non è sufficiente la disponibilità di un’area destinata in parte da un piano urbanistico ad attività assistenziali. La norma agevolativa si applica solo a fabbricati, anche da costruire, cui sia stata concretamente impressa la destinazione non commerciale attraverso un comportamento attivo e tempestivo. Questa pronuncia stabilisce un criterio rigoroso, ribadendo che i benefici fiscali per gli enti non commerciali sono subordinati a un utilizzo effettivo e non a una mera potenzialità o intenzione futura.

Un’area edificabile di proprietà di un ente non commerciale gode automaticamente dell’esenzione ICI se il piano regolatore la destina ad attività assistenziali?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la semplice destinazione urbanistica non è sufficiente. È necessario un comportamento attivo e dinamico dell’ente volto a realizzare concretamente e tempestivamente tale destinazione, come ad esempio aver ottenuto il permesso di costruire.

Cosa intende la Corte per “destinazione concreta” di un immobile ai fini dell’esenzione ICI?
Per “destinazione concreta” si intende non solo l’esercizio effettivo di un’attività agevolata all’interno di un edificio esistente, ma anche l’aver intrapreso passaggi amministrativi e materiali inequivocabili e tempestivi per la costruzione o ristrutturazione di un immobile da destinare a tali attività. Un semplice progetto di lottizzazione non è considerato sufficiente.

L’esenzione ICI si applica se una parte dell’area è destinata a fini commerciali o residenziali?
No, la presenza di una destinazione anche parzialmente commerciale o speculativa indebolisce il diritto all’esenzione totale. La Corte ha evidenziato come la norma richieda che gli immobili siano destinati esclusivamente allo svolgimento delle attività tassativamente indicate, e che tali attività siano svolte con modalità non commerciali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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