LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Esenzione ICI Abitazione Principale: nuovo rinvio

Una contribuente si è vista negare l’esenzione ICI sull’abitazione principale perché il coniuge risiedeva in un altro Comune. La Corte di Cassazione, rilevando un dubbio sulla costituzionalità della norma che richiede la residenza dell’intero nucleo familiare, ha sospeso il giudizio e ha sollevato la questione di legittimità costituzionale, in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione ICI Abitazione Principale: la Cassazione Sospende il Giudizio

L’esenzione ICI abitazione principale torna al centro del dibattito giuridico con una recente ordinanza della Corte di Cassazione. Il caso riguarda una contribuente a cui era stato negato il beneficio fiscale poiché il coniuge risiedeva in un Comune diverso. La Suprema Corte, nutrendo dubbi sulla costituzionalità della norma che impone la residenza dell’intero nucleo familiare, ha deciso di sospendere il procedimento e di rimettere la questione alla Corte Costituzionale.

I Fatti del Caso: La Controversia sull’ICI

Una contribuente, proprietaria di un immobile nel Comune di Viareggio adibito a sua residenza e dimora abituale, si è vista recapitare un avviso di accertamento per il mancato pagamento dell’ICI relativa all’anno d’imposta 2011. L’ente locale contestava il diritto all’agevolazione fiscale per l’abitazione principale, sostenendo che non fosse soddisfatto il requisito della residenza anagrafica e della dimora abituale dell’intero nucleo familiare presso quell’immobile. Il coniuge della ricorrente, infatti, risultava residente in un altro Comune, circostanza che, secondo l’amministrazione, faceva venir meno il presupposto per il beneficio.

La contribuente ha impugnato l’atto impositivo, dando inizio a un lungo iter giudiziario che ha attraversato i vari gradi di giudizio fino a giungere in Cassazione.

Il Percorso Giudiziario e i Motivi del Ricorso

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale hanno dato torto alla contribuente. I giudici di merito hanno ritenuto che, per ottenere l’esenzione, fosse necessaria la dimostrazione della comune residenza familiare, non essendo sufficiente la sola residenza anagrafica del soggetto passivo d’imposta. Secondo le corti territoriali, la residenza del coniuge in un’altra località, seppur per esigenze lavorative, precludeva la qualificazione dell’immobile come abitazione principale ai fini ICI.

La contribuente ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando, tra le altre cose, la violazione delle norme che definiscono l’abitazione principale e la carenza di motivazione delle sentenze impugnate.

Esenzione ICI Abitazione Principale e il Dubbio di Costituzionalità

Il cuore della questione ruota attorno all’interpretazione dell’art. 8 del d.lgs. 504/1992, la norma che disciplinava l’esenzione ICI abitazione principale. Questa disposizione, nella sua formulazione applicabile al caso, legava il beneficio alla condizione che nell’immobile dimorassero abitualmente sia il contribuente che i suoi familiari.

La Corte di Cassazione, nel decidere il caso, ha preso atto di un’importante evoluzione giurisprudenziale. Con la sentenza n. 209/2022, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima una norma analoga in materia di IMU, la quale prevedeva lo stesso requisito della residenza congiunta del nucleo familiare. La Consulta ha stabilito che tale vincolo fosse irragionevole e penalizzante, soprattutto in un contesto sociale in cui le esigenze lavorative o personali possono portare i coniugi a vivere in luoghi diversi.

Sulla scia di questa pronuncia, le Sezioni Unite della Cassazione, con due recenti ordinanze (nn. 26774 e 26776 del 2024), hanno ritenuto di dover sollevare un analogo dubbio di costituzionalità anche per la norma sull’ICI.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, con l’ordinanza in esame, ha deciso di non poter risolvere la controversia senza l’intervento della Corte Costituzionale. I giudici hanno ritenuto che i principi espressi dalla Consulta per l’IMU potessero estendersi anche alla disciplina dell’ICI, data la somiglianza delle norme e delle finalità.

La norma sull’ICI, richiedendo la dimora abituale di tutto il nucleo familiare, potrebbe contrastare con diversi principi costituzionali, tra cui:

* Art. 3 Cost. (Principio di uguaglianza e ragionevolezza): Trattare in modo diverso situazioni personali e familiari che possono richiedere residenze separate.
* Artt. 29 e 31 Cost. (Tutela della famiglia): Penalizzare scelte familiari dettate da necessità lavorative o di altra natura.
* Art. 53 Cost. (Capacità contributiva): Legare un beneficio fiscale a una condizione (la coabitazione) non necessariamente indicativa di una maggiore capacità economica.

Di conseguenza, la Corte ha ritenuto indispensabile sospendere il giudizio e rimettere gli atti alla Corte Costituzionale, chiedendole di valutare se la norma sull’ICI, nella parte in cui subordina l’agevolazione alla dimora abituale anche dei familiari, sia compatibile con la Costituzione.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha rinviato la causa a nuovo ruolo, in attesa della decisione della Corte Costituzionale. Questa ordinanza rappresenta un passo fondamentale per chiarire definitivamente la portata dell’esenzione ICI abitazione principale per i coniugi con residenze diverse. Se la Consulta dovesse accogliere la questione, dichiarando l’incostituzionalità della norma, si aprirebbe la strada al riconoscimento del beneficio fiscale anche in tutti quei casi, relativi al periodo di vigenza dell’ICI, in cui le esigenze di vita o di lavoro abbiano imposto ai membri di un nucleo familiare di stabilire la propria dimora in immobili differenti.

Perché è stata negata l’esenzione ICI alla contribuente?
L’esenzione è stata negata perché la normativa ICI applicabile all’epoca richiedeva, per la qualifica di ‘abitazione principale’, che non solo il contribuente ma anche il suo nucleo familiare (in questo caso, il coniuge) avesse la residenza anagrafica e la dimora abituale nell’immobile. Il coniuge della ricorrente risiedeva in un altro Comune.

Qual è la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte di Cassazione non ha emesso una decisione finale. Ha invece sospeso il procedimento e ha sollevato una questione di legittimità costituzionale, chiedendo alla Corte Costituzionale di verificare se la norma sull’ICI che impone la residenza dell’intero nucleo familiare sia conforme alla Costituzione.

Cosa succede ora al processo?
Il processo è sospeso (‘rinviato a nuovo ruolo’) e riprenderà solo dopo che la Corte Costituzionale si sarà pronunciata sulla questione sollevata. La decisione della Consulta sarà vincolante per la Cassazione e per tutti i giudici che dovranno affrontare casi simili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati