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Esenzione fiscale IPAB: la Cassazione sui redditi

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 33337/2024, ha stabilito che i redditi derivanti dalla locazione di immobili da parte di un’IPAB (Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza) non beneficiano automaticamente dell’esenzione fiscale. Tale attività è considerata di natura commerciale e, pertanto, soggetta a tassazione. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva favorito l’ente, affermando che lo status di ente pubblico assistenziale non è sufficiente per escludere la commercialità dell’attività e ottenere l’esenzione fiscale IPAB.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione fiscale IPAB e redditi immobiliari: la Cassazione fa chiarezza

La recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per gli enti non profit: l’esenzione fiscale IPAB sui redditi derivanti da attività commerciali, come la locazione di immobili. La Suprema Corte ha stabilito che la natura assistenziale di un ente non è di per sé sufficiente a garantire l’esenzione dalle imposte dirette se l’attività svolta ha carattere commerciale. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Una Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza (IPAB), ente pubblico con finalità assistenziali, impugnava una cartella di pagamento emessa dall’Amministrazione Finanziaria. La pretesa fiscale riguardava il mancato versamento dell’Irpeg (l’imposta sul reddito delle persone giuridiche all’epoca vigente) per l’anno d’imposta 2002. L’importo contestato derivava dai canoni di locazione percepiti dall’ente per alcuni suoi immobili.

Nei primi due gradi di giudizio, le Commissioni Tributarie avevano dato ragione all’ente, ritenendo che le rendite immobiliari di un ente pubblico con scopi assistenziali non costituissero attività commerciale e fossero quindi esenti da imposta. La Commissione Tributaria Regionale, in particolare, aveva sottolineato la natura pubblica e morale dell’IPAB, il cui scopo statutario era l’assistenza gratuita a minori in stato di bisogno.

L’Amministrazione Finanziaria, non soddisfatta della decisione, ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo la violazione di diverse norme del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR).

La questione giuridica e l’esenzione fiscale IPAB

Il cuore della controversia ruotava attorno all’interpretazione dell’articolo 88 del TUIR (nella sua formulazione applicabile all’epoca, oggi corrispondente in parte all’art. 74). La questione era se l’esenzione fiscale IPAB potesse estendersi anche ai redditi derivanti da un’attività, come la locazione di immobili a terzi, che ha intrinsecamente natura commerciale.

L’Amministrazione Finanziaria sosteneva che l’agevolazione fiscale prevista per gli enti pubblici non soggetti alle imposte dirette fosse una norma speciale, applicabile solo ai soggetti espressamente elencati e non estensibile ad altre entità, anche se con finalità assistenziali. Inoltre, l’attività di locazione immobiliare non rientrava tra le funzioni istituzionali non commerciali, ma configurava un’attività commerciale a tutti gli effetti, i cui proventi dovevano essere tassati.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, cassando la sentenza impugnata. I giudici hanno riaffermato un principio consolidato: l’agevolazione fiscale prevista dall’art. 88 del TUIR è una norma speciale e, come tale, di stretta interpretazione. Non può essere estesa per analogia ad enti che, pur perseguendo finalità di interesse pubblico, non sono espressamente inclusi nell’elenco.

La Corte ha chiarito che il formale riconoscimento quale IPAB non comporta automaticamente l’appartenenza alla categoria delle persone giuridiche pubbliche esenti da imposte. È necessario, invece, verificare la natura dell’attività concretamente svolta.

Secondo la Cassazione, la verifica se un’attività sia commerciale o meno deve essere condotta dal giudice di merito sulla base delle finalità perseguite, desumibili dall’atto costitutivo o, in sua mancanza, dall’attività effettivamente esercitata. Nel caso specifico, la locazione di immobili a terzi è un’attività che, per sua natura, genera reddito e si configura come attività commerciale. Non rientra tra le funzioni istituzionali, statali o assistenziali, che possono godere dell’esenzione.

Inoltre, la Corte ha ribadito che spetta al contribuente che chiede l’esenzione o il rimborso fornire la prova dell’assenza dei presupposti impositivi. L’IPAB non aveva fornito tale prova, limitandosi a far valere la propria natura giuridica.

Le conclusioni

La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza d’appello e, decidendo nel merito, ha rigettato il ricorso originario del contribuente. La decisione ha importanti implicazioni pratiche per tutte le IPAB e gli enti non profit. Lo status giuridico e le finalità assistenziali non sono sufficienti a garantire un’esenzione fiscale generalizzata. Ogni attività svolta dall’ente deve essere analizzata singolarmente: se essa ha natura commerciale, come la locazione di immobili, i relativi proventi sono soggetti a tassazione secondo le regole ordinarie. Questa pronuncia conferma la necessità per gli enti del terzo settore di una gestione contabile e fiscale attenta, in grado di distinguere chiaramente le attività istituzionali non commerciali da quelle commerciali, al fine di evitare contenziosi con il Fisco.

Un’IPAB è sempre esente dalle imposte sui redditi?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che lo status di IPAB non garantisce un’esenzione automatica e totale. L’esenzione fiscale dipende dalla natura dell’attività svolta: solo le attività istituzionali e non commerciali sono esenti, mentre quelle commerciali, come la locazione di immobili, sono soggette a tassazione.

La locazione di immobili da parte di un ente assistenziale è considerata attività commerciale?
Sì. Secondo la sentenza, la locazione di immobili a terzi costituisce un’attività commerciale i cui proventi sono soggetti a imposizione fiscale. Non rientra tra le funzioni istituzionali e assistenziali che possono beneficiare dell’esenzione, anche se i profitti vengono reinvestiti per gli scopi dell’ente.

Chi deve dimostrare l’assenza dei presupposti per la tassazione?
L’onere della prova spetta al contribuente. L’ente che richiede l’esenzione fiscale deve dimostrare attivamente che l’attività svolta non ha natura commerciale e che sussistono tutti i presupposti per beneficiare dell’agevolazione. Non è sufficiente invocare la propria natura di ente assistenziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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