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Esenzione COSAP: non spetta alla società concessionaria

Una società di gestione autostradale ha contestato l’obbligo di pagare il Canone per l’Occupazione di Spazi e Aree Pubbliche (COSAP) per i suoi cavalcavia. La Corte di Cassazione ha confermato che la società è tenuta al pagamento, stabilendo che l’esenzione COSAP è un’agevolazione strettamente riservata allo Stato e non si estende alle società concessionarie, anche se svolgono un servizio pubblico, poiché agiscono come entità private a scopo di lucro.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione COSAP: la Cassazione chiarisce perché non si applica alle società concessionarie

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande rilevanza per i rapporti tra enti locali e società che gestiscono infrastrutture pubbliche. La questione centrale riguarda l’applicabilità dell’esenzione COSAP (Canone per l’Occupazione di Spazi ed Aree Pubbliche) a una società concessionaria per la gestione di autostrade. La Corte ha stabilito un principio chiaro: l’esenzione è un beneficio riservato esclusivamente allo Stato e non può essere esteso a soggetti privati, anche se operano in regime di concessione per un servizio di pubblica utilità.

I Fatti della Causa

Il caso ha origine da dieci avvisi di accertamento emessi da un’amministrazione provinciale nei confronti di una nota società che gestisce la rete autostradale nazionale. L’ente locale richiedeva il pagamento del COSAP per l’anno 2007, a causa dell’occupazione dello spazio aereo sovrastante diverse strade provinciali da parte di cavalcavia autostradali.

La società concessionaria ha impugnato gli avvisi, sostenendo di non essere tenuta al pagamento. Le sue argomentazioni si basavano principalmente su tre punti:
1. L’inesistenza di un’occupazione ‘di fatto’, poiché la costruzione dell’autostrada era basata su una concessione statale.
2. L’applicabilità dell’esenzione prevista per le occupazioni effettuate direttamente dallo Stato.
3. L’assenza di un’effettiva sottrazione dello spazio all’uso pubblico, dato che i cavalcavia non impedivano la circolazione sulle strade sottostanti.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno respinto le tesi della società, confermando l’obbligo di pagamento del canone. La questione è così giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La Natura Giuridica del COSAP e la non applicabilità dell’esenzione

La Suprema Corte, nel respingere il ricorso, ha svolto un’analisi approfondita della natura del COSAP e dei presupposti per la sua applicazione. A differenza della precedente TOSAP (Tassa per l’Occupazione di Spazi ed Aree Pubbliche), il COSAP non è qualificato come un tributo, ma come un corrispettivo per una concessione, reale o presunta, per l’uso speciale o esclusivo di un bene pubblico.

Il presupposto per il pagamento non è la sottrazione di un’area all’uso collettivo, ma l’utilizzazione particolare che il singolo ne trae. In questo contesto, la Corte ha chiarito che il soggetto obbligato al pagamento è colui che materialmente pone in essere l’occupazione, traendone un beneficio. Nel caso di specie, questo soggetto è inequivocabilmente la società concessionaria, che gestisce l’infrastruttura e ne trae un profitto economico.

Perché l’esenzione COSAP non si estende al concessionario?

Il punto cruciale della decisione riguarda l’interpretazione dell’esenzione. La legge prevede che le occupazioni effettuate dallo Stato siano esenti dal pagamento del canone. La società sosteneva che, agendo come concessionaria dello Stato per un servizio pubblico essenziale, dovesse beneficiare della medesima esenzione.

La Cassazione ha rigettato questa interpretazione, affermando che le norme che prevedono esenzioni fiscali o agevolazioni sono di stretta interpretazione e non possono essere applicate per analogia. La società concessionaria, pur svolgendo un’attività di interesse pubblico, è un soggetto giuridico privato (una società per azioni) che agisce in piena autonomia imprenditoriale con scopo di lucro. Non può essere considerata un mero sostituto o un organo dello Stato. La sua attività, pur regolamentata, è finalizzata al profitto, il che la distingue nettamente dall’agire diretto dello Stato per i suoi fini istituzionali. Di conseguenza, l’esenzione COSAP rimane un beneficio esclusivo dello Stato e degli altri enti pubblici espressamente indicati dalla norma.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Innanzitutto, si ribadisce che il soggetto passivo del canone è chi realizza l’occupazione per trarne un’utilità particolare. La proprietà statale dell’infrastruttura non rileva, poiché durante il periodo di concessione è la società a disporre del bene, a gestirlo e a realizzarne i profitti. L’occupazione dello spazio sovrastante la strada provinciale è quindi direttamente imputabile alla società.

In secondo luogo, la Corte distingue nettamente tra l’attività dello Stato e quella del suo concessionario. La scelta di affidare un servizio pubblico a un’entità privata che opera secondo logiche di mercato comporta l’assoggettamento di quest’ultima al regime fiscale ordinario, salvo specifiche deroghe. L’esenzione è una di queste deroghe e, come tale, non può essere estesa a un soggetto che, pur perseguendo finalità pubblicistiche, mantiene la propria natura di impresa privata orientata al profitto.

Infine, la Corte ha affrontato la distinzione tra ‘esclusione’ ed ‘esenzione’ sollevata dalla ricorrente. La società sosteneva di essere ‘esclusa’ dal campo di applicazione del canone, poiché l’ente locale non avrebbe alcun potere sull’infrastruttura autostradale. La Cassazione ha chiarito che si tratta invece di un caso di ‘esenzione’, ovvero una situazione che rientrerebbe nell’ambito impositivo ma che il legislatore ha deciso di agevolare. Poiché la società non è lo Stato, non può beneficiare di tale agevolazione.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione consolida un principio fondamentale: la natura giuridica del soggetto che effettua l’occupazione è determinante per l’applicazione delle agevolazioni fiscali. Una società per azioni, anche se concessionaria di un servizio pubblico essenziale, rimane un soggetto privato distinto dallo Stato e, come tale, è tenuta al pagamento del COSAP per l’occupazione di suolo pubblico. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche, confermando il diritto degli enti locali a richiedere il pagamento del canone per l’uso del proprio territorio da parte di grandi infrastrutture, garantendo così una corretta ripartizione degli oneri legati all’utilizzo del suolo pubblico.

Una società che gestisce autostrade in concessione ha diritto all’esenzione COSAP per i cavalcavia?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’esenzione dal pagamento del COSAP è riservata esclusivamente allo Stato e agli altri enti pubblici indicati dalla legge. Non si estende alle società concessionarie private, poiché queste agiscono come imprese a scopo di lucro, anche se gestiscono un servizio di pubblica utilità.

Perché l’occupazione dello spazio aereo da parte di un cavalcavia è soggetta al pagamento del COSAP?
Perché il presupposto del COSAP non è la sottrazione fisica di un’area all’uso pubblico, ma l’utilizzazione particolare o eccezionale che un soggetto ne trae. La società concessionaria, installando e gestendo il cavalcavia, occupa lo spazio aereo per trarne un’utilità economica legata alla gestione della rete autostradale, e questo configura il presupposto per il pagamento del canone.

Qual è la differenza tra ‘esenzione’ e ‘esclusione’ dal tributo in questo contesto?
Si ha ‘esclusione’ quando una situazione, per sua natura, non rientra nel campo di applicazione della norma impositiva. Si ha ‘esenzione’, invece, quando una situazione rientrerebbe nell’ambito impositivo, ma una norma specifica la sottrae al pagamento per ragioni di opportunità. La Corte ha stabilito che il caso delle occupazioni da parte dello Stato è una ‘esenzione’, un’eccezione alla regola generale, e come tale non è estendibile alla società concessionaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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