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Esenzione accise energia: No per consorzi

Una società consortile, che produceva energia da fonti rinnovabili e la cedeva alle imprese consorziate, si è vista negare il diritto all’esenzione dalle accise. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 22030/2024, ha stabilito che la cessione di energia ai soci, anche se membri del consorzio, costituisce una fornitura a terzi e non un autoconsumo. Di conseguenza, non spetta l’esenzione accise energia, in quanto questa agevolazione è riservata esclusivamente all’energia consumata direttamente dal soggetto produttore. La Corte ha chiarito che la nozione di “autoproduttore” valida ai fini fiscali è più restrittiva di quella prevista dalle norme sul mercato dell’energia.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione Accise Energia: La Cassazione Nega l’Agevolazione ai Consorzi

La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 22030 del 5 agosto 2024, ha affrontato un tema cruciale per le aziende riunite in consorzi: l’esenzione accise energia prodotta da fonti rinnovabili. La Corte ha stabilito un principio restrittivo: l’agevolazione fiscale non si applica quando l’energia, pur prodotta da una società consortile, viene ceduta e consumata dalle singole imprese consorziate. Questa decisione chiarisce che la cessione ai soci equivale a una vendita a terzi, escludendo la fattispecie dell’autoconsumo diretto, requisito fondamentale per beneficiare dell’esenzione.

I fatti del caso: la pretesa di esenzione accise energia

Una società consortile, costituita per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, ha ricevuto alcuni avvisi di pagamento dall’Agenzia delle Dogane per le accise relative agli anni dal 2008 al 2012. La società sosteneva di avere diritto all’esenzione, qualificandosi come “autoproduttore”, poiché l’energia prodotta veniva interamente ceduta alle imprese socie per i loro fabbisogni produttivi. Le commissioni tributarie di primo e secondo grado avevano inizialmente dato ragione all’azienda, ritenendo che l’attività rientrasse nel concetto di autoproduzione e fosse quindi esente da imposta. L’Agenzia delle Dogane, non condividendo questa interpretazione, ha proposto ricorso in Cassazione.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Dogane, cassando la sentenza precedente e affermando un principio di diritto molto chiaro. Secondo i giudici, l’esenzione prevista dal Testo Unico delle Accise (TUA) è strettamente legata al concetto di “autoconsumo”, ovvero all’utilizzo dell’energia da parte dello stesso soggetto giuridico che la produce. Poiché la società consortile e le singole società consorziate sono soggetti giuridici e fiscali distinti, la cessione di energia tra di loro non può essere considerata autoconsumo, ma una vera e propria fornitura a terzi, soggetta quindi al pagamento delle accise.

Le motivazioni della Corte sull’esenzione accise energia

La decisione della Corte si fonda su un’interpretazione rigorosa e letterale della normativa fiscale, distinguendola nettamente da quella che regola il mercato dell’energia.

La distinzione tra normativa energetica e fiscale

Un punto centrale della motivazione riguarda la differenza tra la definizione di “autoproduttore” contenuta nel cosiddetto “decreto Bersani” (D.Lgs. n. 79/1999) e la disciplina fiscale del Testo Unico Accise (D.Lgs. n. 504/1995). Il decreto Bersani ha una finalità pro-concorrenziale e definisce l’autoproduttore in senso ampio, includendo anche l’energia consumata da società controllate o da membri di consorzi. La normativa fiscale, invece, ha l’obiettivo di regolare l’imposizione e le relative esenzioni. Per questo, la nozione di autoproduttore ai fini fiscali è molto più stringente: l’esenzione è concessa solo se vi è coincidenza tra il produttore e il consumatore dell’energia.

L’interpretazione restrittiva dell’esenzione

Le norme che prevedono agevolazioni fiscali, come l’esenzione accise energia, sono di stretta interpretazione e non possono essere applicate in via analogica. La Corte ha sottolineato che l’esenzione per l’energia da fonti rinnovabili è limitata all'”utilizzazione che fa dell’energia medesima il soggetto autoproduttore”. Quando la società consortile cede l’energia ai consorziati, svolge un’attività commerciale di vendita. I consorziati, a loro volta, si configurano come acquirenti, ossia “consumatori finali” distinti dal produttore. L’alterità soggettiva tra il consorzio produttore e le imprese consorziate consumatrici è l’elemento che fa venir meno il requisito dell’autoconsumo, impedendo l’applicazione dell’esenzione.

Le conclusioni e le implicazioni pratiche

Questa ordinanza stabilisce un confine netto per l’applicazione dell’esenzione accise energia nell’ambito dei consorzi. Le imprese che si uniscono in forma consortile per la produzione di energia devono essere consapevoli che la successiva cessione ai soci sarà considerata, ai fini fiscali, come una fornitura a terzi e, pertanto, soggetta ad accisa. La sola finalità di approvvigionarsi di energia a costi contenuti non è sufficiente a giustificare l’applicazione di un’agevolazione fiscale pensata esclusivamente per l’autoconsumo diretto. La decisione impone quindi un’attenta pianificazione fiscale per le strutture consortili operanti nel settore energetico, al fine di evitare future contestazioni da parte dell’amministrazione finanziaria.

Una società consortile che produce energia da fonti rinnovabili e la cede ai propri soci ha diritto all’esenzione dalle accise?
No, secondo la Corte di Cassazione, la cessione di energia ai soci consorziati non è considerata autoconsumo ma una fornitura a terzi. Pertanto, l’energia è soggetta al pagamento delle accise e non beneficia dell’esenzione.

La definizione di “autoproduttore” ai fini del mercato energetico è la stessa valida ai fini fiscali per l’esenzione dalle accise?
No. La definizione ai fini del mercato energetico (es. Decreto Bersani) è più ampia e persegue obiettivi di concorrenza. La definizione ai fini fiscali, contenuta nel Testo Unico Accise, è più restrittiva e richiede la coincidenza tra il soggetto che produce e quello che consuma l’energia per poter beneficiare dell’esenzione.

Perché l’energia ceduta da un consorzio ai suoi consorziati non è considerata “autoconsumata”?
Perché la società consortile e le singole imprese consorziate sono soggetti giuridici e fiscali distinti. La legge fiscale sull’esenzione richiede che l’energia sia “utilizzata per uso proprio” dal produttore. La cessione, anche se a favore dei soci, costituisce un’operazione commerciale verso un soggetto terzo, facendo venir meno il requisito dell’autoconsumo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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