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Errore di fatto revocatorio: quando è ammissibile?

Un’ordinanza della Cassazione chiarisce che l’ammissibilità del rimedio della revocazione per errore di fatto revocatorio non dipende dalla sua imputabilità a una delle parti. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva dichiarato inammissibile il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, basandosi su un’errata interpretazione dell’art. 395 c.p.c., affermando che per la revocazione è sufficiente accertare l’esistenza dell’errore percettivo del giudice.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Errore di Fatto Revocatorio: L’Imputabilità alla Parte non Conta per l’Ammissibilità

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale del diritto processuale: i presupposti per l’ammissibilità del ricorso per revocazione a causa di un errore di fatto revocatorio. Con una decisione netta, la Suprema Corte stabilisce un principio fondamentale: l’ammissibilità di questo rimedio straordinario non è subordinata alla non imputabilità dell’errore alla parte che lo fa valere. Ciò che conta è unicamente l’esistenza oggettiva di una svista percettiva del giudice.

I fatti di causa

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di una società a responsabilità limitata a base ristretta, con cui veniva rideterminato il reddito d’impresa per l’anno 1996. Successivamente, l’Ufficio notificava un ulteriore accertamento a una socia della stessa società, imputandole, in proporzione alla sua quota di partecipazione del 48%, un maggior reddito di capitale derivante dalla presunta distribuzione di utili extracontabili.

La contribuente impugnava l’atto e otteneva l’annullamento in primo grado. L’Amministrazione Finanziaria proponeva appello, ma il processo veniva interrotto a seguito del decesso del difensore della contribuente. L’Agenzia provvedeva a riassumere tempestivamente il giudizio, ma la Commissione Tributaria Regionale, per una svista, dichiarava il processo estinto, non avvedendosi dell’istanza di riassunzione.

L’errore di fatto revocatorio e il ricorso in Cassazione

Contro la sentenza che dichiarava l’estinzione, l’Agenzia delle Entrate proponeva ricorso per revocazione, sostenendo che la decisione era frutto di un palese errore di fatto: la mancata considerazione dell’istanza di riassunzione presente agli atti. Sorprendentemente, la Commissione Regionale dichiarava inammissibile anche la revocazione. Il motivo? L’errore, a detta dei giudici di merito, era da ascrivere alla stessa Agenzia, che aveva depositato una nota successiva ritenuta ‘poco chiara’, generando confusione.

L’Agenzia delle Entrate ricorreva quindi in Cassazione, lamentando la violazione delle norme che regolano la revocazione, in particolare l’art. 395, n. 4), c.p.c.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato. I giudici di legittimità hanno chiarito che la Commissione Tributaria Regionale ha commesso un errore di diritto interpretando erroneamente l’art. 395 n. 4) c.p.c. Questa norma, infatti, definisce l’errore di fatto revocatorio come quello che si basa sulla supposizione di un fatto la cui verità è incontrastabilmente esclusa dagli atti di causa, o, al contrario, sulla supposizione dell’inesistenza di un fatto la cui verità è positivamente stabilita.

La Corte ha ribadito che, per costante giurisprudenza, l’errore revocatorio deve avere tre caratteristiche:
1. Essere un errore di percezione: deve consistere in una svista materiale che ha indotto il giudice a ritenere esistente un fatto in realtà inesistente (o viceversa).
2. Risultare con immediatezza: l’errore deve emergere dagli atti senza necessità di complesse argomentazioni o indagini interpretative.
3. Essere decisivo: senza quell’errore, la decisione sarebbe stata diversa.

Il punto cruciale della decisione è che la norma non prevede affatto una condizione ulteriore, ovvero che l’errore non debba essere imputabile alla parte che si avvale del rimedio. I giudici regionali, subordinando l’ammissibilità della revocazione a questa condizione non richiesta dalla legge, hanno mal interpretato la portata della disposizione. L’unico elemento rilevante ai fini dell’ammissibilità è l’esistenza oggettiva dell’errore percettivo del giudice.

Conclusioni

La Corte di Cassazione ha quindi cassato la sentenza impugnata e rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Calabria. Quest’ultima dovrà riesaminare il ricorso per revocazione, attenendosi al principio di diritto secondo cui l’ammissibilità della revocazione per errore di fatto non è esclusa dalla circostanza che la parte istante possa aver contribuito, con il suo comportamento, a indurre in errore il giudice. La decisione riafferma l’importanza di correggere gli errori giudiziari palesi per garantire la giustizia sostanziale, a prescindere da eventuali concause che li abbiano determinati.

Quando una sentenza può essere impugnata per errore di fatto revocatorio?
Quando la decisione si fonda su un errore di percezione del giudice riguardo a un fatto che risulta incontrastabilmente escluso o accertato dagli atti di causa, a condizione che tale fatto non fosse un punto controverso su cui il giudice si è già pronunciato.

L’ammissibilità della revocazione dipende dal fatto che l’errore non sia colpa della parte che la richiede?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la legge (art. 395 n. 4 c.p.c.) non richiede la non imputabilità dell’errore alla parte. L’unico presupposto per l’ammissibilità è l’esistenza oggettiva dell’errore di fatto come definito dalla norma.

Qual è stata la conseguenza della decisione della Cassazione in questo caso?
La sentenza della Commissione Tributaria Regionale, che aveva dichiarato inammissibile la revocazione, è stata annullata. Il caso è stato rinviato alla stessa Commissione, in diversa composizione, affinché esamini nel merito il ricorso per revocazione proposto dall’Agenzia delle Entrate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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