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Errore di fatto del giudice: Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, stabilendo che l’erronea affermazione di un giudice sulla mancanza di un documento nel fascicolo processuale costituisce un errore di fatto. Tale svista non può essere contestata con un ricorso per cassazione, ma attraverso lo strumento della revocazione, da proporsi dinanzi allo stesso giudice che ha commesso l’errore.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Errore di Fatto del Giudice: Qual è il Rimedio Corretto?

Nel complesso mondo del contenzioso, specialmente quello tributario, la precisione procedurale è tutto. Un documento mancante o una notifica imperfetta possono determinare l’esito di un intero giudizio. Ma cosa succede quando un documento c’è, ma il giudice semplicemente non lo vede? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2441/2024, ci offre un chiarimento fondamentale sulla differenza tra un errore di giudizio e un errore di fatto, indicando il corretto strumento processuale da utilizzare in questi casi.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento per Ires, Irap e Iva emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di una società commerciale in liquidazione. La società impugnava con successo l’atto impositivo dinanzi alla Commissione Tributaria Provinciale.

L’Agenzia delle Entrate proponeva appello alla Commissione Tributaria Regionale (CTR). Tuttavia, la CTR dichiarava l’appello inammissibile. La ragione? Secondo i giudici regionali, dall’esame degli atti non risultava depositata la copia della cartolina di ritorno (avviso di ricevimento) che attestava la regolare notifica dell’atto di appello alla controparte. Di conseguenza, non essendoci la prova del perfezionamento della notifica, l’appello non poteva essere esaminato nel merito.

L’Agenzia, certa di aver depositato correttamente tutta la documentazione, inclusa la prova della notifica, presentava ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando che la CTR avesse erroneamente dichiarato l’inammissibilità dell’appello.

La Distinzione Chiave tra Errore di Giudizio ed Errore di Fatto

Il punto centrale della questione non è se l’Agenzia avesse o meno depositato il documento, ma la qualificazione giuridica dell’errore commesso dalla CTR. L’Agenzia sosteneva che la CTR avesse violato la legge e omesso di esaminare un fatto decisivo. La Cassazione, invece, ha inquadrato la situazione in modo diverso, qualificando la svista della CTR come un errore di fatto.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha affermato che la doglianza dell’Agenzia delle Entrate era mal posta. L’errore contestato alla CTR non era un errore di valutazione giuridica o di interpretazione delle norme, bensì una “mera svista di carattere materiale”. In altre parole, la CTR aveva avuto una percezione errata del contenuto degli atti processuali, affermando la mancanza di un documento che, invece, era presente nel fascicolo.

Questo tipo di errore, secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale richiamato dalla Corte, non costituisce un vizio che può essere fatto valere con il ricorso per cassazione. Il ricorso per cassazione è destinato a correggere errori di diritto (error in iudicando) o vizi di motivazione, non a rimediare a sviste percettive sui fatti documentali.

Il rimedio corretto per un errore di fatto è la revocazione, ai sensi dell’art. 395, n. 4, c.p.c. Questo strumento processuale permette di chiedere allo stesso giudice che ha emesso la decisione di “revocarla”, cioè di annullarla, proprio perché basata su un presupposto fattuale errato e incontestabile (la presenza o assenza di un documento nel fascicolo).

Le conclusioni

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, non perché l’Agenzia delle Entrate avesse torto nel merito della questione (cioè sulla presenza del documento), ma perché ha utilizzato lo strumento processuale sbagliato. Invece di adire la Cassazione, avrebbe dovuto presentare un’istanza di revocazione alla stessa Commissione Tributaria Regionale.

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per tutti gli operatori del diritto: è cruciale identificare con precisione la natura del vizio di una sentenza per scegliere il mezzo di impugnazione corretto. Confondere un errore di fatto con un errore di diritto può portare al rigetto del ricorso, con conseguente spreco di tempo e risorse e la cristallizzazione di una decisione altrimenti emendabile.

Cosa succede se un giudice dichiara inammissibile un appello perché crede che manchi un documento, ma in realtà quel documento è presente nel fascicolo?
Secondo la Corte di Cassazione, si tratta di un “errore di fatto”, ovvero una svista materiale derivante da una errata percezione degli atti processuali.

Qual è il rimedio legale corretto contro un “errore di fatto” del giudice?
Il rimedio corretto non è il ricorso per cassazione, ma la revocazione, ai sensi dell’art. 395, n. 4, c.p.c. L’istanza deve essere proposta dinanzi allo stesso giudice che ha commesso l’errore.

Perché il ricorso per cassazione è stato rigettato in questo caso?
Il ricorso è stato rigettato perché l’appellante ha utilizzato lo strumento processuale sbagliato. Ha impugnato per cassazione un errore di fatto, che invece è un vizio denunciabile solo con la revocazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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