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Elusione fiscale: la cessione di ramo d’azienda è elusiva?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la cessione di un ramo d’azienda tra società appartenenti allo stesso gruppo rientra tra le operazioni potenzialmente soggette a contestazioni per elusione fiscale. La Suprema Corte ha annullato la decisione di merito che escludeva a priori tale operazione dal novero delle fattispecie elusive previste dall’art. 37-bis del d.P.R. 600/1973. Il caso riguardava una riorganizzazione societaria in cui l’Agenzia Fiscale contestava la deduzione dell’avviamento, ritenendo che la cessione fosse stata scelta in luogo di una fusione per ottenere un indebito vantaggio fiscale. La Corte ha rinviato la causa al giudice di secondo grado per una valutazione concreta del carattere elusivo dell’operazione, basata sulle reali ragioni economiche.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Elusione Fiscale e Cessione di Ramo d’Azienda: L’Analisi della Cassazione

Le operazioni di riorganizzazione aziendale, come fusioni e cessioni, sono strumenti essenziali per la crescita e l’efficienza delle imprese. Tuttavia, possono nascondere insidie fiscali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia di elusione fiscale, chiarendo che anche un’operazione apparentemente lecita come la cessione di un ramo d’azienda può essere contestata dal Fisco se priva di valide ragioni economiche e finalizzata unicamente a ottenere un risparmio d’imposta indebito.

I Fatti del Caso: Una Riorganizzazione Societaria Sotto la Lente del Fisco

La vicenda trae origine da due avvisi di accertamento emessi dall’Agenzia Fiscale nei confronti di una grande società di servizi. L’amministrazione finanziaria aveva contestato la legittimità di una complessa operazione di riorganizzazione interna a un gruppo societario.

In sintesi, una società controllata aveva ceduto alla sua controllante un ramo d’azienda denominato “Ingegneria e Impianti”. Grazie a questa operazione, la società acquirente (la controllante) aveva iscritto in bilancio un valore di avviamento di quasi 11 milioni di euro, iniziando a dedurne fiscalmente le quote di ammortamento.

Secondo l’Agenzia Fiscale, l’intera architettura dell’operazione era artificiosa. La scelta di procedere con una cessione di ramo d’azienda, anziché con una più “fisiologica” fusione per incorporazione, sarebbe stata dettata dalla sola volontà di conseguire un vantaggio fiscale altrimenti non spettante. L’operazione, quindi, configurava un caso di elusione fiscale.

La Decisione dei Giudici di Merito

La società contribuente impugnava gli avvisi di accertamento. Mentre la Commissione Tributaria Provinciale dava ragione al Fisco, la Commissione Tributaria Regionale ribaltava la decisione, accogliendo l’appello della società. I giudici di secondo grado, in particolare, avevano ritenuto che la cessione d’azienda non rientrasse tra le operazioni tipicamente elusive secondo la normativa allora vigente (art. 37-bis del d.P.R. 600/1973).

Elusione Fiscale: L’Errata Interpretazione della Norma da Parte del Giudice d’Appello

L’Agenzia Fiscale ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando principalmente un’errata interpretazione della norma anti-abuso. Il punto centrale del ricorso era che i giudici d’appello avevano sbagliato a escludere a priori la cessione di ramo d’azienda dall’ambito delle operazioni potenzialmente elusive.

La Suprema Corte ha accolto questa tesi, evidenziando come l’art. 37-bis, comma 3, lettera b), del d.P.R. 600/1973 (norma applicabile ai fatti di causa) includesse espressamente tra le possibili operazioni elusive “il trasferimento o il godimento di aziende”.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha cassato con rinvio la sentenza impugnata, affermando che il giudice di merito aveva commesso un errore di diritto. Non si può escludere in astratto che una cessione di ramo d’azienda sia elusiva; al contrario, è un’operazione che la legge stessa indica come potenzialmente soggetta ad abuso. Il compito del giudice non è quello di negare l’applicabilità della norma in base al tipo di negozio giuridico, ma di entrare nel merito della singola operazione per valutarne la sostanza economica.

Il giudice del rinvio dovrà quindi procedere a un nuovo esame, valutando concretamente se il trasferimento del ramo d’azienda sia stato supportato da reali motivazioni economiche e organizzative. Dovrà verificare se la scelta della cessione, in luogo della fusione, non sia stata dettata esclusivamente dalla volontà di ottenere un risparmio d’imposta. La Corte sottolinea che, sebbene la libertà di iniziativa economica (art. 41 Cost.) consenta all’imprenditore di scegliere le forme organizzative più opportune, tale libertà non può tradursi in un pretesto per aggirare gli obblighi fiscali.

Le Conclusioni: Il Principio di Diritto e le Implicazioni Pratiche

La sentenza ribadisce un principio fondamentale del diritto tributario: nessuna operazione è immune, per sua natura, da una potenziale contestazione per elusione fiscale. Ciò che conta non è la forma giuridica adottata, ma la sostanza economica e lo scopo perseguito. Le imprese, soprattutto nell’ambito di riorganizzazioni di gruppo, devono essere in grado di dimostrare che le loro scelte sono dettate da valide ragioni extrafiscali (industriali, commerciali, strategiche) e non dalla mera ricerca del massimo risparmio d’imposta. In assenza di tali ragioni, il rischio di vedersi contestare l’operazione per abuso del diritto è molto concreto.

La cessione di un ramo d’azienda può essere considerata un’operazione di elusione fiscale?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che la cessione di un ramo d’azienda rientra espressamente tra le operazioni che, secondo l’art. 37-bis del d.P.R. 600/1973, possono essere utilizzate con intenti elusivi. Non può quindi essere esclusa a priori da tale valutazione.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di appello?
Perché il giudice di appello ha commesso un errore di diritto, ritenendo che la cessione di ramo d’azienda non fosse una delle fattispecie tipiche di elusione fiscale. La Corte ha stabilito che, essendo tale operazione esplicitamente menzionata dalla norma, il giudice avrebbe dovuto esaminare nel merito la sua concreta elusività invece di respingere la pretesa del Fisco su una base puramente formale.

Quale principio deve seguire il giudice del rinvio nel riesaminare il caso?
Il giudice del rinvio dovrà accertare e motivare compiutamente se il trasferimento del ramo d’azienda sia stato concretamente elusivo. Dovrà valutare la reale operatività e le ragioni economiche sottostanti all’operazione, tenendo presente che la scelta di una cessione invece di una fusione non è necessariamente elusiva, ma deve essere giustificata da esigenze organizzative e di diversificazione del gruppo, e non solo dal conseguimento di un risparmio d’imposta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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