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Elusione fiscale: Cassazione su fusioni e condono

Una società contesta un accertamento per elusione fiscale derivante da una fusione societaria volta a creare ammortamenti fittizi. La Cassazione rigetta il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito. L’operazione è stata ritenuta elusiva e l’esistenza di un ‘condono tombale’ della società incorporata è stata giudicata irrilevante.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Elusione Fiscale: Attenzione alle Fusioni Senza Sostanza Economica

La recente ordinanza della Corte di Cassazione mette in luce un tema cruciale per le imprese: l’elusione fiscale tramite operazioni straordinarie. Il caso analizzato riguarda una società che, attraverso una fusione per incorporazione, ha tentato di dedurre indebitamente costi basati su un avviamento fittizio. Questa pronuncia conferma il rigore del Fisco e dei giudici nel contrastare schemi volti a ottenere risparmi d’imposta indebiti, anche quando le operazioni appaiono formalmente corrette.

Il Caso: una Fusione Sospetta e l’Avviamento Fittizio

La vicenda ha origine da un avviso di accertamento notificato a una società per l’anno d’imposta 2004. L’Amministrazione Finanziaria contestava la rettifica del reddito ai fini Irap, Ires e Iva, originata dall’indebita deduzione di quote di ammortamento relative all’avviamento di un’altra società, prima acquistata e poi incorporata.

Secondo il Fisco, l’intera operazione non aveva altra finalità se non quella di creare componenti di reddito negative per abbattere l’utile d’esercizio. In pratica, la società incorporata era stata utilizzata per generare un avviamento fittizio, il cui ammortamento avrebbe permesso alla società incorporante di pagare meno tasse. L’operazione rientrava in un più ampio schema elusivo messo in atto da un noto gruppo di consulenza, finalizzato a fornire ‘pacchetti’ per ridurre il carico fiscale dei propri clienti.

La Decisione e il Principio sull’Elusione Fiscale

La società contribuente aveva impugnato l’atto, sostenendo tra l’altro la validità di un ‘condono tombale’ a cui aveva aderito la società incorporata. Tuttavia, sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano respinto le sue ragioni, confermando la natura elusiva dell’operazione.

La Corte di Cassazione, chiamata a decidere in ultima istanza, ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la posizione dei giudici di merito. La Suprema Corte ha ribadito che le operazioni prive di una valida sostanza economica, realizzate al solo scopo di ottenere un vantaggio fiscale, costituiscono un’ipotesi di elusione fiscale e i relativi costi non sono deducibili.

Le Motivazioni: Perché il Ricorso è Stato Respinto

La Corte ha ritenuto inammissibili i motivi di ricorso per diverse ragioni tecniche e di merito. In primo luogo, la ricorrente non aveva indicato in modo specifico le norme di legge che sarebbero state violate, limitandosi a una contestazione generica. Inoltre, la censura non coglieva la ratio decidendi della sentenza d’appello, che aveva ampiamente e puntualmente motivato il disconoscimento dell’avviamento.

Un punto cruciale riguardava il ‘condono tombale’. La Cassazione ha sottolineato che la questione era già stata risolta negativamente in un’altra sentenza definitiva, rendendo irrilevante la discussione sul punto.

Infine, il secondo motivo, con cui si lamentava l’omesso esame di fatti decisivi, è stato bloccato dalla regola della ‘doppia conforme’. Poiché i giudici di primo e secondo grado avevano raggiunto la stessa conclusione, non era possibile un riesame dei fatti in sede di legittimità. La Corte ha concluso che il ricorso rappresentava un tentativo, non consentito, di ottenere una nuova valutazione del merito della vicenda.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza offre importanti spunti di riflessione per le imprese e i professionisti. In primo luogo, conferma che la forma giuridica di un’operazione non è sufficiente a garantirne la legittimità fiscale. Se un’operazione straordinaria come una fusione è priva di reali motivazioni economiche e persegue unicamente un vantaggio fiscale, essa sarà considerata elusiva. In secondo luogo, l’adesione a condoni o sanatorie da parte di uno dei soggetti coinvolti in un’operazione complessa non garantisce necessariamente la copertura da contestazioni su atti successivi che ne sfruttano gli effetti. Infine, la decisione ribadisce i limiti del ricorso in Cassazione, che non può essere utilizzato per rimettere in discussione l’accertamento dei fatti compiuto nei gradi di merito, soprattutto in presenza di una ‘doppia conforme’.

Un’operazione societaria formalmente legale può essere considerata elusione fiscale?
Sì, secondo la sentenza, un’operazione come una fusione, anche se formalmente corretta, viene considerata elusiva se risulta priva di sostanza economica e il suo unico scopo è ottenere un risparmio d’imposta indebito, come la creazione di costi fittizi deducibili.

Il ‘condono tombale’ di una società può sanare operazioni elusive che producono effetti su un’altra società dopo una fusione?
No, nel caso specifico i giudici hanno ritenuto irrilevante l’adesione al condono da parte della società incorporata, poiché l’operazione nel suo complesso è stata giudicata elusiva e il beneficio fiscale indebito si è prodotto in capo alla società incorporante.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti di una causa se due tribunali inferiori hanno già deciso allo stesso modo?
No, il ricorso è stato dichiarato inammissibile anche in base al principio della ‘doppia conforme’ (art. 348-ter c.p.c.). Questa regola impedisce un riesame dei fatti da parte della Cassazione quando le sentenze di primo e secondo grado hanno raggiunto la stessa conclusione sulla ricostruzione fattuale della vicenda.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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