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Edificabilità fiscale: quando un terreno è tassabile?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6690/2024, ha stabilito un principio chiave in materia di edificabilità fiscale. Un terreno si considera edificabile, e quindi tassabile in base al suo valore di mercato, dal momento in cui viene inserito come tale in uno strumento urbanistico generale (come un Piano Strutturale Comunale), anche in assenza di piani attuativi che ne consentano l’immediata costruzione. La Corte ha chiarito che la ‘potenzialità edificatoria’ è sufficiente a determinare un aumento del valore venale del bene, giustificando così l’imposizione fiscale basata su tale valore e non su quello agricolo.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Edificabilità Fiscale: La Cassazione Stabilisce Quando un Terreno Diventa Tassabile

Il concetto di edificabilità fiscale è cruciale per determinare la base imponibile di imposte come l’IMU. Quando un terreno cessa di essere agricolo e diventa ‘edificabile’ ai fini fiscali? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6690 del 13 marzo 2024, è tornata su questo tema fondamentale, offrendo chiarimenti decisivi sul ruolo degli strumenti urbanistici generali e sulla nozione di ‘potenzialità edificatoria’. La decisione analizza il momento esatto in cui scatta l’obbligo di versare le imposte in base al valore di mercato del bene, anche se la costruzione non è ancora possibile.

I Fatti del Caso: Un Comune contro una Società

La vicenda ha origine da un avviso di accertamento emesso da un Comune nei confronti di una società S.r.l., proprietaria di un terreno. Il Comune riteneva che una parte di questo terreno fosse diventata edificabile a seguito dell’adozione del nuovo Piano Strutturale Comunale (PSC). Di conseguenza, l’ente locale richiedeva il pagamento della maggiore imposta (ICI) calcolata non più sul valore agricolo, ma sul valore venale di mercato dell’area, decisamente più elevato.

La società si opponeva all’accertamento, sostenendo che il PSC, per sua natura, ha una valenza programmatica e non conferisce un diritto edificatorio immediato e concreto, il quale sarebbe subordinato all’approvazione di successivi piani operativi.

La Decisione della Commissione Tributaria

Inizialmente, la Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione alla società contribuente. I giudici di merito avevano stabilito che la semplice inclusione di un’area nelle previsioni di un PSC non era sufficiente per qualificarla come edificabile ai fini fiscali. Secondo la commissione, mancava la ‘concreta possibilità’ per i terreni di vantare un diritto edificatorio, rendendo illegittima la pretesa del Comune.

L’Analisi della Cassazione e l’Edificabilità Fiscale

Il Comune ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, lamentando la violazione delle norme che definiscono l’area edificabile ai fini ICI (in particolare l’art. 2 del D.Lgs. 504/92 e l’art. 36 del D.L. 223/2006). Gli Ermellini hanno accolto il ricorso del Comune, cassando la sentenza regionale e affermando un principio consolidato in materia.

Il Principio della ‘Potenzialità Edificatoria’

La Corte Suprema ha ribadito che, ai fini fiscali, la nozione di edificabilità si discosta da quella prettamente urbanistica. Non è necessario possedere uno ‘ius aedificandi’ pieno e immediato. È sufficiente la cosiddetta ‘potenzialità edificatoria’. Questa potenzialità sorge nel momento in cui uno strumento urbanistico generale (come un Piano Regolatore Generale o, nel caso specifico, un Piano Strutturale Comunale) qualifica un’area come suscettibile di sviluppo edilizio.

Questa qualificazione è di per sé sufficiente a far lievitare il valore di mercato del terreno, ed è su questo maggior valore che si deve basare il calcolo dell’imposta.

L’Irrilevanza dei Piani Attuativi per la tassazione fiscale

La Cassazione ha chiarito che l’assenza di piani attuativi o particolareggiati non inficia la qualifica di area edificabile ai fini fiscali. La giurisprudenza, rafforzata dall’interpretazione autentica fornita dal legislatore, è costante nell’affermare che ‘l’edificabilità di un’area, ai fini dell’applicabilità del criterio di determinazione della base imponibile fondato sul valore venale, deve essere desunta dalla qualificazione ad essa attribuita nel piano regolatore generale adottato dal Comune, indipendentemente dall’approvazione dello stesso da parte della Regione e dall’adozione di strumenti urbanistici attuativi’.

In altre parole, la vocazione edificatoria di un suolo, una volta formalizzata nel piano generale, è sufficiente a modificarne lo status fiscale.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una distinzione netta tra la nozione urbanistica e quella fiscale di edificabilità. Mentre la prima si lega alla concreta possibilità di ottenere una concessione edilizia, la seconda si basa su un concetto più ampio di ‘potenzialità’. La Corte ha osservato che è esperienza comune che la semplice classificazione di un terreno come edificabile in un piano generale ne aumenti il valore commerciale, a prescindere dai tempi e dalle modalità di attuazione. Questo aumento di valore è il presupposto economico che giustifica l’applicazione dell’imposta basata sul valore venale. La decisione si allinea con le Sezioni Unite (sent. n. 25506/2006) e con la normativa di interpretazione autentica (art. 36, co. 2, D.L. 223/2006), che hanno inteso stabilizzare questo orientamento per garantire certezza nel prelievo tributario.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza riafferma un principio fondamentale: per la tassazione degli immobili, un terreno si considera edificabile e va tassato in base al suo valore di mercato dal momento della sua inclusione in uno strumento urbanistico generale che ne preveda lo sviluppo. L’attesa per i piani attuativi può incidere sulla quantificazione del valore (maggiore o minore attualità delle potenzialità edificatorie), ma non sulla qualifica fiscale dell’area. Questa pronuncia offre un criterio chiaro per Comuni e contribuenti, stabilendo che la ‘potenzialità’ economica generata dalle scelte di pianificazione urbanistica ha un’immediata rilevanza fiscale.

Quando un terreno diventa ‘edificabile’ ai fini fiscali (es. ICI/IMU)?
Secondo la Corte di Cassazione, un terreno si considera edificabile ai fini fiscali dal momento in cui viene qualificato come tale da uno strumento urbanistico generale (come un Piano Regolatore o un Piano Strutturale Comunale) adottato dal Comune, indipendentemente dall’approvazione di successivi piani attuativi.

Un Piano Strutturale Comunale (PSC), che non conferisce un immediato diritto a costruire, rende comunque un’area tassabile come edificabile?
Sì. Anche se il PSC ha una valenza programmatica, la sua adozione è sufficiente per attribuire al terreno una ‘potenzialità edificatoria’. Questa potenzialità ne aumenta il valore di mercato, che diventa la base imponibile per le imposte, superando il precedente valore agricolo.

La mancanza di un piano particolareggiato o attuativo impedisce la tassazione di un’area come edificabile?
No. L’ordinanza chiarisce che l’assenza di uno strumento attuativo non inficia la qualificazione di area edificabile ai fini fiscali. La vocazione edificatoria stabilita dal piano generale è il fattore determinante per l’applicazione del criterio di tassazione basato sul valore venale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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