LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Doppia imposizione: no a ritenute su interessi già tassati

La Cassazione ha negato la doppia imposizione, confermando il rimborso delle ritenute su interessi versati da una società italiana alla controllante estera. Poiché la controllata aveva già rinunciato alla deducibilità degli interessi, tassandoli pienamente in Italia, un’ulteriore ritenuta violerebbe la direttiva UE.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 22 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Evitare la Doppia Imposizione: La Cassazione Chiarisce il Caso degli Interessi Infragruppo

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre un’importante lezione sul divieto di doppia imposizione nei rapporti finanziari tra società consociate residenti in diversi Stati membri dell’Unione Europea. La Suprema Corte ha stabilito un principio chiave: se un costo, come gli interessi passivi, è già stato pienamente tassato in Italia attraverso la sua indeducibilità dal reddito della società controllata, non può essere soggetto a un’ulteriore tassazione tramite ritenuta d’acconto quando viene pagato alla controllante estera. Questa decisione rafforza la corretta applicazione della Direttiva UE su interessi e canoni.

I Fatti: Una Richiesta di Rimborso e il Contenzioso Fiscale

Il caso ha origine dalla richiesta di rimborso di una società controllante belga, la quale aveva percepito interessi da una sua controllata italiana in virtù di un contratto di tesoreria. Sull’importo di tali interessi, la società italiana aveva operato e versato le ritenute d’imposta previste dalla legge. Successivamente, la controllante belga ha chiesto all’Amministrazione Finanziaria italiana la restituzione di tali ritenute, invocando la normativa europea che mira a eliminare la doppia imposizione.

L’Agenzia Fiscale ha negato il rimborso, sostenendo che l’operazione violasse i principi del transfer pricing, in quanto gli interessi non sarebbero stati congrui. Tuttavia, un fatto si è rivelato decisivo: la società controllata italiana, prima ancora dell’avvio del contenzioso, aveva spontaneamente rinunciato a dedurre dal proprio reddito imponibile l’intero importo degli interessi passivi versati alla casa madre. Di fatto, aveva già pagato le imposte in Italia su quella somma.

La Decisione della Corte e il Principio sulla Doppia Imposizione

La Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione alla società contribuente, accogliendo l’appello. Contro questa decisione, l’Agenzia Fiscale ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando principalmente la violazione delle norme sul transfer pricing (art. 110 TUIR) e un difetto di motivazione della sentenza di secondo grado.

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’Agenzia, confermando il diritto al rimborso. Il fulcro della decisione risiede nell’applicazione del principio sancito dalla Direttiva UE 2003/49/CE, recepita in Italia dall’art. 26-quater del d.P.R. 600/1973. Questa normativa ha lo scopo di garantire una tassazione equa ed evitare che lo stesso reddito venga tassato due volte in due Stati membri diversi.

Il Ruolo Decisivo della Spontanea Indeducibilità

L’elemento che ha assorbito ogni altra contestazione è stato il comportamento della società italiana. Avendo essa ripreso a tassazione l’intero importo degli interessi, considerandoli non deducibili, ha di fatto neutralizzato qualsiasi potenziale vantaggio fiscale derivante dall’operazione. In altre parole, il reddito corrispondente a quegli interessi era già stato interamente assoggettato a imposta in Italia.

Applicare anche la ritenuta d’acconto su quegli stessi interessi avrebbe significato tassarli una seconda volta, realizzando proprio quella doppia imposizione che la normativa europea intende prevenire.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha smontato le argomentazioni dell’Agenzia Fiscale punto per punto. In primo luogo, ha respinto i motivi relativi al vizio di motivazione, chiarendo che la decisione della Commissione Tributaria Regionale, seppur sintetica, era sufficiente a esplicitare il percorso logico-giuridico seguito. La Corte ha sottolineato che la critica dell’Agenzia non verteva su un’omissione di fatti, ma su una diversa qualificazione giuridica degli stessi, questione che non rientra nel vizio di omesso esame.

Nel merito, la motivazione centrale si basa sulla ratio della Direttiva 2003/49/CE. L’obiettivo è creare un mercato unico eliminando gli ostacoli fiscali, come la doppia imposizione sui flussi di interessi e canoni tra società consociate. La Corte ha stabilito che, poiché la società italiana aveva già pagato le imposte sull’intero ammontare degli interessi (rinunciando alla loro deduzione), il presupposto per una tassazione equa in Italia era già stato soddisfatto. Di conseguenza, il diritto della controllante estera a non subire una seconda imposizione tramite ritenuta diventa assoluto. Qualsiasi discussione sulla congruità degli interessi secondo le regole del transfer pricing diventa irrilevante, poiché l’eventuale anomalia era già stata corretta fiscalmente dalla stessa contribuente italiana.

le conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio di fondamentale importanza per i gruppi societari multinazionali operanti nell’UE. Le implicazioni pratiche sono significative:

1. Prevalenza del Divieto di Doppia Imposizione: Il principio che vieta la doppia tassazione prevale sulle contestazioni relative al valore normale delle transazioni infragruppo, qualora il reddito sia già stato pienamente tassato in uno degli Stati membri.
2. Valore della Correzione Spontanea: Il comportamento proattivo della controllata italiana, che ha spontaneamente rinunciato alla deduzione, è stato determinante per la risoluzione della controversia. Questo suggerisce che l’autocorrezione fiscale può essere uno strumento efficace per prevenire contenziosi e affermare i propri diritti.
3. Certezza del Diritto: La decisione offre maggiore certezza giuridica alle imprese, chiarendo che l’applicazione delle normative anti-elusione non può spingersi fino a violare i principi fondamentali del diritto tributario europeo, come quello che vieta la doppia imposizione.

È possibile applicare una ritenuta d’acconto su interessi pagati a una controllante estera se la società italiana ha già rinunciato a dedurli?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se la società italiana ha già integralmente ripreso a tassazione gli interessi pagati, considerandoli indeducibili, applicare una ritenuta d’acconto costituirebbe una doppia imposizione vietata dalla Direttiva UE 2003/49/CE.

Qual è lo scopo della direttiva UE 2003/49/CE in materia di interessi tra società consociate?
Lo scopo principale è garantire una tassazione equa dei pagamenti di interessi e canoni eseguiti tra società consociate di Stati membri diversi, evitando la doppia imposizione tra tali Stati. La direttiva mira a eliminare gli ostacoli fiscali alla libera circolazione dei capitali nel mercato unico.

Perché la Cassazione ha ritenuto infondati i motivi dell’Agenzia Fiscale sulla motivazione apparente e l’omesso esame di un fatto decisivo?
La Corte ha ritenuto che la motivazione della sentenza impugnata fosse sufficiente a illustrare il ragionamento del giudice. Inoltre, ha chiarito che la doglianza dell’Agenzia non riguardava l’omissione di un fatto storico, ma piuttosto la sua qualificazione giuridica, che è una questione di interpretazione della legge e non un vizio procedurale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati