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Doppia imposizione: Cassazione sul rimborso pensioni

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria contro un pensionato residente in Svizzera, confermando il suo diritto al rimborso delle ritenute sulla pensione INPS. La sentenza chiarisce che per evitare la doppia imposizione internazionale è sufficiente il ‘potenziale assoggettamento’ a tassazione nello Stato di residenza e che la certificazione fiscale può provenire da un’autorità cantonale svizzera, senza formule sacramentali.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Pensione all’estero e Tasse: La Cassazione sulla Doppia Imposizione Internazionale

La gestione fiscale delle pensioni per i cittadini italiani residenti all’estero è un tema complesso, spesso al centro di contenziosi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sulla doppia imposizione internazionale, in particolare per i pensionati residenti in Svizzera. La decisione rafforza la posizione del contribuente, semplificando gli oneri probatori necessari per ottenere il rimborso delle tasse ingiustamente pagate in Italia.

Il Caso: Ritenute sulla Pensione e la Richiesta di Rimborso

Un cittadino italiano, residente anagraficamente in Svizzera, percepiva una pensione dall’INPS. Su tali somme, l’ente previdenziale italiano operava le ritenute fiscali alla fonte. Ritenendo che, in base alla Convenzione Italia-Svizzera contro le doppie imposizioni, la sua pensione dovesse essere tassata esclusivamente nello Stato di residenza, il contribuente ha richiesto all’Amministrazione Finanziaria italiana il rimborso delle imposte versate per gli anni dal 2009 al 2012.

Di fronte al diniego dell’ufficio, il pensionato ha avviato un contenzioso tributario. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale gli hanno dato ragione, riconoscendo il suo diritto al rimborso. L’Amministrazione Finanziaria, non soddisfatta, ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Controversia sulla Prova per Evitare la Doppia Imposizione Internazionale

Il nodo della questione, secondo l’Amministrazione Finanziaria, risiedeva nella prova fornita dal contribuente. I motivi del ricorso si basavano su tre punti principali:
1. Mancanza di un ‘attestato ufficiale’: L’ente sosteneva che il contribuente non avesse prodotto la certificazione richiesta dall’art. 29 della Convenzione, proveniente dallo ‘Stato contraente’.
2. Autorità emittente: I documenti prodotti provenivano dall’Ufficio Circondariale di Tassazione di Lugano e del Canton Ticino, un’autorità fiscale locale e non statale, e non contenevano un esplicito richiamo alla Convenzione.
3. Prova della tassazione effettiva: L’Amministrazione contestava che non fosse stata dimostrata l’effettiva sottoposizione delle somme a tassazione in Svizzera.

L’Analisi della Corte di Cassazione e la Doppia Imposizione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, stabilendo principi chiari in materia di doppia imposizione internazionale.

Il Principio del ‘Potenziale Assoggettamento’

La Corte ha ribadito un concetto fondamentale: lo scopo delle convenzioni bilaterali è eliminare la sovrapposizione dei sistemi fiscali. A tal fine, ciò che rileva non è l’effettivo prelievo fiscale subito dal contribuente nello Stato di residenza, ma il ‘potenziale assoggettamento’ della persona a un regime di imposizione illimitata in tale Stato. In altre parole, è sufficiente che il contribuente sia fiscalmente residente in Svizzera, e quindi potenzialmente tassabile lì su tutti i suoi redditi, per escludere la tassazione in Italia sulla pensione di natura privatistica.

La Validità della Certificazione Cantonale

La Corte ha smontato anche l’argomento formalistico relativo alla certificazione. In primo luogo, ha affermato che l’attestato non necessita di ‘espressioni sacramentali’ o di richiami espliciti alla Convenzione. È sufficiente che dal documento emerga l’assoggettamento del reddito e del patrimonio del contribuente alla fiscalità svizzera.

In secondo luogo, ha ritenuto irrilevante che il certificato provenisse da un’autorità cantonale anziché federale. La Corte ha sottolineato che si deve tener conto dell’organizzazione propria della fiscalità svizzera, notoriamente strutturata su base cantonale. Pretendere un certificato da un’autorità centrale che potrebbe non esistere o non essere competente in materia sarebbe un onere probatorio irragionevole.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione sostanziale e non meramente formale delle norme convenzionali. L’obiettivo delle convenzioni contro la doppia imposizione è quello di agevolare l’attività economica internazionale e garantire la certezza del diritto, non di creare trappole burocratiche per i contribuenti. La Corte ha ritenuto che subordinare il diritto al rimborso a requisiti formali eccessivi, come la provenienza del certificato da un’autorità centrale o l’uso di formule specifiche, tradirebbe lo spirito della Convenzione. La decisione si allinea a un orientamento giurisprudenziale consolidato, che valorizza la sostanza della residenza fiscale e la struttura amministrativa dello Stato estero.

Conclusioni

Questa ordinanza rappresenta un punto fermo per tutti i pensionati italiani residenti all’estero, in particolare in Stati con una struttura federale come la Svizzera. La Corte di Cassazione ha chiarito che:
1. Il diritto a non subire la doppia imposizione si basa sulla residenza fiscale e sul potenziale di tassazione, non sul pagamento effettivo delle imposte.
2. La documentazione richiesta per provare tale status deve essere valutata in modo ragionevole, tenendo conto dell’ordinamento dello Stato estero.
3. L’assenza di formule sacramentali o di riferimenti espliciti alla Convenzione su un certificato fiscale non può pregiudicare il diritto del contribuente al rimborso, se la sostanza è comprovata.

In conclusione, la decisione semplifica l’onere della prova per i contribuenti e invia un chiaro messaggio alle amministrazioni fiscali affinché adottino un approccio meno formalistico e più aderente alla finalità delle norme internazionali.

Per ottenere il rimborso delle tasse sulla pensione italiana, un residente in Svizzera deve dimostrare di aver effettivamente pagato le imposte in Svizzera?
No. Secondo la Corte, è sufficiente dimostrare il ‘potenziale assoggettamento’ a imposizione illimitata nello Stato di residenza (Svizzera), indipendentemente dall’effettivo prelievo fiscale subìto.

Un certificato fiscale rilasciato da un’autorità locale svizzera (come un Cantone) è valido per richiedere il rimborso in Italia?
Sì. La Corte ha stabilito che la certificazione può essere rilasciata da un’autorità fiscale locale, come l’Ufficio di Tassazione di un Cantone, tenendo conto della struttura federale dello Stato svizzero.

L’attestato fiscale deve contenere formule specifiche o riferimenti espliciti alla Convenzione Italia-Svizzera?
No. La certificazione non deve contenere ‘espressioni sacramentali’ o riferimenti espliciti alla Convenzione. È sufficiente che attesti l’assoggettamento del reddito e del patrimonio del contribuente alla tassazione svizzera.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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