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Donazione modale: pagamenti deducibili, lo dice la Cass.

La Corte di Cassazione ha stabilito che i pagamenti periodici effettuati da un contribuente per adempiere a un onere previsto in una donazione modale sono deducibili dal reddito. Il caso riguardava una donataria di un’azienda-farmacia, obbligata a versare somme al fratello. L’Agenzia Fiscale aveva negato la deducibilità, ma la Corte ha rigettato il ricorso, affermando che tali esborsi, se predeterminati e con carattere di periodicità, rientrano tra gli oneri deducibili ai sensi della normativa fiscale, anche se non costituiscono una rendita vitalizia. La Corte ha anche chiarito aspetti processuali, escludendo il litisconsorzio necessario tra l’ente impositore e l’agente della riscossione quando la contestazione riguarda il merito della pretesa tributaria.

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Pubblicato il 17 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Donazione Modale: Quando i Pagamenti Periodici Sono Deducibili dal Reddito

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande interesse fiscale: la deducibilità dei pagamenti effettuati per adempiere a un obbligo derivante da una donazione modale. La decisione chiarisce che tali somme, se caratterizzate da periodicità, possono essere considerate oneri deducibili, offrendo importanti spunti per la pianificazione patrimoniale e successoria. Analizziamo insieme i fatti, il percorso legale e le conclusioni della Corte.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla donazione di un’azienda-farmacia da una madre alla propria figlia. L’atto di liberalità, tuttavia, non era semplice, ma configurato come una donazione modale. La madre, infatti, aveva imposto alla figlia donataria un onere specifico: corrispondere una somma, pari al 50% del valore dell’azienda, a favore dell’altro figlio (fratello della donataria). Tale onere è stato poi adempiuto attraverso una serie di pagamenti rateali.

La figlia, ritenendo tali esborsi un onere deducibile, li ha detratti dal proprio reddito. L’Agenzia Fiscale, a seguito di un controllo automatizzato, ha contestato tale deduzione, emettendo una cartella di pagamento per recuperare le maggiori imposte, sanzioni e interessi. Secondo l’amministrazione finanziaria, quei pagamenti non rientravano nella categoria degli assegni periodici deducibili previsti dalla legge.

Il Percorso Giudiziario e i Motivi del Ricorso dell’Agenzia Fiscale

La contribuente ha impugnato la cartella di pagamento. Mentre la Commissione Tributaria Provinciale ha respinto il suo ricorso, la Commissione Tributaria Regionale ha ribaltato la decisione, annullando la cartella.

L’Agenzia Fiscale ha quindi presentato ricorso in Cassazione, basandosi su tre motivi principali:
1. Vizio procedurale: L’Agenzia sosteneva la nullità della sentenza d’appello perché l’atto di gravame non era stato notificato anche all’Agente della Riscossione, che era parte del giudizio di primo grado. Si invocava, quindi, la violazione delle norme sul litisconsorzio necessario.
2. Errata individuazione dell’atto impugnabile: Secondo il Fisco, la contribuente avrebbe dovuto impugnare il precedente diniego di autotutela, e non la successiva cartella di pagamento, per contestare la pretesa.
3. Violazione della normativa fiscale sulla donazione modale: Nel merito, l’Agenzia ribadiva che i pagamenti effettuati non potevano essere considerati “assegni periodici” deducibili ai sensi dell’art. 10 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR), in quanto si trattava del pagamento rateale di un debito unico, privo della finalità di integrazione reddituale tipica degli assegni alimentari o vitalizi.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso dell’Agenzia Fiscale, fornendo chiarimenti su tutti e tre i punti sollevati.

Sulla questione processuale

La Corte ha ribadito il suo orientamento consolidato: nel processo tributario, non sussiste un litisconsorzio necessario tra l’ente impositore (l’Agenzia Fiscale) e il concessionario della riscossione (l’Agente) quando la controversia riguarda l’esistenza stessa dell’obbligazione tributaria. La legittimazione passiva spetta all’ente titolare del credito. L’Agente della Riscossione, se citato in giudizio, ha solo l’onere di chiamare in causa l’ente impositore se non vuole rispondere dell’esito della lite. Pertanto, l’omessa notifica dell’appello all’Agente della Riscossione non rendeva nulla la sentenza.

Sull’atto impugnabile

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Corte ha chiarito che l’impugnazione di atti prodromici come l’avviso bonario o il diniego di autotutela è una mera facoltà per il contribuente e non un onere. La mancata impugnazione di tali atti non “cristallizza” la pretesa fiscale. Il contribuente può legittimamente attendere la notifica dell’atto impositivo tipico, come la cartella di pagamento, per contestare nel merito la fondatezza della pretesa.

Sul merito della deducibilità e la donazione modale

Questo è il cuore della decisione. La Cassazione ha stabilito che anche i pagamenti periodici effettuati in esecuzione di una donazione modale rientrano tra gli oneri deducibili previsti dall’art. 10 del TUIR. La norma, infatti, non richiede che si tratti necessariamente di una rendita vitalizia. È sufficiente che le parti abbiano previsto un pagamento con carattere di periodicità, predeterminato nel tempo.

Nel caso specifico, il giudice di merito aveva accertato che la volontà delle parti era proprio quella di garantire al beneficiario (il fratello) un’entrata periodica per un certo arco di tempo. Il pagamento, sebbene strutturato in rate, non era il semplice adempimento di un debito unico, ma l’esecuzione di un onere periodico. Di conseguenza, la Corte ha concluso che la deduzione operata dalla contribuente era legittima.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione ha un’importante valenza pratica. Conferma che gli oneri derivanti da una donazione modale, se strutturati come pagamenti periodici, possono essere dedotti dal reddito del donatario. Questa decisione offre maggiore certezza giuridica a chi utilizza strumenti come la donazione modale nella gestione e nel passaggio generazionale del proprio patrimonio, a condizione che la volontà di garantire una prestazione periodica sia chiaramente desumibile dal contratto. La sentenza chiarisce inoltre importanti principi processuali, rafforzando le garanzie difensive del contribuente nel contenzioso tributario.

È necessario citare in giudizio sia l’Agenzia Fiscale che l’Agente della Riscossione se si contesta il merito di una cartella di pagamento?
No. Secondo la Corte, quando si contesta la fondatezza della pretesa tributaria, non sussiste un litisconsorzio necessario tra l’ente impositore e l’agente della riscossione. La legittimazione passiva spetta all’ente titolare del credito, ovvero l’Agenzia Fiscale.

I pagamenti rateali effettuati per adempiere a una donazione modale sono deducibili dal reddito?
Sì. La Corte ha stabilito che tali pagamenti sono deducibili se hanno un carattere di periodicità predeterminato dalle parti e sono volti a garantire un’entrata periodica al beneficiario. La legge non richiede che si tratti obbligatoriamente di una rendita vitalizia.

Se ricevo un avviso bonario e un diniego di autotutela, devo impugnarli subito per non perdere i miei diritti?
No. L’impugnazione di questi atti è una facoltà, non un onere. Il contribuente può legittimamente attendere la notifica dell’atto impositivo tipico, come la cartella di pagamento, per contestare la fondatezza della pretesa tributaria senza che i suoi diritti decadano.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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