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Donazione modale: non è reddito ma liberalità indiretta

Una madre dona un’attività al figlio, imponendogli di versare una somma rateizzata al padre. L’Agenzia delle Entrate qualifica le somme come reddito, ma la Cassazione annulla l’accertamento. La Corte stabilisce che si tratta di una donazione modale, che realizza una liberalità indiretta dalla madre al padre, e quindi le somme non sono tassabili come reddito da lavoro dipendente.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Donazione Modale: Quando un Onere Diventa una Liberalità Indiretta non Tassabile

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 8875/2024) ha fatto luce su un’importante questione fiscale relativa alla donazione modale. Il caso esaminato chiarisce la natura delle somme versate a un terzo in adempimento di un onere apposto a una donazione, stabilendo che esse non costituiscono reddito tassabile, bensì una liberalità indiretta. Questa decisione offre spunti fondamentali per la corretta pianificazione patrimoniale e successoria all’interno dei nuclei familiari.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un atto di donazione con cui una madre trasferiva la propria farmacia al figlio. Il contratto, tuttavia, non era una semplice liberalità, ma conteneva un modus, ovvero un onere specifico: il figlio donatario si impegnava a corrispondere al proprio padre una somma complessiva di 500.000 euro, suddivisa in dieci rate annuali da 50.000 euro ciascuna.

L’Agenzia delle Entrate, analizzando la dichiarazione dei redditi del padre, aveva qualificato le rate annuali percepite come reddito assimilato a quello da lavoro dipendente, emettendo un avviso di accertamento per l’anno d’imposta 2006. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano confermato la tesi dell’Amministrazione Finanziaria. Il contribuente, ritenendo errata tale qualificazione, ha proposto ricorso in Cassazione.

La Qualificazione Fiscale della Donazione Modale

Il cuore del contendere risiedeva nella corretta interpretazione giuridica e fiscale dell’operazione. Secondo l’Ufficio, il versamento periodico dal figlio al padre costituiva una rendita tassabile ai sensi dell’art. 50 del TUIR.

Di parere opposto il ricorrente, il quale sosteneva che l’intera architettura negoziale configurasse una donazione modale il cui onere, a beneficio del padre, non era altro che una forma di donazione indiretta proveniente dalla moglie. L’intento della donante non era quello di creare una fonte di reddito per il marito, ma di realizzare un atto di liberalità nei suoi confronti, utilizzando il figlio come mero esecutore materiale dell’attribuzione patrimoniale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto integralmente le ragioni del contribuente, cassando la sentenza impugnata e fornendo un’analisi approfondita dell’istituto della donazione modale. I giudici hanno chiarito che il modus è un elemento accidentale del contratto di donazione, disciplinato dall’art. 793 del codice civile. Esso consiste in un’obbligazione a carico del donatario, il cui valore non può superare quello del bene donato.

La Corte ha smontato la tesi dell’Agenzia delle Entrate, affermando che la ricostruzione operata era errata. L’onere a favore di un terzo, quando è motivato da uno spirito di liberalità del donante, realizza un contratto a favore del terzo che assume la consistenza di una donazione indiretta. In questo schema, il donatario (il figlio) agisce come longa manus del donante (la madre) per perfezionare l’arricchimento patrimoniale del terzo beneficiario (il padre).

Un punto decisivo della motivazione risiede nel richiamo all’articolo 58 del D.Lgs. 346/1990 (Testo Unico sull’imposta sulle successioni e donazioni), il quale stabilisce esplicitamente che ‘gli oneri di cui è gravata la donazione, che hanno per oggetto prestazioni a soggetti terzi determinati individualmente, si considerano donazioni a favore dei beneficiari’. Questa norma tributaria conferma che l’operazione in esame deve essere trattata come una doppia donazione: una diretta (la farmacia) dalla madre al figlio, e una indiretta (la somma di denaro) dalla madre al marito.

La Corte ha inoltre valorizzato l’intento della donante, definito dalla stessa CTR come volto a ‘riequilibrare i rapporti economici familiari’. Tale finalità ‘riequilibratrice’ è stata interpretata come la manifestazione concreta dell’animo liberale che ha mosso la donante a beneficiare non solo il figlio, ma anche il marito.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Cassazione ha stabilito un principio di diritto chiaro: le somme corrisposte dal donatario a un terzo in adempimento di un onere apposto a una donazione, se sorrette da un intento liberale del donante, non costituiscono reddito per il beneficiario, ma una liberalità indiretta. La Corte ha quindi annullato l’avviso di accertamento, decidendo nel merito e accogliendo il ricorso del contribuente. La sentenza rappresenta un importante precedente per la corretta qualificazione fiscale degli atti di liberalità complessi, distinguendo nettamente ciò che è frutto di generosità da ciò che costituisce una fonte di reddito.

Un’obbligazione imposta in una donazione (modus) a favore di un terzo è considerata reddito per quest’ultimo?
No, la Cassazione ha chiarito che se l’obbligazione nasce da uno spirito di liberalità del donante, essa costituisce una donazione indiretta a favore del terzo e non un reddito tassabile ai fini delle imposte dirette.

Come viene qualificata fiscalmente la somma che il figlio versa al padre in adempimento di un onere apposto alla donazione della farmacia ricevuta dalla madre?
Viene qualificata come una donazione indiretta dalla madre (donante) al padre (terzo beneficiario). L’art. 58 del D.Lgs. 346/1990, richiamato dalla Corte, considera espressamente tali oneri come donazioni a favore dei beneficiari.

Qual è la differenza tra un assegno periodico e la rateizzazione di una somma oggetto del modus?
La Corte ha evidenziato l’errore nel considerare la prestazione un assegno periodico. Nel caso di specie, non si trattava di una rendita continuativa, ma della semplice rateizzazione di un’unica e predeterminata somma di denaro (€ 500.000), che costituiva l’oggetto della donazione indiretta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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