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Donazione con riserva di usufrutto: la tassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce il regime fiscale della donazione con riserva di usufrutto per il donante e, successivamente, per un terzo. Il caso riguardava un avviso di liquidazione dell’imposta di registro su un atto di liberalità in cui un genitore donava la nuda proprietà di immobili alle figlie, riservando l’usufrutto per sé e, dopo la sua morte, per il coniuge. La Suprema Corte ha stabilito che tale operazione configura due distinti negozi giuridici: il primo è la donazione della nuda proprietà, il secondo è la donazione dell’usufrutto al terzo, sottoposta a condizione sospensiva. Di conseguenza, quest’ultimo atto è soggetto a tassazione autonoma, confermando la legittimità dell’avviso emesso dall’Agenzia delle Entrate.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Donazione con riserva di usufrutto per sé e per un terzo: la Cassazione fa chiarezza sulla tassazione

La donazione con riserva di usufrutto è uno strumento molto utilizzato nella pianificazione patrimoniale e successoria. Tuttavia, quando la riserva non è solo a favore del donante ma anche, dopo la sua morte, a favore di un’altra persona, sorgono questioni fiscali complesse. Con la recente sentenza n. 13294 del 2024, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: questa operazione configura due distinti negozi giuridici, entrambi fiscalmente rilevanti. Analizziamo la decisione per comprenderne la portata e le implicazioni pratiche.

I fatti di causa

Il caso nasce dall’impugnazione di un avviso di liquidazione dell’imposta di registro da parte di una contribuente. Quest’ultima aveva stipulato un atto notarile con cui donava alle proprie figlie la nuda proprietà di alcuni immobili. Nello stesso atto, la donante riservava l’usufrutto sui beni per sé stessa vita natural durante e, successivamente alla sua morte, a favore del proprio coniuge, il quale era presente all’atto e accettava tale disposizione.
L’Agenzia delle Entrate, ritenendo che l’atto contenesse due diverse disposizioni, ha emesso un avviso di liquidazione per l’imposta fissa di registro relativa alla seconda donazione, ovvero quella dell’usufrutto futuro a favore del coniuge. Le commissioni tributarie di primo e secondo grado avevano dato ragione alla contribuente, ma l’Agenzia ha proposto ricorso in Cassazione.

L’analisi della Corte sulla donazione con riserva di usufrutto e la sua natura giuridica

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza d’appello e decidendo nel merito. Il punto centrale della decisione è la qualificazione giuridica dell’operazione. Secondo i giudici di legittimità, la donazione con riserva di usufrutto a favore di un terzo non è un negozio unitario, ma si scompone in due atti di liberalità distinti:

1. La donazione della nuda proprietà: un trasferimento immediato del diritto di proprietà, spogliato del godimento, a favore dei donatari (le figlie).
2. La donazione dell’usufrutto: un’offerta di donazione dell’usufrutto a favore del terzo (il coniuge), sottoposta alla condizione sospensiva della premorienza del donante rispetto al terzo beneficiario.

Questa seconda disposizione, sebbene condizionata, costituisce un negozio giuridico autonomo e, come tale, è suscettibile di imposizione fiscale separata.

Le motivazioni della decisione

La Corte ha fondato la sua decisione su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Ha chiarito che, mentre la donazione con riserva di usufrutto solo per il donante è un negozio unitario, l’aggiunta di un terzo beneficiario dopo la morte del donante crea una seconda e distinta liberalità. Questa seconda donazione, per essere valida, richiede l’accettazione del terzo beneficiario, che deve avvenire nella forma dell’atto pubblico prima della morte del donante. Nel caso di specie, la presenza e l’accettazione del coniuge all’atto notarile avevano perfezionato l’offerta di donazione.

Sotto il profilo fiscale, la Corte ha richiamato gli articoli 20 e 21 del D.P.R. 131/1986 (Testo Unico dell’Imposta di Registro), i quali prevedono che ogni disposizione contenuta in un atto, che sia intrinsecamente distinta dalle altre, è soggetta a imposizione autonoma. Pertanto, la donazione dell’usufrutto al coniuge, essendo un atto di liberalità distinto e autonomo, deve essere assoggettata a tassazione separata, nella fattispecie all’imposta fissa di registro, come correttamente sostenuto dall’Agenzia delle Entrate.

Conclusioni

La sentenza n. 13294/2024 della Corte di Cassazione consolida un principio importante per la pianificazione fiscale e successoria. Chi intende effettuare una donazione con riserva di usufrutto estesa a un terzo dopo la propria morte deve essere consapevole che l’operazione verrà considerata dal fisco come due negozi separati, ciascuno con la propria rilevanza tributaria. La donazione della nuda proprietà e la donazione dell’usufrutto futuro sono entrambe soggette a imposta. Questa pronuncia sottolinea l’importanza di una consulenza legale e fiscale accurata prima di procedere con atti di liberalità complessi, per evitare accertamenti e contenziosi futuri.

Una donazione con riserva di usufrutto per sé e, dopo la propria morte, per un’altra persona, è considerata un unico atto?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che si tratta di due negozi giuridici distinti: la donazione della nuda proprietà e la donazione dell’usufrutto al terzo, quest’ultima sottoposta alla condizione sospensiva della premorienza del donante.

Come viene tassato l’usufrutto futuro donato a un terzo in questo tipo di atto?
L’atto contenente la donazione dell’usufrutto a favore di un terzo, anche se condizionata, è soggetto a un’autonoma imposizione. La Corte ha confermato che deve essere assoggettato a tassa fissa di registro in quanto atto di liberalità distinto dal trasferimento della nuda proprietà.

L’accettazione da parte del terzo beneficiario dell’usufrutto è rilevante?
Sì, è fondamentale. La donazione dell’usufrutto al terzo è considerata un’offerta che, per perfezionarsi, richiede l’accettazione da parte del beneficiario prima della morte del donante. Se l’accettazione avviene contestualmente all’atto (come nel caso di specie, dove il coniuge era intervenuto), l’atto è fiscalmente rilevante fin da subito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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