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Documenti in lingua straniera: quando sono validi?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9410/2024, ha stabilito che i documenti in lingua straniera sono utilizzabili nel processo tributario anche senza una traduzione giurata. La decisione si basa sul principio che l’obbligo della lingua italiana vale per gli atti processuali, non per i documenti probatori. Se il giudice è in grado di comprendere il contenuto del documento, o se non vi sono contestazioni specifiche, non è necessaria la nomina di un traduttore. Nel caso di specie, un imprenditore si è visto riconoscere la deducibilità di costi sostenuti all’estero, provati tramite fatture in lingua russa e serba.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Documenti in lingua straniera: validi nel processo tributario senza traduzione?

In un’economia globalizzata, è sempre più comune per le imprese italiane sostenere costi all’estero. Ma cosa succede quando la documentazione di supporto, come fatture e ricevute, è redatta in un’altra lingua? È sempre necessaria una costosa traduzione giurata per far valere i propri diritti di fronte al Fisco? La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 9410 del 8 aprile 2024, offre un chiarimento fondamentale sull’utilizzabilità dei documenti in lingua straniera nel processo tributario, stabilendo un principio di flessibilità e buon senso.

I Fatti del Caso

Un imprenditore, operante nel settore della produzione e installazione di macchinari industriali, svolgeva la sua attività prevalentemente all’estero. In sede di dichiarazione dei redditi per l’anno 2008, aveva dedotto una serie di costi documentati da fatture e pezze giustificative redatte in lingua russa e serba. L’Agenzia delle Entrate, durante un controllo, ha emesso un avviso di accertamento disconoscendo la deducibilità di tali costi. La motivazione? La documentazione era stata presentata in lingua originale, senza essere accompagnata da una traduzione “asseverata” (giurata) da parte di un professionista abilitato. Secondo l’Amministrazione finanziaria, questa mancanza impediva di valutarne la certezza e l’inerenza.

Il contribuente ha impugnato l’atto impositivo e sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale gli hanno dato ragione, ritenendo utilizzabile la documentazione prodotta. L’Agenzia delle Entrate, non soddisfatta, ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Questione Giuridica: i documenti in lingua straniera

Il cuore della controversia ruotava attorno a una domanda precisa: nel processo tributario, la produzione di documenti in lingua straniera è subordinata alla presentazione di una traduzione giurata per essere considerata valida prova?

L’Agenzia delle Entrate sosteneva una linea rigorosa, basata sull’idea che senza una traduzione ufficiale, i documenti non avessero valore probatorio, rendendo impossibile per l’Ufficio verificare la legittimità dei costi. Il contribuente, d’altro canto, sosteneva che i documenti, sui quali aveva peraltro annotato il controvalore in euro e il cambio del giorno, fossero sufficientemente chiari e che l’Ufficio non avesse mai messo in discussione la loro effettiva attinenza all’attività d’impresa (il cosiddetto principio di inerenza).

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando le sentenze dei giudici di merito e consolidando un importante principio di diritto.

Le motivazioni

I giudici hanno chiarito che la regola dell’obbligatorietà della lingua italiana, prevista dall’art. 122 del codice di procedura civile, si applica agli “atti processuali in senso proprio” (ricorsi, memorie, sentenze), ma non ai “documenti” prodotti dalle parti come prova.

Per i documenti in lingua straniera, l’art. 123 c.p.c. conferisce al giudice una facoltà, non un obbligo, di nominare un traduttore. Il giudice può farne a meno in diverse circostanze:

1. Comprensibilità del documento: Se il giudice o i difensori sono in grado di comprendere il significato del testo, anche senza traduzione.
2. Assenza di contestazioni: Se non ci sono contestazioni specifiche da parte della controparte sul contenuto del documento o sulla sua traduzione (anche se non giurata) eventualmente fornita dalla parte.
3. Sostanziale chiarezza: Se il documento, nel suo complesso, è sufficientemente comprensibile per i fini della decisione. Nel caso specifico, le annotazioni del contribuente relative al cambio e al controvalore in euro hanno contribuito a rendere la documentazione sostanzialmente chiara.

La Corte ha inoltre osservato che l’Agenzia delle Entrate non aveva contestato l’inerenza dei costi, ma si era limitata a una contestazione formale sulla lingua dei documenti. Poiché la documentazione era stata ritenuta legittimamente acquisita e utilizzabile, e l’inerenza non era stata messa in discussione, il recupero dei costi è stato giudicato illegittimo.

Le conclusioni

Questa ordinanza rappresenta un punto fermo per imprese e professionisti. L’assenza di una traduzione giurata non rende automaticamente inutilizzabili i documenti in lingua straniera. Il principio cardine è quello della sostanziale comprensibilità e della non contestazione nel merito. Ciò non significa che sia sempre sconsigliabile produrre una traduzione, ma chiarisce che non si tratta di un requisito di ammissibilità inderogabile. La decisione promuove un approccio meno formalistico e più pragmatico, concentrando l’attenzione del processo sulla sostanza dei fatti piuttosto che su ostacoli procedurali, con un evidente vantaggio in termini di costi e tempi per i contribuenti che operano su mercati internazionali.

È sempre necessaria una traduzione giurata per i documenti in lingua straniera in un processo tributario?
No, non è sempre necessaria. La Corte di Cassazione ha stabilito che la regola dell’obbligatorietà della lingua italiana si applica agli atti processuali ma non ai documenti probatori. Una traduzione giurata non è indispensabile se il documento è comprensibile o se il suo contenuto non è specificamente contestato.

Cosa può fare il giudice se riceve documenti in una lingua che non conosce?
Il giudice ha la facoltà, ma non l’obbligo, di nominare un traduttore, come previsto dall’art. 123 del codice di procedura civile. Può decidere di non farlo se ritiene di poter comprendere comunque il significato del documento ai fini della decisione, ad esempio grazie ad annotazioni o alla natura del documento stesso (es. fatture con dati numerici chiari).

In quali casi un documento in lingua straniera può essere utilizzato senza traduzione?
Un documento in lingua straniera può essere utilizzato senza traduzione quando il giudice è in grado di comprenderlo, quando non vi sono contestazioni specifiche sul suo contenuto dalla controparte, o quando la parte che lo produce fornisce elementi (come annotazioni del controvalore in euro) che ne rendono la sostanza facilmente comprensibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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