LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Divisione ereditaria conguaglio: quando è vendita?

La Corte di Cassazione chiarisce il trattamento fiscale della divisione ereditaria con conguaglio. Se un coerede riceve beni per un valore superiore alla sua quota, pagando un’eccedenza in denaro, questa operazione è considerata una vendita ai fini dell’imposta di registro. L’ordinanza analizza il caso di un immobile indivisibile assegnato ai coeredi con quota maggiore, i quali hanno versato un conguaglio agli altri. La Suprema Corte ha stabilito che sull’importo del conguaglio si applica l’aliquota degli atti traslativi (vendita) e non quella ridotta prevista per le divisioni, in base alla presunzione assoluta dell’art. 34 del D.P.R. 131/1986.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Divisione Ereditaria con Conguaglio: Attenzione alla Tassazione

La divisione ereditaria con conguaglio rappresenta una situazione molto comune, specialmente quando un bene, come un immobile, non può essere facilmente diviso tra più eredi. In questi casi, un erede riceve il bene per intero e versa agli altri una somma di denaro, il cosiddetto ‘conguaglio’, per compensare la loro quota. Ma come viene tassata questa operazione? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la parte eccedente la quota di diritto, coperta dal conguaglio, non è una semplice divisione, ma una vera e propria vendita ai fini fiscali.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguardava lo scioglimento di una comunione ereditaria avente ad oggetto un immobile non divisibile. Il tribunale aveva assegnato la proprietà ai coeredi che già detenevano la quota maggioritaria (pari ai 3/4), i quali avevano poi provveduto a versare un conguaglio in denaro all’altro coerede per il valore della sua quota (pari a 1/4).

L’Agenzia delle Entrate aveva quindi liquidato l’imposta di registro applicando due aliquote diverse: l’aliquota dell’1% (prevista per gli atti di divisione) sul valore dei 3/4 dell’immobile, e l’aliquota del 9% (prevista per gli atti traslativi, come la vendita) sull’importo del conguaglio, corrispondente al valore del restante 1/4. I contribuenti si erano opposti, sostenendo che l’intera operazione dovesse essere considerata una divisione e tassata con l’aliquota unica dell’1%. Le corti di merito avevano inizialmente dato loro ragione.

La Decisione della Cassazione sulla Tassazione della Divisione Ereditaria con Conguaglio

La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ha completamente ribaltato la decisione dei giudici di merito. Ha affermato che, in tema di imposta di registro, quando in una divisione un condividente riceve beni per un valore superiore a quello della sua quota di diritto, la parte eccedente viene considerata a tutti gli effetti una vendita. Di conseguenza, su tale eccedenza si applica l’aliquota propria degli atti traslativi e non quella agevolata per le divisioni.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della motivazione risiede nell’interpretazione dell’art. 34 del D.P.R. n. 131/1986 (Testo Unico dell’Imposta di Registro). Questa norma stabilisce una presunzione assoluta (iuris et de iure), che non ammette prova contraria. Secondo tale presunzione, l’assegnazione di beni a un condividente per un valore che eccede la sua quota sulla massa comune è considerata una vendita, limitatamente alla parte eccedente.

La Corte ha specificato che non rileva la funzione compensativa del conguaglio. Anche se le parti lo utilizzano per pareggiare le quote, la legge fiscale predetermina un trattamento tributario unitario: la parte dell’operazione che supera la quota di diritto è un trasferimento a titolo oneroso. In questo caso, l’assegnazione dell’ultimo 1/4 dell’immobile ai coeredi maggioritari, dietro pagamento del conguaglio, non è un atto divisorio ma una vendita parziale di quella quota. Pertanto, è corretto applicare su tale valore l’aliquota del 9%.

La Corte ha inoltre respinto le eccezioni procedurali dei contribuenti, chiarendo che lo sgravio parziale della cartella esattoriale, effettuato dall’amministrazione in esecuzione provvisoria della sentenza di primo grado, non costituisce acquiescenza né determina la cessazione della materia del contendere, non impedendo quindi all’ente di proseguire con l’appello.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica. Chiunque si trovi ad affrontare una divisione ereditaria con conguaglio deve essere consapevole delle implicazioni fiscali. L’operazione non può essere considerata unitariamente come una semplice divisione. La parte di valore che eccede la quota spettante e che viene compensata con denaro è soggetta all’imposta di registro con le aliquote previste per le compravendite. È quindi fondamentale una corretta pianificazione e una consulenza specializzata per evitare accertamenti fiscali e l’applicazione di sanzioni.

Come viene tassata una divisione ereditaria se un erede riceve l’intero immobile e paga un conguaglio agli altri?
La tassazione è duplice. Sulla parte di valore del bene corrispondente alla quota di diritto dell’erede assegnatario si applica l’aliquota dell’1% prevista per le divisioni. Sulla parte di valore eccedente, che corrisponde al conguaglio versato agli altri coeredi, si applica l’aliquota prevista per gli atti di trasferimento, come la compravendita (es. 9%).

Perché la parte eccedente la quota in una divisione è considerata una vendita ai fini fiscali?
Perché l’art. 34 del D.P.R. 131/1986 stabilisce una presunzione legale assoluta (‘iuris et de iure’) secondo cui, quando un condividente riceve beni per un valore superiore alla sua quota, l’eccedenza è considerata una vendita. Questa presunzione non ammette prova contraria e mira a dare un trattamento fiscale certo a queste operazioni.

Se l’Agenzia delle Entrate annulla parzialmente una cartella esattoriale dopo una sentenza di primo grado favorevole al contribuente, può comunque fare appello?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, lo sgravio della cartella disposto in esecuzione provvisoria di una sentenza di primo grado non implica l’accettazione della decisione (acquiescenza) né la fine della controversia. L’Amministrazione Finanziaria mantiene il diritto di impugnare la sentenza, poiché lo sgravio può essere visto come un atto dovuto per evitare le spese di un’esecuzione forzata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati